giovedì 29 gennaio 2009

La sinistra italiana si frantuma











El País, 29.1.09

[articolo originale di Miguel Mora qui]

Andrea Camilleri, ottuagenario maestro del genere noir italiano, appoggió il Partito Democratico nelle ultime elezioni generali. "Ho votato obtorto collo". Nove mesi dopo, l'attitudine del PD di Walter Veltroni lo ha deluso al punto che lo scrittore siciliano ha deciso di entrare in politica.

Attivo e in forma come sempre, Camilleri ha pubblicato ieri il suo nuovo libro, "Un sabato tra amici", e ha fatto sapere di aver formato una coalizione con l'ex-pm Antonio di Pietro, leader dell'Italia dei Valori, e il filosofo Paolo Flores D'Arcais, editore della rivista Micromega. L'obiettivo é partecipare alle elezioni europee di giugno, e la formazione si chiamerá Partito Dei Senza Partito (PDSP).

La diserzione del giacobino Flores e della stella Camilleri é l'ultimo sintomo della dissoluzione di un centro-sinistra frammentato in correnti, accusato di eccessiva compiacenza nei confronti del governo di Silvio Berlusconi, arroccato in una posizione talmente fiacca da ispirare una sola parola: noia.

Nell'opposizione, il PD che aveva illuso molti due anni fa si é rivelato come una mera comparsa. Senza ambizioni, sconclusionato, senza capacitá di influenzare, si direbbe che le uniche cose in cui é migliorato sono la propria divisione ed i casi di corruzione municipal-provincial-regionali, con Napoli e il mega-scandalo del costruttore Alfredo Romeo (17 imputati) in testa. E' la cosiddetta questione morale: arresti, indagini, clientelismo... Bari, Sardegna, Pescara, Basilicata... Come se, d'improvviso, il PD, strana accozzaglia di ex-democristiani ed ex-comunisti, avesse recuperato le vecchie abitudini della Democrazia Cristiana.

A parte questo, poco da dire: scarse idee sulla questione immigrazione, ancora meno proposte per uscire dalla crisi economica, nessuna notizia sul promesso cambio generazionale, e via libera senza protestare al Lodo Alfano, la cosiddetta legge salva-Berlusconi.

Dopo vari mesi di inazione, il "governo all'ombra della sinistra ombra", come si comincia a riconoscere in Italia, é caduto nei sondaggi fino al 25% (33,1% alle elezioni di aprile, un punto in meno dopo la manifestazione di ottobre). E' la quota piú bassa della sua storia, anche se ieri Veltroni si é consolato dicendo che questa cifra non é mai stata cosí alta ai tempi dei DS e della Margherita, e ha richiamato le sue fila a rettificare: "Ora basta di tirarci la zappa sui piedi".

In parallelo, Berlusconi e le sue barzelletta stanno anche perdendo di popolaritá (il partito sta al 38%, anche se il suo consenso sta sul 56%), e Di Pietro, con i suoi modi rozzi e a tratti violenti, ma sempre pronto a sudare, ha raccolto i dispersi ed é salito a quota 9,5%. Intanto, il grido xenofobo della Lega Nord continua a piacere ad un 11,5%. Secondo il sociologo Nando Pagnoncelli, di Ipsos, "la distanza globale tra destra e sinistra é in questo momento la piú grande della storia italiana: il 55% contro il 40%".

La leadership di Veltroni é talmente precaria che addirittura la moglie di Berlusconi, Veronica Lario, si sente delusa. "Mi piaceva Veltroni. Ma é sfumato. E non vedo nessuno capace di prendere il suo posto. Ci vorrebbe qualche giovane, nuovo. L'Italia ha bisogno di un'opposizione forte. Questo aiuterebbe la maggioranza a sforzarsi di piú, a migliorarsi", ha detto a La Stampa. Non fa una grinza.

La paralisi del progetto riformista é nota. Forse la migliore prova ne é stata la riunione convocata per decidere la posizione del partito di fronte al caso di Eluana Englaro - la donna di 37 anni che si trova da 17 in coma vegetativo, e il cui padre cerca un ospedale che stacchi la macchina che la alimenta nonostante gli ostacoli del Governo-, e della legge del testamento biologico. Dopo aver discusso per ore, la cosa é finita senza un accordo tra cattolici e laici.

I possibili sostituti non danno molte speranze. Massimo D'Alema ormai parla solo a nome suo e dei suoi "italiani europei". Francesco Rutelli é impegnato in organizzare una commissione di investigazione sulle intercettazioni telefoniche.

La buona notizia per Veltroni é che la vera sinistra, che sperava di resuscitare per le europee, non potrá ottenere deputati se non supera il 4% dei voti. Il patto Veltroni-Berlusconi allevierá il prevedibile esito negativo del PD. E' il Veltrusconismo, l'alleanza dei leader massimi. Camilleri lo chiama il "medioevo berlusconiano". Per uscirne, dice, c'é bisogno di "un gruppo di persone oneste, che non abbiano precedenti penali, che non abbiano mai fatto politica e che si decidano a farla in questa situazione d'emergenza". Quasi nulla.

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PS. In genere non diamo spazio a post di altri blog, ma in questo caso faremo un'eccezione per questo post che mostra un'altra faccia nascosta (molte altre facce nascoste) dell'operato non solo del nostro governo, ma anche dell'opposizione. Dal blog di Alessandro Tauro.

martedì 27 gennaio 2009

Non é rugby!











The Guardian, 21.1.09


La modifica senza pudore da parte di Berlusconi delle convenzioni politiche nella designazione delle cariche ha bisogno di un arbitro forte.

[articolo originale di Roberto Mancini qui]

Come stesse giocando una partita truccata di rugby, e certamente in un modo contrario allo spirito del gioco, il governo di centro-destra di Silvio Berlusconi ha ancora una volta cambiato le convenzioni politiche. Si sarebbe potuta scatenare una rissa per tutta la durata dei due mesi scorsi per la designazione unilaterale del candidato scelto dal centro-destra per la presidenza della commissione di vigilanza sulla Rai, che controlla i tre canali della televisione pubblica.

Il presidente italiano Giorgio Napolitano spesso protesta sul declino della moralitá civile e politica (protestare é tutto ció che puó fare, visto che il Presidente della Repubblica ha pochi poteri nella politica italiana oltre al ruolo di declamatore di moniti). I fatti dietro la designazione della Commissione Parlamentare di Vigilanza della Rai sono un buon esempio di ció che intende.

E' una peculiaritá tutta italiana: piuttosto che avere i media che controllano i politici, il parlamento, attraverso la Commissione di Vigilanza, controlla i media. Ma per la scorsa decade un "patto tra gentiluomini" é stato in vigore, creato per mantenere l'equilibro del potere tipico delle democrazie liberali.

Il patto tra governo e opposizione assicura che la designazione del presidente della Commissione di Vigilanza (che controlla anche i servizi segreti) dovrebbe essere nelle mani dell'opposizione. E' un riconoscimento che sia la televisione pubblica sia i servizi segreti sono strumenti potenti che hanno bisogno di un accurato controllo da parte dell'opposizione in modo da evitare il tipo di abusi da parte del governo che é endemico nella storia politica italiana.

Quindi l'opposizione della coalizione di centro-sinistra (Partito Democratico e IdV) hanno nominato l'ex-sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. Lanciando le convenzioni dalla finestra, il centro-destra ha ritenuto Orlando inaccettabile per la sua nota ostilitá verso Berlusconi. E invece ha eletto a capo della Vigilanza il suo piú accettabile candidato dell'opposizione: Roberto Villari. Naturalmente il centro-sinistra ha protestato.

Il Partito Democratico e l'IdV hanno chiesto a Villari di dare le dimissioni poiché non é il candidato scelto dall'opposizione. Ancora oggi, nonostante la pressione salga, ha rifiutato - al costo di essere espulso dal partito che ha aiutato a fondare. Ma le dimissioni in massa due giorni fa dell'intera Commissione di Vigilanza lo hanno lasciato isolato. Non dovrebbe durare ancora a lungo.

Intanto, l'equilibrio dei poteri é inesistente.

Ció di cui l'Italia avrebbe bisogno é un arbitro di rugby, con il potere di mandare via qualunque giocatore per comportamento scorretto e contrario allo spirito del gioco. Se solo si giocasse di piú a rugby in Italia...

venerdì 23 gennaio 2009

David Mills ha preso una mazzetta di 600.000 dollari da Berlusconi per pagare un debito






The Times, 21.1.09

[articolo originale di Richard Owen qui]

L'ex-marito di Tessa Jowell ha accettato una mazzetta di 600.000 dollari da Silvio Berlusconi, ha detto alla corte un avvocato dell'ufficio del premier italiano. David Mills avrebbe usato la tangente per estinguere un debito garantito da una casa che possedeva con la Jowell a Londra.

Mills, 64 anni, ha negato di aver fatto nulla di male, ma in un crescendo di dichiarazioni ieri un avvocato di stato ha detto ad un tribunale a Milano che la tangente era stata pagata. Gabriella Vanadia, avvocato dell'ufficio del premier, ma non Berlusconi personalmente, ha detto alla corte che lo Stato ha riconosciuto il capo d'accusa, e cioé che Mills abbia accettato la tangente.

Ha detto che lo Stato richiede danni morali di 250.000 Euro per perversione del corso della giustizia. La Vanadia ha detto che la ricostruzione dei pm delle transazioni mostrano che il reato pianificato da Mills non ha avuto successo. Ha aggiunto che le dichiarazioni di Mills provano che egli fosse al corrente della provenienza dei soldi.

Berlusconi, 72 anni, era stato anche imputato fino a quando il Parlamento italiano ha approvato una legge lo scorso giugno che gli garantisce l'immunitá parlamentare. L'accusa ha chiesto che a David Mills venga data una pena di 4 anni e 8 mesi di reclusione. Si dovrebbe raggiungere un verdetto il mese prossimo, ma per i lunghi processi d'appello italiani e lo statuto delle limitazioni é difficile che Mills vada in prigione anche se condannato.

La Jowell non fu accusata di violazione delle leggi ministeriali dopo che Tony Blair, all'epoca Primo Ministro, e Sir Gus O'Donnell, segretario del gabinetto, accettarono la sua spiegazione del fatto che il marito non le avesse detto niente dei soldi fino a quattro anni dopo.

Mills é accusato di avere ricevuto una tangente da Berlusconi per aver testimoniato come avvocato in due processi per corruzione nel 1997 e 1998. In una lettera del 2004, Mills disse al suo collaboratore, Bob Drennan: "Ho deviato in angoli molto delicati, per dirla alla leggera, e cosí ho lasciato il signor B al di fuori di un sacco di guai in cui si sarebbe trovato se avessi detto tutto quello che sapevo."

Ieri Mills ha dichiarato che "non é mai stato corrotto da nessuno" ma si é scusato con Berlusconi per causargli tutti questi problemi. Gli avvocati personali di Berlusconi hanno cercato di opporsi al fatto che Mills sia processato da solo, dicendo che se venisse ritenuto colpevole, anche il politico sarebbe per associazione ritenuto colpevole.

mercoledì 21 gennaio 2009

Silvio Berlusconi riformatore?











Le Monde, 23.12.08


[articolo originale di Philippe Ridet qui]

Quanti passi in avanti ci vogliono per annullare i passi indietro e dare l'impressione che il programma di riforme annunciato tutto sommato è in via di svolgimento? La questione è al centro dei dibattiti della destra italiana risultata vittoriosa alle elezioni generali dell'aprile 2008. Eletto per le sue capacità di “fare„ , in contrapposizione al centro-sinistra che saprebbe soltanto “parlare„, Silvio Berlusconi dà, all'inizio del suo terzo mandato, l'impressione “di annunciare„ piuttosto che “di agire„.

Certamente gli impegni più simbolici – la risoluzione del problema dei rifiuti a Napoli e la preservazione “dell’ italianité„ della compagnia aerea Alitalia - rimangono salvaguardati. Certamente, i sondaggi gli sono sempre favorevoli e sono confermati da alcune vittorie elettorali. Ma un primo segno di preoccupazione si è manifestato nelle pagine del quotidiano Libero, pur ben disposto nei confronti di Berlusconi. Nella prima pagina della sua edizione del 14 dicembre, una vignetta rappresentava il Presidente del Consiglio sotto forma di crostaceo, sormontato da questo titolo: “Silvio, attenzione alla marcia del gambero!„

A partire dalla sua vittoria dell'aprile 2008 i “passi laterali„ o le “retromarce„ del Primo Ministro sono infatti numerose. La riforma dell'istruzione è “congelata„ fino all’anno scolastico 2010. L’adozione della figura del maestro unico nelle scuole primarie, che dovrebbe eliminare in tre anni quasi 150.000 posti, è diventata “facoltativa„. La riforma della giustizia, accompagnata da una modifica della costituzione, che era pronto a far entrare in vigore, è stato respinta nei primi giorni di gennaio. Giusto il tempo necessario al Guardasigilli per consultare le altre formazioni politiche. La sua promessa di eliminare il livello delle province per economizzare sui fondi pubblici è stata dimenticata dietro pressione della classe politica, che ci tiene a conservare posti e vantaggi. Ogni volta, il governo si è rifiutato di ammettere qualsiasi forma di “retromarcia„, e, al contrario, difende la propria volontà di dare più spazio alla “spiegazione„.

L'opposizione vede in questi arretramenti la prova dell'efficacia della propria mobilitazione al fianco degli studenti, degli insegnanti o dei magistrati, che hanno manifestato numerosi durante l'autunno. Ma osservando più da vicino, sono altre motivazioni, altre pressioni che hanno ispirato la prudenza al Primo Ministro italiano.

Pur avendo un’ampia maggioranza, la sua coalizione non è omogenea sulle proprie priorità. Così, il partito xenofobo ed autonomista della Lega Nord privilegia il suo progetto di “federalismo fiscale„ a scapito di tutti gli altri. Per farlo realizzare il più rapidamente possibile ha bisogno dei voti dei parlamentari di centro. Berlusconi aveva appena annunciato la sua intenzione di riformare la giustizia senza attendere ed Umberto Bossi, presidente della Lega, già gli ricordava il calendario delle riforme. “Abbassa un po'il tono„, ha chiesto a Berlusconi, e lui ha obbedito.

Meno spettacolari, gli interventi del presidente della Camera, Gianfranco Fini, leader di Alleanza Nazionale, richiamano regolarmente il primo ministro a privilegiare un dialogo bipartisan e a scongiurare il rischio di “cesarismo„. Il senatore Gaetano Quagliariello , vicino a Berlusconi, spiega la prudenza del suo leader con “il rischio di fare apparire la Lega come il solo partito di destra responsabile„. Il centro-sinistra non ha mancato di ironizzare su questa situazione inedita: “Vedere Bossi dare consigli di moderazione a Berlusconi la dice lunga…„

Oltre ai suoi amici, il Presidente del Consiglio deve anche tenere conto delle cautele del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, personalità ascoltata e rispettata. Il suo ruolo di custode della costituzione ha assunto tutta la sua importanza dall'elezione di Berlusconi. Se il suo potere è debole, la sua autorità è incontestata. A varie riprese, in quest'ultimi mesi, il Quirinale ha assunto il ruolo di salvaguardia ricordando la necessità di un dialogo tra opposizione e maggioranza sulle riforme più importanti. Ha anche rifiutato con fermezza ogni ipotesi di modifica costituzionale, ed ha protestato contro la moltiplicazione dei dibattiti tagliati in Parlamento. Proveniente dal Partito Comunista Italiano, Napolitano ama inoltre mettere in mostra le sue buone relazioni con Bossi e Fini, come se volesse, non senza malizia, ricordare al Presidente del Consiglio che è “sotto tutela„ dei suoi alleati politici.

La Commissione Europea costituisce un altro “contropotere„ alle volontà di Berlusconi. Essa ha opposto il proprio veto a due proposte faro in materia d'immigrazione: la reclusione per il “reato d'immigrazione illegale„ e l'espulsione dei Rom dal territorio italiano. Sullo stesso argomento la Chiesa italiana, sempre pronta ad intervenire nel dibattito politico interno dell'Italia, ha manifestato un'opposizione inequivocabile.

Marce indietro e calcoli politici

Sarebbe eccessivo immaginare che il potere di Berlusconi venga realmente diminuito. Ma non è senza divisioni. È altrettanto eccessivo sostenere che il suo lungo regno non è paragonabile a quello di Mussolini. Anche se i suoi arretramenti sono meno dettati da convinzioni che da calcoli politici. Che si tratti di compiacere la sua maggioranza o di rettificare una posizione che i sondaggi - di cui è un grande fruitore - disapprovano, Berlusconi si comporta, infatti, come qualsiasi uomo di Stato all'ascolto dell'opinione pubblica, che scommette che l'eco tuonante degli annunci di riforme sarà sufficientemente duraturo da mascherare il discreto rinvio di alcune.

Riassumendo, la capacità del presidente del consiglio “di liberare la zavorra„ ne fa un riformatore più timoroso di quanto si creda, in ogni caso meno potente di quanto vorrebbe essere. Ma ciò non gli impedisce di sognare. Giovedì 18 dicembre, mentre faceva gli auguri al personale del Ministero degli Esteri, ha raccontato questa storia, cui la stampa ha fatto eco. Per stupire suo nipote, ha fatto appendere al suo elicottero un manichino che rappresentava Superman. Per ottenere un effetto più sorprendente ancora, il manichino era camuffato con una maschera del Presidente del Consiglio stesso. Quindi l'elicottero, il Presidente del Consiglio e la sua effigie in tuta blu hanno decollato in direzione di Arcore, nei sobborghi di Milano, dove Berlusconi possiede la sua residenza principale. L'atterraggio nel parco della villa ha lasciato il bambino, racconta il primo ministro, “a bocca spalancata„.

(traduzione di Cristina Cassinelli)

lunedì 19 gennaio 2009

"Il patto tra Stato e mafia é molto stretto". Intervista ad Andrea Camilleri







El Mundo

[articolo originale di Irene Hernandez Velasco qui]

ROMA.- Andrea Camilleri (Sicilia, 1925) é un caso degno di studio scientifico. Il venerato scrittore italiano, creatore del famoso commissario Montalbano, confessa di fumare circa 60 sigarette al giorno. Ed eccolo qui, ad 83 anni, in discreto stato di salute, e con una invidiabile luciditá mentale. a lavorare freneticamente. La prova sta nei cinque nuovi libri, cinque, che ha giá pubblicato quest'anno: "Il bacio della sirena", "L'opera di Vigata", "La pensione Eva" e "Voi non sapete". L'ultimo si chiama "La morte di Amalia Sacerdote", sará pubblicato domani e, curiosamente, prima in spagnolo che in italiano. Il motivo: ha vinto il premio per novella noir che concede la casa editrice RBA. Ma, nonostante sia un libro con il solito omicidio, le investigazioni della polizia e tutti gli ingredienti del genere noir, é molto di piú. "La morte di Amalia Sacerdote" é un ritratto da far venire i brividi dell'Italia odierna, l'Italia di Berlusconi.

Domanda.- Nel libro, ambientato in Sicilia, lei parla di raccomandazioni, scambi di favori, censura nella televisione pubblica, politici locali che fanno il bello e il cattivo tempo e che sono in relazione con la mafia..E' un ritratto della sola Sicilia o di tutta l'Italia?

Risposta.- Aveva ragione chi diceva che senza la Sicilia non si puó capire l'Italia. La Sicilia enfatizza sempre i problemi italiani, ma i problemi italiani non sono diversi da quelli della Sicilia. Fino a pochi mesi fa abbiamo avuto come presidente regionale un signore chiamato Totó Cuffaro che é stato condannato a cinque anni di carcere per avere avuto relazioni con la mafia, e che ha festeggiato con i cannoli (dolce tipico siciliano) la condanna a cinque anni perché se ne aspettava 10. E abbiamo un ex-presidente del consiglio come Giulio Andreotti di cui il Tribunale Supremo, la maggior autoritá nella giustizia italiana, ha sentenziato che fino al 1980 abbia mantenuto relazioni con la mafia, anche se non l'hanno potuto condannare per decorrenza dei termini. E questo stesso signore domenica leggeva la Bibbia vicino al Papa in una chiesa di Roma. Non sto scoprendo nulla di nuovo quando scrivo romanzi cosí.

D.- Il ministro italiano dell'Interno, Roberto Maroni, ha assicurato recentemente che la Camorra é in guerra civile con lo Stato. Condivide questa opinione?

R.- No, e mi disturba moltissimo questo paragone. In Italia non c'é mai stata una guerra civile. Alcuni chiamano guerra civile la Resistenza, ma la Resistenza era inizialmente contro i tedeschi, non contro i fascisti. In Spagna avete avuto una guerra civile, e per 30 anni non ne avete voluto sentir parlare, perché é una cosa terribile e tremenda. Quello che c'é in Italia é una guerra di bande mafiose contro lo Stato, ma guerra civile é una parola troppo grossa per essere utilizzada per quattro camorristi contro i quali basterebbe un pó meno di compiacenza politica per vederli distrutti.

D.- A che si riferisce?

R.- La collusione tra Stato e forze mafiose é molto stretta. Come si puó combattere la mafia se abbiamo in parlamento 10 deputati che hanno relazioni con la mafia? La mafia é un tumore la cui metastasi é arrivata dappertutto, parlamento incluso, dove sono coloro che si suppone debbano fare leggi contro la mafia.

D.- Il suo libro é molto critico con i mezzi di comunicazione, specialmente con le informazioni date in televisione...

R.- Sí, perché manipolano la realtá. E in vari modi. Mi interessava sottolineare l'importanza della televisione in Italia. Questo é un paese che legge pochissimi giornali. L'italiano medio si informa solo attraverso la televisione.

D.- E ritiene che questo faccia dell'Italia un paese manipolabile?

R.- Sí, come si é giá visto. Perché altrimenti non si spiegherebbero alcuni fenomeni.

D.- Si riferisce al fenomeno Berlusconi?

R.- È uno che possiede tre televisioni nazionali e che ha influenza in altre due statali, cosí che me lo dica lei! Berlusconi preparó il suo sbarco al potere non quando irruppe nella scena politica nel 1993, bensí 20 anni prima, quando inizió con la televisione privata e si occupó di abbassare il livello medio degli italiani. Non é un caso che l'Italia sia al 33° o al 34° posto nella classifica mondiale dell'informazione veritiera e indipendente.

D.- Considera Berlusconi la reincarnazione del fascismo, come ritiene qualalcuno?

R.- Berlusconi non é il fascismo. Berlusconi é superficiale. Ma ció che é vero é che non riusciamo a scrollarci il fascismo di dosso. Porca miseria...nel 1945 lessi un articolo del giornalista Herbert Matthews intitolato: "Non l'avete ucciso". Voleva dire che noi italiani pensavamo che per avere appeso Mussolini a Piazzale Loreto avevamo finito con il fascimo, ma che non era cosí e che questo sarebbe durato per decadi. Aveva ragione: ancora oggi il fascismo vive fra noi.

D.- Quando dice che Berlusconi é superficiale, vuole dire che é carente in ideologia?

R.- Esattamente. Ma non mi interpreti male: Berlusconi é il nemico. É un marziano, viene da un altro mondo. Non é un politico. Non é nemmeno un essere umano... É un tipo ridicolo. Non é ridicolo che dobbiamo pagargli le amanti che lui fa ministro? Non é incredibile che gli paghiamo gli avvocati, perché li ha messi tutti in parlamento e hanno lo stipendio da deputati? Non é ridicolo che dice di dormire tre ore a notte e che ne dedica altre tre a fare l'amore? Ha 72 anni, etá che io ho avuto diverso tempo fa, e le assicuro che a quest'etá neanche col Viagra...

D.- Nel suo nuovo libro ci sono un paio di personaggi che mettono in relazione i crimini con l'immigrazione. Ha voluto rappresentare l'ambiente di paura per gli stranieri che in questo senso si vive in Italia?

R.- L'Italia é un paese razzista, e lo é stato sempre. Governi di destra, come questo che abbiamo, non fanno altro che alimentare la paura per il diverso, la xenofobia.


venerdì 16 gennaio 2009

Merci, Silvio











Les Échos, 13.1.09


[articolo originale di François Vidal qui]

Come si dice «enfin» in italiano? Dopo due anni di sceneggiata con riprese a singhiozzo e montaggi falliti, interventi politici inopportuni e colpi di scena dell’ultimo minuto, Air France-KLM alla fine è entrata a far parte del capitale dell’Alitalia. La tenacia del suo presidente Jean-Cyrill Spinetta ha ripagato. E anche se non si tratta di un matrimonio come Dio comanda, la data è memorabile.

Perché la cosa importante è questa: con la partecipazione del 25%, la compagnia franco-olandese si assicura una posizione di rilievo sul quinto mercato aereo europeo, che è uno dei più redditizi. Essa dà accesso prioritario ad un vasto serbatoio contenente più di 24 milioni di passegeri, di cui quasi 11 di viaggiatori internazionali. E con Roma ottiene un nuovo punto di appoggio sulla rete continentale delle piattaforme («hubs») di Amsterdam e Parigi.

Air France-KLM è in netto anticipo sui suoi rivali nel processo di consolidamento del cielo europeo. Con questo accordo commerciale, la compagnia aerea è in netto vantaggio su Lufthansa, che si sarebbe imposta come dorsale Berlino-Vienna-Milano. Nella corsa verso la supremazia, il gruppo mette fretta anche alla British Airways, che fatica a concludere l’alleanza con la spagnola Iberia. Senza contare che, a partire dal 2013, la compagnia franco-olandese potrà accrescere la propria partecipazione in Alitalia, dando vita così ad un vero e proprio insieme paneuropeo integrato.

Niente male per un’operazione il cui prezzo, limitato a 300 milioni di euro, resta una somma del tutto ragionevole. Facendo marcia indietro, ci si può chiedere se Silvio Berlusconi non abbia fatto un favore a Air France-KLM nell’aprile del 2008, quando ha mandato a monte il progetto di rilevamento dell’Alitalia per 1.5 miliardi di euro in nome dell’« italianità ». Dopo tutto, la compagnia con la quale si è fidanzata la franco-olandese ieri ha già effettuato una buona parte di ristrutturazione. Non è più il trasportatore malato che perdeva 1 milione di euro al giorno ma un gruppo allegeritosi dei suoi debiti e rafforzatosi in seguito alla fusione con il suo rivale transalpino Air One.

Rimangono, certamente, da gestire i rapporti con i sindacati e i particolarismi regionali dello stivale. Ma facendo della sua creazione un successo in cinque anni, il gruppo franco-olandese ha dimostrato di saper gestire delle questioni irrilevanti.

(tradotto da Anna Cascone)

mercoledì 14 gennaio 2009

La farsa Alitalia arriva ad una degna conclusione con l'accordo con Air France



Salve a tutti e bentrovati per questo primo post del 2009! Scusateci per questa assenza prolungata: rinnoviamo a tutti l'invito a dare una mano a questo blog, specialmente con segnalazioni.





The Daily Telegraph, 12.1.09

[articolo originale di Rachel Sanderson qui]

Questa estenuante pantomima nazionale ha creato molti vincitori, a partire da Silvio Berlusconi, primo ministro italiano, mentre i grandi sconfitti sembrerebbero essere gli Italiani.

Si dice che Berlusconi abbia approvato l'acquisto da parte di Air France-KLM del 25% delle azioni di Alitalia per 320 milioni di euro. Una vittoria per il politico-magnate.

L'affare dovrebbe segnare la separazione definitiva dello stato dalla compagnia aerea in stato terminale che ha giá prosciugato 3 miliardi di euro prima che l'affare proposto venisse alla luce. Tutto ció é ancora piú bene accolto, visto l'indebitamento in costante crescita dell'economia italiana.

Roberto Colaninno, ex-amministratore di Telecom Italia, ne esce anche a testa alta. Ha guidato un gruppo di imprenditori italiani che ha comprato la "parte buona" dell'Alitalia nel dicembre 2008 per 1.05 miliardi di euro - 427 milioni pagati e 625 milioni in debito.

Solo un mese dopo - e in un momento difficile per il mercato delle compagnie aeree - stanno per vendere una parte del loro investimento ad Air France - KLM.

Intesa Sanpaolo, la banca parte dell'affare, ritorna a casa con incassi, favore presso il governo e la soddisfazione di avere inglobato Air One - una compagnia aerea minore che lottava per restare a galla, nonché un creditore - nella nuova Alitalia.

E comunque, la Air France non ci sta poi rimettendo molto per controllare una parte della quarta piú grande fetta del mercato aereo europeo.

Quando stava per comprare l'Alitalia la primavera scorsa - prima di venire silurata dai sindacati e dalla campagna elettorale populista di Berlusconi - stava per domare una bestia molto diversa. Alitalia sarebbe arrivata con 1.2 miliardi di debiti e molte unitá d'affari che probabilmente Air France-KLM non voleva. Ma la resurrezione dell'Alitalia sotto Berlusconi ha accorpato tutte questi aspetti indesiderati in una cosiddetta "bad company", pagata dallo Stato.

Gli Italiani stanno pagando il prezzo per la pantomima politica che é diventata l'Alitalia. Si sono caricati 2 miliardi di euro di costi stimati da quando i sindacati hanno posto il veto all'ultima offerta di Air France-KLM, incoraggiati da Berlusconi.

Si dice che i paesi hanno il leader che si meritano. L'Italia potrebbe adesso avere anche la compagnia aerea che si merita.

(vignetta del Corriere della Sera)