martedì 6 maggio 2008

L'Italia va male ... e per la prima volta i politici lo ammettono












El Mundo 3.4.08
L'Italia va male ... e per la prima volta i politici lo ammettono
[articolo originale qui]

Di Irene Hdez. Velasco

Roma - L'Italia è un paese con molti, molti problemi. Per fare una mammografia nella sanità pubblica bisogna aspettare in media 550 giorni, e 630 per farsi vedere da un oculista. Per ottenere una sentenza di primo grado devono trascorrere circa 1.080 giorni, quasi tre anni. Nel paese ci sono in media tre scioperi al giorno nei servizi pubblici generali, come segnala un documento redatto dal parlamento.

Quando si cerca un lavoro, la pratica piú diffusa è quella di fare intercedere amici e conoscenti: uno su due italiani trovano lavoro attraverso le raccomandazioni. E, se questo non bastasse, c'è la maledetta burocrazia: le associazioni dei costruttori hanno appena denunciato che tra l'approvazione di un lavoro pubblico ed il suo effettivo inizio trascorrono circa 2.137 giorni. Quasi nulla, appena sei anni.

Però nessuno di questi è il principale problema dell'Italia. Ció che la affligge è la sua disastrata economia. "La situazione è veramente preoccupante, non ci sono dubbi", ce lo conferma Carlo Devillanova, professore di Politica Economica all'Università Bocconi di Milano.

A parte l'esagerato e già storico debito pubblico italiano, che nell'aprile 2007 è cresciuto secondo i dati della Banca d'Italia a circa 1.454,9 Millioni di Euro, equivalente ad il 105% del PIL Italiano di quest'anno, sono molti altri i dati che confermano la catastrofe.

Secondo la Commissione Europea, il PIL italiano crescerà nel 2008 solo di un misero 0,7%, la cifra più bassa tra i principali sette paesi della UE. In realtà nulla di nuovo, infatti sono 12 anni che l'economia italiana cresce di circa un punto in meno rispetto alla media europea, ed è la penultima meno competitiva.

La crisi, ovviamente, non solo si manifesta nelle cifre macroeconomiche ma anche nelle tasche degli italiani. Il pane, la pasta ed altri alimenti di prima necessità hanno registrato un incremento di prezzo selvaggio negli ultimi mesi (l'inflazione a marzo è stata del 3,3%, la più alta degli ultimi 12 anni) e le associazioni di consumatori calcolano che riempire il carrello della spesa costerà alle famiglie italiane circa 1.000 euro in più all'anno. I prezzi di gasolio e benzina sono alle stelle.

I salari sono da anni congelati, crescendo ad un tasso minore dell'inflazione. Infatti più di 2,5 milioni di famiglie italiane (una su 10) vive in condizioni di indigenza, secondo i dati ISTAT dell'Ottobre dell'anno scorso: questo equivale a dire che 2 persone su 10 sopravvivono con meno di 970 euro al mese. Ed ancora l'8,1% delle famiglie rischia di peggiorare questa statistica nell'immediato futuro. Il consumo interno, ovviamente, sta scendendo pericolosamente.

Chi è il responsabile di questa situazione? Durante gli ultimi anni la sinistra e la destra si sono accusati a vicenda del disastro. "La colpa non è di quello o di quell'altro, la colpa è dei problemi strutturali che l'Italia sta accumulando da decenni": é l'opinione di Luigi Speranza, analista a Londra della banca BNP Paribas.

Riconoscere i problemi

Che l'economia italiana vada male si sa da molto tempo. Però in questa campagna elettorale per lo meno qualcosa è cambiato: dopo anni ed anni senza riconoscere il problema (chi non ricorda Romano Prodi, che a dicembre era riluttante ad ammettere che la Spagna avesse potuto superare l'Italia nel PIL procapite) adesso tutte le forze politiche italiane riconoscono apertamente che l'economia nazionale fa acqua da tutte le parti.

Iniziando da Silvio Berlusconi e Walter Veltroni, candidati premier dei principali partiti di centro-destra e centro-sinistra, rispettivamente, e che hanno fatto del rilancio economico il loro principale tormentone elettorale.

"I programmi riguardo l'economia dei due principali partiti delle prossime elezioni non sono molto diversi", sottolinea a EL MUNDO Luigi Speranza. "La vera novitá di questa campagna elettorale é che, per la prima volta, i due principali candidati alla presidenza del consiglio sono coscienti dell'esistenza di questi problemi. Finalmente riconoscono che ci sia una crisi e che si debba affrontare. Questo cambio rappresenta in sé una prima ragione per ben sperare. La Germania inizió ad uscire dalla sua crisi 10 anni fa quando ne ammesse l'esistenza".

"Noi applicheremo la vecchia ricetta liberale: meno pressione fiscale su lavoro, imprese e famiglie, che equivale a maggiori introiti nelle casse dell'erario per ridurre il debito pubblico e realizzare le infrastrutture di cui il paese ha bisogno", promette Berlusconi.

"Bisogna far crescere il PIL, aiutare le piccole e medie imprese, semplificare la pubblica amministrazione del paese, affrontare alcune grandi emergenze sociali come la precarietá o i bassi salari e pensioni, che obbligano molte persone a vivere con grandi sacrifici", afferma Veltroni.

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