martedì 24 febbraio 2009

L’appello di un padre: lasciate che mia figlia muoia in pace










The Guardian, 8.2.09

[articolo originale di Michael Day e Tracy McVeigh qui]

Eluana Englaro è in coma dal 1992 a causa di un incidente stradale e la scorsa settimana i medici le hanno tolto i tubicini dell’alimentazione. In questa intervista esclusiva, suo padre racconta della lunga battaglia legale per permetterle di morire in pace e del timore che Silvio Berlusconi e il Vaticano potessero rendere vane le sue speranze.

Beppino Englaro, padre di Eluana Englaro, mostra le foto di sua figlia nella casa a Lecco.

17 anni fa Eluana Englaro aveva 21 anni, era carina, i capelli incolti e aveva ancora tutta la vita davanti a sé. Oggi l’ex allieva modello in lingue giace- gli occhi aperti ma appannati- in un letto d’ospedale in stato vegetativo permanente mentre tutta l’Italia discute sul suo destino.

Vivere vedendo morire un figlio è forse la cosa più terribile che possa accadere ad un genitore, ma Beppino Englaro ha combattuto contro i più grandi politici italiani e contro la Chiesa cattolica per più di dieci anni per permettere alla sua unica figlia di morire con dignità. Questo fine settimana il processo ha avuto finalmente inizio; venerdi mattina i medici hanno rimosso i tubicini dell’alimentazione ad Eluana. Ma potrebbe impiegarci tre settimane per morire e il dibattito legale potrebbe non terminare. Il primo ministro italiano, Silvio Berlusconi, minaccia di gettare il paese in una crisi costituzionale facendo approvare un decreto che interrompa la sedazione di Eluana e che ripristini i tubicini dell’alimentazione. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si è rifiutato di firmarlo. Il Vaticano si è opposto implacabilmente al volere di Beppino Englaro.

Stanco ed esausto, Englaro ha definito l’intervento politico dell’ultimo minuto come “un’ inconcepibile violenza”.

Fu nelle prime ore di sabato 18 gennaio 1992, quando Eluana stava rientrando da una festa a casa di un’amica, che perse il controllo dell’auto di suo padre su un tratto di strada ghiacciata. Si schiantò contro un palo della luce.

Eluana venne trasportata d’urgenza al più vicino ospedale di Lecco ma entrò in coma e l’ecografia rivelò seri danni al cervello.

Dopo quattro settimane, i medici ipotizzarono lo stato vegetativo permanente. Dopo un anno, la ragazza “dalla personalità solare, molto popolare, molto fiera e caparbia sin da quando era piccola”, venne dichiarata in stato vegetativo permanente. Da allora, seppur respirando in maniera autonoma, è invecchiata in un letto d’ospedale, è stata nutrita e idratata dai tubicini.

La difficile situazione di Eluana è diventata un punto di riferimento nei casi di eutanasia, gettando una luce scomoda su un’ Italia spaccata in due: i liberali e i conservatori, influenzati dal Vaticano, dove i parlamentari rifiutano di adempiere alla decisione della corte suprema su fatti di coscienza.

Il padre di Eluana ha 67 anni ed è un uomo piccolo e esile. La lunga battaglia gli è costata molto. Gli occhi di Englaro sono spesso fissi nel vuoto ed è sempre arrabbiato. La lotta che egli ha condotto per più di dieci anni è stata usata dai politici come stratagemma per amplificare il suo messaggio sulla questione.

La casa di famiglia, un moderno appartamento situato a Lecco nei pressi del Lago di Como, è dominato da un soggiorno dal quale si ha una magnifica vista delle montagne innevate in lontananza. La stanza non ha nulla del disordine o della decorazione tipica di una casa; solo un enorme pila ingiallita di giornali accanto al caminetto e una vetrina piena di fotografie di Eluana, una ragazza dai capelli corvini, che ha preso dalla madre quella bellezza tipicamente italiana.

Suo padre sparpaglia su un tavolino di vetro una nuova selezione di fotografie che ritraggono sua figlia sorridente, mentre spiega all’Observer perché vuole che a sua figlia venga concesso di morire.

Vuole liberare tre persone dal purgatorio: Eluana, se stesso e la moglie Saturna. La signora Englaro, attualmente malata di cancro, si vede o si sente raramente nelle campagne per “liberare” sua figlia, sebbene il marito dica che è sempre presente col cuore. “È totalmente distrutta da quello che è successo ad Eluana. Non vuole parlarne con nessuno”.

Madre e figlia erano molto unite. Saturna spesso badava ad Eluana quando suo marito era fuori per lavoro.

“Riuscite a capire cosa significhi esere liberi? Ci riuscite?” afferma Englaro. “Perché è solo di questo che si tratta. È nel sangue e nel DNA di questa famiglia. So cosa avrebbe voluto Eluana in questa situazione, perché ce lo ha già detto”.

Un anno e un giorno prima dell’incidente, un’amica di Eluana telefonò ad Alessandro che aveva avuto un incidente in moto e gli erano stati riscontrati seri danni al cervello. Sconvolta dal dolore, Eluana disse a suo padre: “Se mi dovesse succedere una cosa del genere, devi fare qualcosa. Se non posso essere quella che sono adesso, preferisco morire. Non voglio essere rianimata e riversare in quelle condizioni”.

Alessandro rimase gravemente inabile e morì 10 anni dopo. Altre persone che conoscevano Eluana hanno confermato la sua opinione. La sua cuginetta Germana, che adorava Eluana, avrebbe anche scritto al tribunale a marzo del 2003, chiedendo di permettere a sua cugina “dal sorriso meraviglioso” di morire. “Chiedo in sua vece di liberarla”, ha scritto.

Le tre migliori amiche di Eluana, Laura, Francesca e Cristina, hanno reagito in modo diverso alla tragedia. Nei primi mesi Cristina andava a farle visita di frequente, parlando per ore all’amica impassibile, sebbene lo considerasse come qualcosa di “estremamente doloroso”.

Francesca ha visto Eluana una sola volta dopo l’incidente e si è rifiutata di farle di nuovo visita. Molti anni dopo, nel 2006, quando è stata richiesta la sua testimonianza per un’importante udienza concernente le volontà di Eluana, non si è tirata indietro.

Anche Laura ha fatto lo stesso: “Volevo che Eluana vivesse ma ho perso le speranze quando le sue condizioni sono state giudicate irreversibili e la prognosi dichiarava lo stato permanente; il mio desiderio era quello di veder prevalere la volontà di Eluana, non la mia”, ha affermato.

Tutte e tre hanno testimoniato che Eluana aveva fatto quell’affermazione nell’eventualità di una simile tragedia; era quello che avrebbe voluto se fosse sucesso a lei.

Queste deposizioni sono state indispensabili per la battaglia legale di Englaro. Un’altra affermazione è quella secondo cui la nutrizione e l’idratazione dei pazienti in stato vegetativo possono essere considerate cure mediche artificiali che non rientrano nell’interesse del paziente- una decisione alla quale la Camera dei Lord giunse più di 15 anni fa per il caso Hillsborough, dove alla vittima Tony Bland fu concesso di morire nel 1993.

Englaro ha iniziato la sua battaglia nei tribunali locali di Lecco cinque anni dopo l’incidente di Eluana. Sembrava essersi conclusa lo scorso novembre quando la corte di cassazione ha decretato che si poteva interrompere l’alimentazione.

Il Vaticano, temendo che l’Italia si pronunciasse a favore dell’eutanasia, si è interessato sempre più al polverone che si è alzato intorno a questo caso. Il portavoce del Vaticano sulle questioni di sanità, il Cardinale Javier Lozano Barragán, ha affermato che l’eliminazione dei tubicini per l’alimentazione equivarrebbe a un “mostruoso e disumano delitto”. Il quotidiano cattolico Avvenire ha accusato la corte di cassazione di “necrofilia”.

Questi interventi non sono serviti a niente, anzi hanno consolidato l’opinione degli italiani sul fatto che la chiesa diventi sempre più inopportuna. Un sondaggio realizzato a gennaio su più di 1000 lettori del quotidiano La Stampa ha riscontrato che per l’85% delle persone ad Eluana dovrebbe essere consentito di morire. Ma a novembre, mentre Englaro si organizzava per fare trasferire la figlia in una clinica nella città natia di Udine, che si era offerta di far morire Eluana, è sorto un altro inconveniente. Con sorpresa, quanto meno della stampa straniera, è intervenuto il conservatore ministro del welfare Maurizio Sacconi il quale, con una mano sulla coscienza, ha minacciato tutte le cliniche che avrebbero aiutato Eluana a morire di rovina finanziaria o, per utilizzare le sue testuali parole, “di conseguenze inimmaginabili”. Mercedes Bresso, presidente della regione Piemonte, ha affermato che il caso è “diventato insostenibile per un paese civilizzato, da un punto di vista legale e umano”.

Ma in Italia le leggi sono fatte per essere trasgredite- o ignorate. Berlusconi ne è il massimo esempio, in quanto ha subito introdotto una nuova legge sull’immunità per scaricarsi di qualsiasi responsabilità. Gli oppositori rumoreggiano contro la nuova legislazione che vieterebbe lo stop delle cure. “Questo non è un paese civile, e neanche democratico”, afferma Englaro. “È una vera tragedia per la nostra famiglia. Per 17 anni nessuno ci ha ascoltati. Né a me né ad Eluana. O è bianco o è nero. Se non avesse potuto essere quella che era un tempo, lei non avrebbe voluto vivere”.

Englaro ha scritto un libro, Eluana: La Libertà e La Vita, in cui accusa i medici di accanimento terapeutico sin dal primo mese dopo l’incidente, periodo in cui in teoria avrebbero dovuto salvare per lo meno parte delle facoltà cerebrali. Sono “criminali autorizzati” a rianimare le persone per creare in realtà “la condizione artificiale” di stato vegetativo. Crede che sarebbe stato meglio per Eluana se i medici non fossero mai intervenuti.

Englaro non è religioso. “Se esiste un Dio, non ho bisogno di un intermediario come la chiesa che parli al posto mio”, afferma. La sua rabbia più grande non è per il Vaticano, che in un paese libero ha diritto ad esprimere le proprie opinioni”, ma per i politici e i medici.

Mentre la comunità medica italiana si divide sul caso di Eluana, sulla prognosi non c’è ombra di dubbio. I pazienti in stato vegetativo ogni tanto riprendono conoscenza entro i primi due anni. Ma col passare del tempo, le possibilità di ripresa si affievoliscono sempre più. Dopo tutti questi anni anche i politici e gli ecclesiasitici, che si sono opposti accanitamente al suo diritto di morire, hanno perso le speranze che Eluana possa uscire dal coma.

È ovvio che ci si chieda quale sia l’aspetto di Eluana adesso. Le fotografie di Eluana adolescente certamente non sono di aiuto. Englaro permette agli altri di vedere Eluana solo com’era un tempo e serba il ricordo di una principessa delle fiabe che aspetta il momento giusto per essere risvegliata. Si rifiuta di fare una foto ad una Eluana ormai 38enne. “No, a tutto c’è un limite”, afferma. “Ci sono confini che non possono essere oltrepassati”.

Non va spesso da sua figlia a farle visita, sostiene. In ogni caso, le visite sono una “violazione” in quanto lei non avrebbe voluto farsi vedere in quello stato. E quando ci va, dice: “Vedo una persona che ha sofferto la peggiore violazione che qualcuno avesse mai potuto subire”.

Sembra che Eluana morirà presto a La Quiete di Udine- una clinica privata che non è alla mercè di Sacconi o finianziata da fondi statali- in cui l’anestesista con più anni di servizio, il dottor Amato De Monte, la aiuterà a morire. “Non sono un boia”, sostiene. “Eluana è morta 17 anni fa”. Nemmeno gli ospedali che si sono rifiutati di accogliere Eluana possono nascondere la loro compassione. Giuseppe Galanzino, direttore dell’ospedale torinese Molinette, ha affermato: “Se fossi stato il padre di Eluana, mi si sarebbe fermato il cuore dal dolore”.

Englaro sostiene di volere che sua figlia sia libera di morire, ma rimane cauto su un rinvio dell’ultimo minuto. “Così vanno le cose in Italia: aspettiamo e vediamo cosa succede”.

Questa sarà la fine di una cosa che è stata al centro della sua vita per più di dieci anni. “Questo è tutto. Ci penso ogni momento della giornata. La gente può pensare che io sia ossessionato; non mi importa. Continuerò fino alla fine”.

Il corpo di Eluana verrà cremato e condotto nella cappella di famiglia a Udine. Ma come si sentirà dopo tutto questo tempo, quando Eluana finalmente sarà morta? “Non lo so”, ammette sommessamente. Fissando nel vuoto, ripete: “Non lo so davvero come mi sentirò”.

Venerdi mattina i medici della clinica La Quiete hanno iniziato a ridurre l’alimentazione nel sondino di Eluana Englaro, in base ad un preciso protocollo medico che rimpiazzerà gradualmente la nutrizione con i sedativi. Ma anche in questa data, Berlusconi era a colloquio telefonico con un rappresentante del Vaticano, il Cardinale Tarcisio Bertone, il quale implorava il primo ministro di intervenire con un decreto ministeriale che impedisse la sua morte. “Dobbiamo fermare questo crimine contro l’umanità”, ha detto a Berlusconi.

Tuttavia, il capo dello stato Giorgio Napolitano si è rifiutato di firmare questo decreto. Il centro-sinistra, con a capo il leader dell’opposizione Walter Veltroni, ha chiesto che venissero rispettate le volontà della famiglia e della corte italiana. Anche alcuni alleati del governo Berlusconi, tra cui il ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo e il presidente della camera Gianfranco Fini, hanno appoggiato la decisione della corte di cassazione, sebbene ieri Sacconi stesse ancora cercando scappatoie legali che gli avrebbero consentito di dichiarare l’attività dell’ospedale illegale.

Raramente il destino di una persona ha evidenziato la frattura che attraversa la società italiana, dove i politici, gli attivisti e la chiesa si sono battuti in nome del paese.

Englaro non vuole che la sua famiglia distrutta diventi un esempio per dozzine di famiglie che probabilmente si trovano nella stessa condizione: “Se non affrontano il problema, è perché non gli interessa o non ci provano abbastanza. Non voglio essere il portavoce di nessuno”.

(traduzione di Anna Cascone)

giovedì 19 febbraio 2009

Avvocato condannato per avere preso una mazzetta per proteggere Berlusconi











International Herald Tribune (New York Times Europe), 18.2.09

[articolo originale di Rachel Donadio qui]

Ecco come é stata riportata la notizia dai tg italiani (youtube). Consigliamo caldamente la visione prima della lettura (segnalato da Andima, NdR)

Un tribunale a Milano martedí ha emesso una sentenza che avrebbe mandato in fibrillazione il sistema politico di molti paesi. Ha giudicato l'avvocato inglese David Mills colpevole di avere preso 600.000 dollari per pronunciare falsa testimonianza per proteggere il premier italiano, Silvio Berlusconi.

In Italia, il verdetto non é stato nemmeno al centro delle edizioni serali dei tg.

Questo onore é andato al principale avversario politico di Berlusconi, Walter Veltroni, che ha dato le dimissioni martedí dopo la pesante sconfitta del suo partito lunedí nelle elezioni regionali in Sardegna, dove il candidato uscente del Partito Democratico ha perso contro il figlio del commercialista di Berlusconi. Quindi la storia del giorno non é stata una storia di corruzione, bensí la storia della presa sul potere sempre piú salda da parte di Berlusconi.

Mills ha detto che fará appello. "Sono innocente, ma questo é un caso prettamente politico", ha dichiarato.

In effetti Berlusconi era un co-imputato fino all'anno scorso, quando ha fatto approvare dal parlamento una legge che garantisce l'immunitá parlamentare alle piú alte cariche dello stato, diciamo pure a lui, fintanto queste siano in carica.

Ciononostante nella confusa logica della politica italiana la sentenza é sembrata, piú che una sconfitta per Mills, un'altra vittoria per Berlusconi, che in 15 anni in primo piano nella vita politica italiana é riuscito a trasformare ogni impedimento legale in potere politico.

Da miliardario che possiede il piú vasto impero mediatico italiano, Berlusconi é stato spesso condannato per corruzione, solo per vedere le accuse ribaltate in appello o prescritte. Si é dichiarato innocente in tutti i casi. Piú Berlusconi lavora sul sistema a suo vantaggio, piú gli italiani sembrano ammirarlo.

"C'é una parte della societá italiana che pensa che sia scandaloso che ci sia un premier che é stato coinvolto in cosí tanti processi, che ha un enorme conflitto di interessi", ha detto Sergio Romano, un giornalista del Corriere della Sera. "E' probabilmente una minoranza, ma ha una voce".

Ha aggiunto: "Credo che la vera domanda che dovremmo chiederci é perché ci sia una parte della societá italiana che non é scandalizzata?".

Gran parte degli italiani riesce a malapena seguire il filo di tutti i processi di Berlusconi. Sembra che anche lui stesso ce la faccia a malapena.

"Sono il detentore del record mondiale per numero di processi affrontati nell'intera storia dell'umanitá - e anche di altre creature che vivono su altri pianeti", ha detto l'anno scorso.

Roberto D'Alimonte, professore di scienze politiche all'Universitá di Firenze, ha detto: "Le uniche persone a cui importa sono la minoranza anti-Berlusconi. All'opinione pubblica non interessa - questo é parte del fenomeno Berlusconi".

C'é anche un tipo di politica campanilista cattolica, in cui si comprende che gli esseri umani a volte sbaglino.

Alexander Stille, autore del "Sacco di Roma", un resoconto critico dell'ascesa di Berlusconi, ha detto che gran parte degli italiani "sono arrivati al punto di ritenere la politica un affare sporco, che tutti hanno scheletri nell'armadio, e che i giudici abbiano dato piú attenzione a Berlusconi che a gran parte degli altri, e per questo hanno trovato piú scheletri".

Berlusconi é entrato in politica nel 1994, all'indomani di uno scandalo di tangenti in cui fu indagato un terzo del parlamento. Il sistema giudiziario venne allora visto come un'ammirevole parte del governo.

Ma durante gli anni Berlusconi é riuscito a trasformare la percezione pubblica del sistema giudiziario con le sue accuse senza sosta che questo sarebbe composto da persone di sinistra che lo prendono ingiustamente di mira.

"Una parte del paese ha paura della sinistra; hanno paura della sinistra, e Berlusconi si nutre di queste paure", dice Romano.

A dicembre, i pm hanno accusato Mills di avere preso dei soldi nel 2000 per pronunciare falsa testimonianza dei processi del 1997 e 1998 relativi a compagnie offshore che Mills ha aiutato a instituire negli anni '90 per la Fininvest, compagnia di Berlusconi.

L'Associated Press ha riportato che Mills é stato accusato dai pm di non avere detto al processo che due compagnie offshore che avevano preso parte all'acquisto di film statunitensi erano collegate con Berlusconi. Hanno anche detto che Mills non avrebbe menzionato una telefonata del 1995 con Berlusconi in cui i due avrebbero discusso dei pagamenti a quanto pare illeciti che Berlusconi avrebbe fatto al leader socialista Bettino Craxi, morto nel 2000.

Martedí a Mills sono stati dati 4 anni e mezzo di reclusione, ma é improbabile che andrá davvero in carcere. Per la legge italiana la reclusione inizia solo dopo la sentenza definitiva. E' anche improbabile che le due istanze in appello finiscano prima del 2010 - quando scatterá la prescrizione dopo 10 anni. Allo stesso modo, se Berlusconi rimarrá in carica fino a quel momento, anche il caso contro di lui sará archiviato.

I pm a Milano hanno iniziato a fare indagini su Mills nel 2004 dopo una soffiata dalle autoritá londinesi, dove il commercialista di Mills si era recato con notizie su un potenziale uso improprio del denaro.

Nel 2004 Mills ha scritto al suo contabile, Bob Drennan, sulla situazione delle tasse da pagare per un pagamento proveniente da collaboratori di Berlusconi. In una lettera a Drennan, Mills scrisse: "Non ho mentito, ma ho aggirato alcuni angoli molto delicati, per usare una metafora, e cosí ho lasciato Mr. B. fuori da un mucchio di guai in cui si sarebbe trovato se avessi detto tutto quello che sapevo", secondo una copia della lettera.

In cambio della sua testimonianza, disse, aveva ricevuto dei soldi che "si potrebbero considerare come un prestito a lungo termine o un regalo".

Nel luglio 2004 Mills ha detto ai pm a Milano che la lettera era vera, e che aveva ricevuto 600.000 dollari da collaboratori di Berlusconi per avere dato una testimonianza favorevole. Piú tardi Mills smentí questa dichiarazione.

Mills é l'ex marito del ministro inglese Tessa Jowell, che in una dichiarazione rilasciata dal suo ufficio martedí ha detto: "Questo é un terribile colpo basso a David ed anche se siamo separati non ho mai dubitato della sua innocenza".

Il pm nel processo Mills, Fabio de Pasquale, ha messo in dubbio la legalitá della legge che concede a Berlusconi e alle piú alte cariche italiane l'immunitá parlamentare. La Corte Costituzionale italiana non ha ancora emesso nessun verdetto sulla vicenda.

In autunno i notiziari hanno riportato che Berlusconi stava pensando di nominare Niccoló Ghedini, suo stesso avvocato, per riempire un posto libero alla Corte Costituzionale.

In un'intervista lo scorso autunno, Ghedini ha detto che questo sarebbe improbabile, ma non per il suo coinvolgimento diretto nei casi legali del premier.

"No, assolutamente", aveva detto. "Perché mi piace fare l'avvocato. Non ho mai voluto fare il magistrato".

mercoledì 18 febbraio 2009

La destra italiana segna ancora un punto in Sardegna, dominio della sinistra







Le Monde, 17.2.09

[articolo originale di Salvatore Aloïse qui]

Ugo Cappellacci è il nuovo presidente della Regione Sardegna. Con il 51,9% dei voti, il candidato della coalizione di destra ha vinto le elezioni di domenica 15 e lunedì 16 febbraio contro Renato Soru (42,9%), il quale mirava, per il centro sinistra, alla rielezione. Lo scarto è ancora più scottante. La coalizione di destra avanza di 17 punti sul centro sinistra, mentre il vantaggio al momento delle elezioni politiche nel 2008 non era che di 3 punti.

Queste elezioni regionali anticipate, causate dalle dimissioni di Soru nel novembre 2008, avevano preso velocemente l'andatura di un test nazionale. Da una parte, Silvio Berlusconi ha investito a fondo nel sostenere il suo candidato. Dall'altra, il centro sinistra contava di continuare ad avere le mani sulla regione per tentare di rifarsi una reputazione in vista delle elezioni europee e locali di giugno.

Se il consigliere fiscale di 48 anni, novizio in politica, è riuscito a soffiare alla sinistra la Sardegna, lo deve sicuramente al “Cavaliere”. Berlusconi ha scelto un perfetto sconosciuto, figlio del proprio commercialista, lasciando che apparisse come un semplice figurante durante i meeting elettorali ai quali hanno partecipato insieme.

Mai un capo di governo si era tanto impegnato in una elezione locale. Il presidente del consiglio ha passato tutti gli ultimi fine settimana a percorrere su e giù le strade delle città dell'isola per sostenere colui che lui stesso ha designato. Renato Soru ne aveva dedotto che si era “comportato come l'imperatore Caligola”, che aveva nominato “senatore” il proprio cavallo.

SORU, UN “ROBIN HOOD DEI GIORNI NOSTRI”

Berlusconi dispone, nel nord-est dell'isola, di una splendida dimora e la Sardegna è da sempre considerata la sua roccaforte. Da lì viene, in parte, l'accanimento con il quale si è battuto per contrastare il candidato della sinistra. Secondo la stampa, Berlusconi avrebbe finanziato dei sondaggi riservati, sulla popolarità di questo Sardo taciturno – ivi compresa una domanda su un ipotetico duello Berlusconi- Soru. Bisogna dire che Renato Soru, fondatore del gruppo di telecomunicazioni Tiscali, prima di lanciarsi in politica – un po' come il “ Cavaliere” -, aveva il profilo dell'uomo nuovo verso il quale la sinistra poteva volgersi a livello nazionale, un possibile successore di Walter Veltroni.

Testardo, introverso, orgoglioso, secondo una sua propria definizione, Soru ha tentato di giocare la carta dell'identità sarda di fronte al “colonizzatore” Berlusconi. Si è dimesso alla fine di Novembre 2008, per essersi rifiutato di trovare un accordo con gli imprenditori dei lavori pubblici che mettevano gli occhi sull'isola. Ha istituito una tassa sul lusso, in particolare sui grandi yachts che attraccavano nei porti della Sardegna. Atto che gli è valso il titolo di Robin Hood contemporaneo, ma anche la conquista di molti nemici, prima di essere cassato dalla Corte Costituzionale. Non lo sapremo se la vittoria l'avrebbe portato effettivamente un giorno a Roma. Essa avrebbe ad ogni modo ridato fiducia ad un Partito Democratico alla ricerca di una scossa ed in preda a lacerazioni interne che la disfatta in Sardegna rischia di rianimare.

La vittoria di Cappellacci è anche, innanzitutto, quella di Berlusconi. Dopo l'Abruzzo nel Dicembre 2008, conquista la Sardegna. Si è impossessato della vittoria a tal punto di non essersi privato, in uno degli ultimi meeting con il suo uomo-prestanome, di indicare in modo disinvolto l'orologio e di dire: “ Bisogna andare a pranzo”, nel momento che questi stava per prendere la parola.

(traduzione di A. d. L.)

lunedì 16 febbraio 2009

Il Vaticano invade l'Italia











Le Monde, 11.2.09

[articolo originale di Philippe Ridet qui]

La chiesa non demorde. “Eluana Englaro è stata uccisa”, scrive Avvenire, il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana, martedì 10 febbraio, il giorno successivo alla morte di questa donna immersa nel coma da diciassette anni. “Eluana non è morta di morte naturale, è stata assassinata”, ha dichiarato il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sul quotidiano “Libero”. “Uccisa„? E da chi? Si può supporre che questa accusa sia rivolta al padre della giovane donna, che ha voluto questa fine, ai giudici della Corte di Cassazione, che l’hanno permessa, ai medici laici, che l’hanno preparata, ed al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che si è opposto, venerdì 6 febbraio, ad un decreto legge che avrebbe potuto “salvarla„.

Di rado la chiesa e lo Stato italiano hanno dato su questo punto l'impressione di andare d'accordo. Strumentalizzato, ridotto alle dimensioni di un litigio tra “i partigiani della vita„ - il campo dei cattolici - e “i partigiani della morte„ - il campo dei laici -, la discussione ha permesso alla Chiesa italiana ed al Vaticano di dare prova della loro potenza. “La legge di dio è superiore a quella degli uomini„, ha anche teorizzato l'arcivescovo di Torino, senza che nessuno al governo si preoccupasse.

Ottant’anni dopo il concordato, l'Italia resta sotto influenza costante del più piccolo Stato del mondo? “La chiesa si sente forte in Italia, spiega Marco Impagliazzo, uno dei responsabili della Comunità di Sant’ Egidio. Non cerca di intimidire, ma esercita il suo magistero in nome della parola di Dio e dei Vangeli. Anche se perde delle battaglie, deve portarle avanti comunque.„ Le battaglie perse? L'autorizzazione al divorzio, nel 1975, all’aborto nel 1981 – insieme al diritto dei medici di fare valere la loro “obiezione di coscienza„. Le battaglie vinte? La pillola del giorno dopo è introvabile; il Pacs non è nato; la legge sul testamento biologico si fa aspettare da anni; il risultato del referendum del 2005 sulla procreazione assistita non ha potuto essere convalidato in mancanza di numero sufficiente di elettori dopo che la Chiesa ed il Vaticano avevano chiamato all'astensione.

In quest'ufficio del direttore dell’ Osservatore Romano, “la Gazzetta ufficiale„ del Vaticano, Gian Maria Vian garantisce: “Sono anzitutto la storia e la geografia che spiegano la specificità dell'influenza della Chiesa in Italia. Il Vaticano è in Italia, non ci si può fare niente. Già, nel Purgatorio, Dante affermava: “Cristo è romano„.„ Questa “specificità„ - illustrata anche dal fatto che lo Stato si prende carico del salario dei sacerdoti -, altri la chiamano “intrusione permanente„ e ricordano l'epoca in cui il Vaticano spingeva Alcide de Gasperi ad allearsi coi fascisti del Movimento Sociale Italiano e scomunicava i comunisti. Oggi, questa strategia frontale non è più in uso. Ma, ogni settimana, il cardinale Tarcisio Bertone, il segretario di Stato della Curia romana, incontra i ministri e dignitari dello Stato italiano. Tentativi d'intimidazione? “Piuttosto una preoccupazione, spiega Vian, verso le tendenze attuali, le opinioni veicolate da gruppi di pressione, la rivendicazione di nuovi diritti.„

Tuttavia, dopo la caduta della Democrazia Cristiana (DC) nel 1992 - epoca in cui Giovanni Paolo II fece dire “una preghiera per l'Italia„ , si poteva pensare che la Chiesa avrebbe perso la sua influenza. Ma, anche se il papa non è più italiano dal 1978, la penisola resta “il giardino„ del Vaticano, il Paese in cui ha stabilito la sua linea difensiva. Con la DC, molti piccoli partiti laici di sinistra e di destra che avevano saputo stabilire un dialogo critico con essa, sono scomparsi nella tempesta dell'operazione “Mani pulite„. L'elettorato cattolico si è diviso tra centro destra e centro sinistra.

“I partiti sopravvalutano il peso di quest'elettorato, spiega Marco Politi, vaticanista del quotidiano La Repubblica ed autore di La Chiesa del no (Mondadori). Ma nel sistema bipolare attuale, in cui ci si può giocare la maggioranza per 20.000 voti, nessuno può rischiare di inimicarselo, anche se, secondo i sondaggi, la maggioranza degli italiani desidera l'indipendenza del processo legislativo.„

“Subappaltando„ alle parrocchie ed alle associazioni benefiche cattoliche una buona parte della politica sociale, lo Stato ha trasformato la Chiesa in una protagonista potente del dibattito pubblico. Ma è falso immaginare che si esprima soltanto a favore della politica reazionaria della destra. Su molti punti (immigrazione, razzismo, sicurezza), si allinea sulle posizioni della sinistra. Alternando freddezza e dichiarazioni generose, la Chiesa fa girare il dibattito attorno alle sue posizioni e lo Stato, che ha costruito la sua unità riducendo la superficie dei vecchi Stati del papa alle dimensioni di un fazzoletto, le concede una forza che non ha altrove. “La Chiesa è una delle poche istituzioni che sia uscita quasi indenne dal periodo fascista, spiega Jean-Dominica Durand, professore di storia all’Università di Lione-III, che è stato appena nominato “consulente„ presso il Consiglio Pontificio della cultura. Il vescovo resta il difensore della città. Ha l'autorità e, secondo lui, il diritto di intervenire nel dibattito pubblico.„

Questo “diritto„ gli viene contestato dalla piccola Unione degli Atei ed Agnostici Razionalisti (UAAR). Come ogni anno, essa si prepara “a celebrare„ a suo modo l'anniversario dei Patti Lateranensi. Per il 2009, aveva previsto, così come a Londra ed a Barcellona, di fare circolare a Genova degli “autobus atei„. Agitazione da parte del Sindaco, agitazione da parte dei vescovi, agitazione da parte dei conducenti dei mezzi, che hanno avanzato il diritto di “obiezione alla guida„, e ritiro della campagna. Tuttavia, secondo Raffaele Carcano, uno dei dirigenti dell'associazione, “sempre più italiani ne hanno abbastanza dell’influenza del cattolicesimo, diventato una specie di religione civile„. La UAAR si prepara ad aprire una sede a Roma, nel cuore stesso del cattolicesimo. Ma il sindaco, che acconsente a provvedere ad una parte delle spese delle associazioni della città, non ha trovato 1 euro per venire in aiuto a questa associazione.

(traduzione di Cristina Cassinelli)

giovedì 12 febbraio 2009

Chiedano scusa a Beppino Englaro










El País, 11.2.09


[articolo originale di Roberto Saviano qui]

(Un estratto di questo articolo appare su Repubblica. Per facilitare le cose abbiamo riportato la parte tagliata da Repubblica in verde NdR)

Da italiano sento solo la necessità di sperare che il mio paese chieda scusa a Beppino Englaro. Scusa perché si è dimostrato, agli occhi del mondo, un paese crudele, incapace di capire la sofferenza di un uomo e di una donna malata. Scusa perché si è messo a urlare, e accusare, facendo il tifo per una parte e per l'altra, senza che vi fossero parti da difendere.

Qui non si tratta di essere per la vita o per la morte. Non è così. Beppino Englaro non certo tifava per la morte di Eluana, persino il suo sguardo porta i tratti del dolore di un padre che ha perso ogni speranza di felicità - e persino di bellezza - attraverso la sofferenza di sua figlia. Beppino andava e va assolutamente rispettato come uomo e come cittadino anche e soprattutto se non si condividono le sue idee. Perché si è rivolto alle istituzioni e combattendo all'interno delle istituzioni e con le istituzioni, ha solo chiesto che la sentenza della Suprema Corte venisse rispettata.

Senza dubbio chi non condivide la posizione di Beppino (e quella che Eluana innegabilmente aveva espresso in vita) aveva il diritto e, imposto dalla propria coscienza, il dovere di manifestare la contrarietà a interrompere un'alimentazione e un'idratazione che per anni sono avvenute attraverso un sondino. Ma la battaglia doveva essere fatta sulla coscienza e non cercando in ogni modo di interferire con una decisione sulla quale la magistratura si stava interrogando da tempo.

Beppino ha chiesto alla legge e la legge, dopo anni di appelli e ricorsi, gli ha confermato che ciò che chiedeva era un suo diritto. È bastato questo per innescare rabbia e odio nei suoi confronti? Ma la carità cristiana è quella che lo fa chiamare assassino? Dalla storia cristiana ho imparato ha riconoscere il dolore altrui prima d'ogni cosa. E a capirlo e sentirlo nella propria carne. E invece qualcuno che nulla sa del dolore per una figlia immobile in un letto, paragona Beppino al "Conte Ugolino" che per fame divora i propri figli? E osano dire queste porcherie in nome di un credo religioso. Ma non è così. Io conosco una chiesa che è l'unica a operare nei territori più difficili, vicina alle situazioni più disperate, unica che dà dignità di vita ai migranti, a chi è ignorato dalle istituzioni, a chi non riesce a galleggiare in questa crisi. Unica nel dare cibo e nell'essere presente verso chi da nessuno troverebbe ascolto. I padri comboniani e la comunità di sant'Egidio, il cardinale Crescenzio Sepe e il cardinale Carlo Maria Martini, sono ordini, associazioni, personalità cristiane fondamentali per la sopravvivenza della dignità del nostro Paese.

Conosco questa storia cristiana. Non quella dell'accusa a un padre inerme che dalla sua ha solo l'arma del diritto. Beppino per rispetto a sua figlia ha diffuso foto di Eluana sorridente e bellissima, proprio per ricordarla in vita, ma poteva mostrare il viso deformato - smunto? Gonfio? - le orecchie divenute callose e la bava che cola, un corpo senza espressione e senza capelli. Ma non voleva vincere con la forza del ricatto dell'immagine, gli bastava la forza di quel diritto che permette all'essere umano, in quanto tale, di poter decidere del proprio destino. A chi pretende di crearsi credito con la chiesa ostentando vicinanza a Eluana chiedo, dov'era quando la chiesa tuonava contro la guerra in Iraq? E dov'è quando la chiesa chiede umanità e rispetto per i migranti stipati tra Lampedusa e gli abissi del Mediterraneo. Dove, quando la chiesa in certi territori, unica voce di resistenza, pretende un intervento decisivo per il Sud e contro le mafie.

Sarebbe bello poter chiedere ai cristiani di tutta Italia di non credere a chi soltanto si sente di speculare su dibattiti dove non si deve dimostrare nulla nei fatti, ma solo parteggiare. Quello che in questi giorni è mancato, come sempre, è stata la capacità di percepire il dolore. Il dolore di un padre. Il dolore di una famiglia. Il "dolore" di una donna immobile da anni e in una condizione irreversibile, che aveva lasciato a suo padre una volontà. E persone che neanche la conoscevano e che non conoscono Beppino, ora, quella volontà mettono in dubbio. E poco o nullo rispetto del diritto. Anche quando questo diritto non lo si considera condiviso dalla propria morale, e proprio perché è un diritto lo si può esercitare o meno. È questa la meraviglia della democrazia. Capisco la volontà di spingere le persone o di cercare di convincerle a non usufruire di quel diritto, ma non a negare il diritto stesso. Lo spettacolo che di sé ha dato l'Italia nel mondo è quello di un paese che ha speculato sull'ennesima vicenda.

Molti politici hanno, ancora una volta, usato il caso Englaro per cercare di aggregare consenso e distrarre l'opinione pubblica, in un paese che è messo in ginocchio dalla crisi, e dove la crisi sta permettendo ai capitali criminali di divorare le banche, dove gli stipendi sono bloccati e non sembra esserci soluzione.

Ma questa è un'altra storia. E proprio in un momento di crisi, di frasi scontate, di poco rispetto, Beppino Englaro ha dato forza e senso alle istituzioni italiane e alla possibilità che un cittadino del nostro Paese, nonostante tutto, possa ancora sperare nelle leggi e nella giustizia. Credo che questo debba essere evidente anche per chi non accetta che si voglia sospendere uno stato vegetativo permanente e considera che qualunque forma di vita, anche la più inerte, debba essere tutelata. Forse l'errore di Beppino è stato l'ingenuità e la correttezza di credere nelle possibilità della giustizia in Italia. E invece doveva emigrare, come emigrano tutti quelli che vogliono una vita migliore e diversa. Dall'Italia non si emigra più solo per trovare lavoro, ma anche per nascere e per morire. E per avere giustizia.

Mi sono chiesto perché Beppino Englaro, come d'altra parte qualcuno gli aveva suggerito, non ha considerato opportuno risolverlo all'italiana. Negli ospedali molti sussurravano: "Perché farla diventare una battaglia simbolica? La porta in Olanda e problema risolto". Altri consigliavano il tradizionale metodo silenzioso, due biglietti da 100 euro a un'infermiera esperta e tutto si sarebbe risolto subito e in silenzio. Eutanasia clandestina.

Come nel film "Le invasioni barbariche", in cui un professore canadese con una malattia terminale e in preda ad orribili dolori si riunisce con i suoi amici e familiari in una casa vicino un lago e, grazie al sostegno economico di suo figlio e di un'infermiera competente, pratica l'eutanasia in modo clandestino.

E forse solo in queste circostanze riesci a spiegarti la storia di Socrate e solo adesso capisci, dopo averla ascoltata migliaia di volte, perché bevve la cicuta invece di scappare. Tutto questo diventa attuale e risulta evidente che questo voler rimanere, questa via di fuga ignorata e di fatto aborrita, è molto più di una campagna a favore di una morte degna individuale: è una battaglia in difesa della vita di tutti.

Beppino Englaro, con la sua battaglia, ha aperto un nuovo cammino, ha dimostrato che in Italia non esiste niente di più rivoluzionario che la certezza del diritto. Se nella mia terra fosse possibile rivolgersi a un tribunale per veder riconosciuto, in tempi adeguati, la base del proprio diritto, non sentiremmo il bisogno di ricorrere ad altre soluzioni.

A lui corrisponde il merito di averci insegnato a spianare il cammino delle istituzioni, a ricorrere alla magistratura per vedere affermati i diritti in un momento di profonda e tangibile sfiducia. E nonostante tutte le peripezie burocratiche, alla fine ha dimostrato che nel diritto deve esistere la possibilità di trovare una soluzione.

Per una volta in Italia la coscienza e il diritto non emigrano. Per una volta non bisogna andare all'estero per ottenere qualcosa o solamente per chiederlo. Per una volta non cerchiamo che ci ascoltino in un altro posto; è impossibile che un cittadino italiano, indipendentemente dal suo modo di pensare, non consideri Beppino Englaro come un uomo che sta restituendo al nostro Paese la dignità che noi stessi gli togliamo continuamente.

Immagino che Beppino Englaro, al guardare Eluana, sapesse che il dolore sentito da sua figlia è il dolore di qualunque individuo che lotta per l'affermazione dei propri diritti. Ha fatto che si scopra di nuovo una delle meraviglie dimenticate del principio democratico: l'empatia, quando il dolore di uno è il dolore di tutti. E così, il diritto di uno diventa il diritto di tutti.

Queste mie parole si concludono con un grazie a Englaro, perché se un domani in Italia chiunque potrà decidere, nel caso si trovasse in uno stato neurovegetativo, se essere mantenuto in vita dalle macchine per decenni o scegliere la sua fine senza recarsi all'estero, lo dovremo a lui. E' questa Italia del diritto e dell'empatia, quella che permette rispettare e comprendere anche scelte diverse, in cui sarebbe bello riconoscersi.

(traduzione di rottasudovest)

mercoledì 11 febbraio 2009

lunedì 9 febbraio 2009

Il "pagano" Berlusconi diventa un manifestante pro-vita











El País, 8.2.09

[articolo originale di Miguel Mora qui]

Il drammatico caso di Eluana Englaro passerá alla storia in Italia. Se non per cose piú profonde, sará senz'altro per la miracolosa trasformazione che ha causato nel primo ministro piú mondano e liberale (per sua propria definizione) che il paese abbia mai avuto. Il pagano Silvio Berlusconi, divorziato, donnaiolo, adultero confesso e accumulatore di poteri e ricchezze senza fine, ha visto la luce. Per 17 anni non aveva mai pronunciato pubblicamente la parola "Englaro". In 48 ore é diventato il piú fervido sostenitore pro-vita di un paese dove questo tipo di voci non manca.

Trasformatosi in questo nuovo personaggio, Berlusconi ha attaccato ieri tutto quello che gli capitasse a tiro. Dei medici che venerdí hanno sospeso la alimentazione artificale di Eluana ha fatto notare la "crudeltá". Ha accusato coloro che erano a favore di rispettare la sentenza definitiva della Corte Suprema di appartenere alla "cultura della morte e dello statalismo" (mentre lui rappresenterebbe "la cultura della vita e della libertá"). E al padre della donna é toccata questa chicca: "Mi dicono che [Eluana] ha un bell'aspetto, funzioni attive, ciclo mestruale... Se fosse mia figlia, non potrei disconnetterle la sonda".

Ancora una volta si sono superate le aspettative. "Malgusto, manipolazione, cinismo", ha riassunto il leader dell'opposizione Walter Veltroni. "Berlusconi sfrutta il caso per realizzare il suo progetto politico". Un progetto molto ambizioso, per di piú. L'obiettivo, ribadito ieri per l'ennesima volta, é riformare la Costituzione per ridurre il potere, giá di per sé molto limitato, del Presidente della Repubblica. Perché questi, ha spiegato Berlusconi, "non si attribuisca poteri che spettano al Governo".

La manovra é iniziata venerdí. Con l'emissione del decreto per salvare Eluana, Berlusconi ha privato di autoritá il ruolo costituzionale del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e delegittimato di conseguenza la Corte Suprema. Il decreto ha avuto un effetto devastante. Ha fatto ricadere sul Capo dello Stato la responsabilitá morale di decidere sulla morte della donna, lasciandolo alla mercé del Vaticano, che non ha aspettato neanche dieci minuti per manifestare quanto lo avesse "deluso" Napolitano.

Il presidente si é negato a firmare, come aveva annunciato, perché il decreto é chiaramente incostituzionale, poiché cerca di annullare una sentenza non appellabile. Ma Berlusconi ha spinto ancora di piú. Ha convocato di urgenza il Parlamento e fatto pressione sui presidenti di Camera e Senato per legiferare al riguardo a tutta velocitá. Allo stesso tempo, annunciava che avrebbe cambiato la Costituzione se non gli venisse permesso di governare per decreto.

100% Berlusconi, con condimento di dequalificazioni. La piú grave, ieri. Berlusconi ha chiamato la lettera che Napolitano gli ha inviato venerdí per spiegare l'invaliditá del decreto come un invito "all'eutanasia". Falsitá assoluta, come si puó vedere dalla stessa lettera. Pazientemente, il presidente evita di replicare all'accusa. E Berlusconi finisce con la smentita di avere detto quello che in realtá ha detto.

Da Napoli, Napolitano si limita a dire che "il monopolio della solidarietá e l'autoritá morale non sono patrimonio di nessuno. E nemmeno la fine della vita". Berlusconi replica. Bisogna "correggere la Costituzione", dice, perché "fu stesa molti anni fa da forze ideologizzate" e "di ispirazione filo-sovietica". Napolitano in quel periodo era comunista.

Nel frattempo l'opposizione, piena di cattolici, é spaccata in due. Gruppi di cittadini sono scesi in piazza ieri e hanno inondato i siti web di proteste contro il colpo di forza del premier. Alcuni hanno criticato l'ingerenza della chiesa al grido di "governo italiano, decreto Vaticano". Altri hanno protestato contro la "vergognosa" frase di Berlusconi ("Eluana potrebbe avere figli"). E tutti hanno difeso Napolitano come garante dello Stato di Diritto. Vedremo per quanto tempo.

(segnalato da Cristina Cassinelli)

giovedì 5 febbraio 2009

Roma rimane silenziosa mentre gli scioperi in Inghilterra se la prendono con gli italiani






The Financial Times, 2.2.09

[articolo originale di Guy Dinmore qui]

Una serie di scioperi non autorizzati in Gran Bretagna contro l'uso di lavoratori stranieri ha provocato una furiosa reazione in Italia.

Migliaia di lavoratori in piú di una dozzina di raffinerie e centrali elettriche in Gran Breatagna venerdì hanno messo in atto una serie di walkout (abbandono del posto di lavoro, NdR) per solidarietá con una protesta ad una raffineria della Total nel Lincolnshire. Le proteste sono state scatenate dall'assegnazione di un contratto all'IREM, una compagnia italiana, che gli scioperatori sostengono voglia impiegare il proprio personale portoghese e italiano.

La coalizione di centro-destra del governo di Silvio Berlusconi, premier, é rimasta per lo piú silenziosa su questo argomento, forse temendo che un forte intervento pubblico potesse provocare una perdita di popolaritá per il Governo.

Roberto Calderoli, un ministro della Lega Nord conosciuto per la sua linea dura contro gli immigrati, ha avvisato: "Le proteste inglesi sono un campanello d'allarme, qualcosa che rischia di succedere in tutta Europa".

Il presidente conservatore della regione Sicilia, Raffaele Lombardo, ha ipotizzato una controffensiva contro gli interessi del Regno Unito. Avrebbe detto che, se venissero confermate le dichiarazioni di "odio xenofobo" contro i lavoratori siciliani nel Regno Unito, non esiterebbe a cancellare le negoziazioni per la costruzione di una centrale di gas naturale in Sicilia.

Dal momento che la Shell é in consorzio con la Erg, la piú grande compagnia di raffinerie indipendente italiana, le minacce di Lombardo sembrerebbero in gran parte retoriche.

La coalizione di Berlusconi ha tolto il potere al centro-sinistra lo scorso aprile facendo appello ai lavoratori con una retorica che suonava protezionista - e includeva una soluzione per mantenere la compagnia in perdita Alitalia in mani italiane - e messaggi xenofobi in termini di immigrazione e sicurezza.

Tuttavia, da buon imprenditore miliardario, Berlusconi si é mostrato sensibile al bisogno che hanno gli imprenditori italiani di manodopera straniera a buon mercato, al costo di fare perdere posti di lavoro agli italiani. Negli ultimi anni l'Italia é passata attraverso lo shock della globalizzazione, con cittá storiche come Prato che hanno visto la propria industria tessile passare nelle mani di imprenditori e lavoratori cinesi.

Allo stesso tempo Berlusconi ha chiuso un occhio sui fomentatori di sentimenti anti-stranieri riguardo la legge e la sicurezza.

Il Giornale, un quotidiano posseduto e controllato dalla famiglia Berlusconi, ieri titolava in prima pagina: "I Rumeni violentano ancora! E li stiamo lasciando liberi!" L'articolo usciva a seguito di due casi di stupro molto pubblicizzati da parte di immigrati rumeni, usando allo stesso tempo questo argomento come pretesto per appoggiare i tentativi del governo di riformare il sistema giudiziario.

Sulle pagine di commenti dei giornali di ieri, gli italiani hanno espresso una certa comprensione per la situazione dei lavoratori britannici, ma hanno anche chiesto cosa fosse successo al blaterare del Regno Unito sul mercato libero e sulla globalizzazione. Hanno accusato i media inglesi di fomentare l'isteria e chiesto come mai il governo italiano fosse rimasto zitto.

lunedì 2 febbraio 2009

Problemi con le cifre











The Economist, 29.1.09

I problemi che derivano dalla promessa di prendere severe misure contro l’immigrazione e la criminalità
[articolo originale qui]

Un soldato al giorno toglie la criminalitá di torno


All’inizio dell’anno, Silvio Berlusconi credeva che tutto stesse andando per il verso giusto. Il primo ministro italiano stava per trovare rimedio al suo mal di testa vendendo la preoccupante compagnia aerea di bandiera, l’Alitalia. Il suo tasso di popolarità era aumentato. E il principale gruppo di opposizione, il Partito Democratico (PD), era sprofondato in una crisi che avrebbe potuto portarlo allo scioglimento.


Tuttavia la scorsa settimana, una nuvola nera è apparsa sull’orizzonte di Berlusconi. Le misure repressive per ripristinare l’ordine pubblico, e che sono state al centro della sua vittoria nelle elezioni generali dello scorso aprile, adesso sono preoccupanti su due fronti.

Il primo è costituito dalla parte più a sud dell’Italia. Lampedusa, un’isola a 310 Km a nord della Libia, è diventata l’entrata principale in Europa per quegli africani che fuggono dalla povertà e dalla guerra. Dei 67.000 immigrati che sono arrivati in Europa per mare l’anno scorso, in base alle cifre delle Nazioni Unite, quasi la metà è sbarcata su questo pezzo di sabbia, che è la decima parte della Martha’s Vineyard e conta una popolazione locale di circa 6.000 persone.

Sono solo una minoranza i clandestini arrivati in Italia per mare e il governo sostiene che il loro numero è in diminuzione. In realtà sono molti di più rispetto a quelli che si trattengono oltre la scadenza del visto. L’anno scorso il loro numero è aumentato vertiginosamente del 75%, mettendo in imabarazzo un governo che si era ripromesso di fermare l’immigrazione clandestina. A dicembre, il ministro degli Interni, Roberto Maroni, ha optato per la deterrenza.

Inizialmente gli immigrati sono stati trasferiti da Lampedusa alla Sicilia dove, quelli a cui non viene riconosciuto lo status di profughi, ricevono un inutile ordine di espulsione. Successivamente, alcuni hanno scelto di rimanere in Italia clandestinamente, altri sono migrati verso altri paesi dell’Unione Europea.

Ora l’onorevole Maroni ha decretato che gli immigrati dovrebbero essere sottoposti ad una nuova identificazione e inviati al centro di espulsione di Lampedusa fino a rimpatrio avvenuto. Ma ci sono degli intoppi. Uno è che il nuovo centro non esiste. Dopo un’ondata di sbarchi clandestini in questo mese, il numero delle strutture esistenti, che hanno una capienza di 850 persone, è aumentato a 1.800. Alcuni detenuti sono stati costretti a dormire all’aperto sotto teli di plastica. Il leader del PD che ha visitato il sito il 23 gennaio ha affermato di aver trovato “persone accalcate sotto la pioggia, dormitori che contenevano il triplo o il quadruplo delle persone previste e un’infermeria in cui i feriti erano ammassati tutti insieme”.

Il giorno dopo la sua visita, centinaia di detenuti sono scappati dal campo e si sono uniti alle persone del posto che manifestavano contro il piano del governo. La paura degli isolani, ha affermato il sindaco Bernardino De Rubeis, è che Lampedusa potrebbe diventare l’Alcatraz del Mediterraneo. Un altro problema dello schema Maroni è che molti immigrati non possono essere rimpatriati in quanto la loro nazionalità è irreperibile o perché l’Italia non ha un accordo di rimpatrio con i loro paesi. Poco più di 200 sono stati portati via da Lampedusa in aereo.

Nonostante il duro atteggiamento nei confronti dell’immigrazione, è improbabile che la crisi a Lampedusa corroda il supporto del governo. Molto più minacciosi sono gli eventi di Roma, che ha assistito ad una sfilza di stupri. Il 27 gennaio la polizia ha arrestato cinque rumeni sospettati di far parte dell’orribile banda che ha agito una settimana prima. Uno stupro verificatosi a Roma nell’ottobre del 2007 ad opera di un rumeno ha fatto aumentare la richiesta di misure più severe contro la criminalità e gli stranieri, alla quale Berlusconi ha risposto con successo durante la campagna elettorale. Sia i cittadini che i partiti dell’opposizione si chiedeno se la linea politica del governo è all’opera, con particolare riferimento al dispiegamento di 3.000 militari da affiancare alla polizia. Questa settimana Berlusconi ha promesso incautamente di aumentarne il numero di 10 volte, prima di tirarsi indietro.

Lo ha fatto nel suo solito stile, con una battuta politicamente scorretta, suscitando le critiche dei suoi stessi sostenitori. “Dovremmo avere a disposizione tanti soldati quante sono le belle donne, ma non credo sia possibile”, ha dichiarato. Spesso è questa la strada della politica. Una volta iniziati i problemi, questi finiscono per aumentare.

(traduzione di Anna Cascone)