[articolo originale di Eric Juliana qui]
Dove va l'Italia? Abbiamo fatto notare l'altro giorno che non sta ritornando al fascismo. No, nemmeno lontanamente, a dispetto di ció che dicono le profezie del ramo apocalittico del progressismo europeo.
"Possiamo diventare il Messico dell´Europa", questa é l'amara diagnosi di un giovane giornalista italiano - trentenne, milanese di origini siciliane - inviato a Madrid lo scorso marzo per seguire le elezioni spagnole.
Migliaia di giovani italiani che negli ultimi cinque anni si sono trasferiti a Barcellona (la lunatica Barcellona) cercando lavoro e liberalitá, sicuramente hanno avuto la stessa intuizione, anche se il concetto di Messico dell'Europa puó essere messo in parole cosí, crudamente, solo da un uomo con la disinvoltura di un italiano con sangue siciliano nelle vene.
L'Italia non va verso l'autoritarismo. Il maggior rischio che corre, a breve termine, é la rottura, irreparabile e senza pezzi di ricambio, dell'idea di progresso collettivo; l'affondamento del paradigma civilizzante (socialdemocratico e socialcristiano) sorto dopo la seconda guerra mondiale, adesso meno presente in quasi tutta l'Europa occidentale, ma comunque vigente. Si romperebbe cosí, vertiginosamente, il vecchio (e viziato) equilibrio italiano tra stato sociale e fai da te; tra protezione e sagace individualismo (l'arte di campare, che tanto impressionó Josep Pla -famoso giornalista catalano del secolo scorso, ndt -).
Il catalogo dei mali italiani é lungo e facile da riconoscere: sistema politico obsoleto; una legge elettorale che é una porcheria (cosí la definí un paio d'anni fa il suo autore, Roberto Calderoli, attuale ministro della Lega Nord: "L'ho scritta io ed é una porcata"); burocrazia eccessiva, corporativismo (in tutti i campi professionali, senza eccezioni); gerontocrazia; clientelismo; eccessivo intervenzionismo sindacale; centralismo; scarso potere delle amministrazioni regionali; una marcata frattura sociale tra Nord e Sud, e lo spaventoso fenomeno della criminalitá organizzata, della quale Napoli e le sue spazzature senza sepoltura costituiscono una drammatica vetrina.
Alla lista bisognerebbe aggiungere la tutela vaticana, ammettendo comunque che senza la chiesa cattolica l'Italia non esisterebbe (?, ndt). Ed anche l'alta densitá della popolazione, che amplifica facilmente gli stridori dovuti all'immigrazione (sotto questo punto di vista, la Spagna, con densitá di popolazione molto minore, gioca in vantaggio).
L'Italia é il laboratorio dove si mette alla prova la resistenza della civiltá europea nei confronti della lenta ma implacabile scomparsa della classe media, cosí come si intendeva negli ultimi settanta o ottanta anni. La vecchia Italia contro l'Italia low cost. Una grande prova per l'Europa. Molto piú interessante di qualunque cosa possa accadere in Francia.
(si ringrazia Carolina per la segnalazione)
2 commenti:
Grazie, articolo molto interessante.
Chissà perché pensando al caso Italia mi veniva sempre da fare il paragone con l'Argentina. Il Messico mi sembra più appropriato, più sonnolento, apatico, rassegnato: Mañana por la mañana!
Urca! ma che ci studiano come topi da laboratorio?!?
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