giovedì 25 settembre 2008

Dov'é il tiramisú dell'Italia?











The Guardian, 22.9.08

[articolo originale di Anna Masera qui]

É di scarsa consolazione il fatto che il fallimento della Lehman Brothers abbia colpito più il mercato finanziario anglo-americano rispetto al resto d'Europa. Gli osservatori dei governi del Vecchio Continente cercano di inculcare ottimismo spiegando che inglesi e americani hanno problemi maggiori; fanno pesante uso di carte di credito e quindi sono maggiormente in debito perché contano più sul credito che sul risparmio. Inoltre, gli “analisti continentali” ricordano che paesi come l'Italia, la Francia e la Germania, che contano molto di più sulla produzione che sulla finanza si trovano in una situazione migliore .

Ma se un vago ottimismo regna in alcune parti d'Europa dove i mercati finanziari non sono coinvolti nella tempesta, in Italia - dove i titoli delle testate giornalistiche focalizzano l’attenzione sulla crisi della compagnia aerea nazionale Alitalia, che è vicina al fallimento - l'ottimismo é irresponsabile.

La Banca centrale europea ha certificato che, in termini di crescita economica, l'Italia è ultima tra i paesi della zona euro. Secondo l'Istat, nel corso degli ultimi nove mesi il reddito nazionale è diminuito e il Fondo monetario internazionale indica che le aspettative di crescita per il paese sono estremamente basse.

L'economia italiana si è fermata. Da un lato c’è scarsa volontà di investire da parte delle imprese, stagnazione della produttività, perdita di competitività e difficoltà con le esportazioni, dall'altro lato vi è una domanda molto debole di beni di consumo, dato che il pessimismo per il futuro aumenta l'inclinazione verso il risparmio.

Da parte del consumatore, si profila una paura per il futuro: se è vero che il debito personale rimane basso, l'inflazione e l'effetto euro hanno raddoppiato i prezzi di molti beni e servizi negli ultimi anni, mentre gli stipendi sono rimasti gli stessi. Gli italiani sono molto più poveri di prima, il che significa che sono costretti o a spendere meno o a dare fondo ai propri risparmi.

A livello industriale, addio rinascita. La ristrutturazione del settore italiano si trova ad una drammatica battuta d'arresto, a causa della crisi del mercato internazionale, perché in Italia la crescita economica è stata trainata principalmente dal commercio estero, che è ormai praticamente scomparso. Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria (la Confederazione industriale italiana), mette in guardia dal fatto che alla fine del 2008 l'Italia sarà in una vera e propria recessione. Quindi, se l'Economist scrive che "i giorni d'oro sono finiti" nella City di Londra, a Milano in Piazza Affari nessuno starà esultando.

La priorità del governo di centro-destra dovrebbe essere il rilancio dell'economia del paese. Tuttavia, sembra più preoccupato a rassicurare la Commissione europea che intende mantenere la sua promessa di ridurre il debito pubblico, che non a rilanciare gli investimenti e il consumo a breve termine. Poiché è evidente che se un paese ristagna, l'Europa non sarà di aiuto, e gli analisti economici di ogni provenienza convengono che, per risvegliare l'economia italiana, ci deve essere un serio piano di riduzione fiscale.

Per evitare di aumentare il già enorme deficit pubblico, questo è possibile solo con il taglio della spesa pubblica corrente - una misura impopolare che finora nessun governo italiano, di destra o di sinistra, ha avuto il coraggio di attuare. Ma è il mandato di questo governo. Invece di “fare del bricolage” con Alitalia, Berlusconi farebbe meglio ad affrontare la questione immediatamente e in modo deciso. Potrebbe, con suo dispiacere, non essere più popolare, ma il motivo per cui è stato eletto è questo (quello di prendere decisioni difficili, NdR).

(traduzione di A.P.)

mercoledì 24 settembre 2008

Un'altra dose di morfina per l'Italia











El País, 16.9.08

[articolo originale qui]

L'onnipotente distributore di cinema statunitense DDA ha dichiarato che Silvio Berlusconi ha messo il veto alla proiezione del biopic di Oliver Stone sul suo amico George W. Bush al Festival del Cinema di Roma. Sorprende che il Cavaliere trovi il tempo per occuparsi della censura con tutto il daffare che ha cercando di fabbricarsi l'immunitá e fare finta di mettere a posto il paese, dalla spazzatura di Napoli all'impressionante pasticcio di Alitalia, passando per l'invasione degli zingari -che si é mostrata piú falsa di una parrucca-.

Eppure, tristemente, la notizia suona verosimile. Per controllare l'Italia, Berlusconi non ha bisogno nemmeno di alzarsi dal letto. Il cinema é solo uno tra i tanti settori culturali che sono stati nazionalizzati, divorati dai tentacoli dell'invincibile impero Mediaset. Se Medusa, casa di produzione e distribuzione di Berlusconi, fá e disfa i suoi capricci al Festival di Venezia, cosa potrá fare nel piccolo Festival di Roma che ha introdotto lo sconfitto Walter Veltroni e che ora si celebra sotto l'egida del sindaco postfascista Gianni Alemanno?

La censura del film di Stone, che racconta l'impareggiabile carriera di Bush dall'alcol alla guerra santa, anche se riprorevole in sé, é solo un altro sintomo della sorridente degradazione morale dell'Italia, un paese il cui primo ministro controlla il 90% delle televisioni, oltre ad una grande fetta della torta editoriale e cinematografica, e a cui si rivelgono tutti i mesi, in un modo o in un altro, quasi due terzi dei membri del parlamento.

Renato Soru, imprenditore sardo che ha comprato il 90% delle azioni de L'Unità, ha spiegato che lo ha fatto per evitare che in Italia continuino a succedere barbaritá senza che nessuno si indigni. Berlusconi ha anestetizzato il paese, dice Soru. Le proclamazioni neofasciste del sindaco Alemanno e del suo collega di partito Ignazio La Russa, ministro della Difesa che ha messo 3000 militari per le strade perché facciano da polizia, sono gli ultimi esempi che mostrano che, ogni giorno di piú, in Italia si possa dire qualunque cosa senza che nessuno si scandalizzi. Ma possiamo scommettere che ne sentiremo di piú grosse.

(segnalato da Carolina)

martedì 23 settembre 2008

Satira francese












Dallo spettacolo di pupazzi rappresentanti vari politici "Les Guignolos de l'info". Presente anche nel film di Sabina Guzzanti "Viva Zapatero".

(segnalato da
blogdellaliberta)

venerdì 19 settembre 2008

Povero Mussolini!













Frankfurter Rundschau, 10.9.08

I politici al governo in Italia sminuiscono il Fascismo

[articolo originale di Dominik Straub qui]

Roma. Proprio durante un viaggio in Israele, dove ha visitato anche il monumento commemorativo dell’olocausto Yad Vashem, Gianni Alemanno ha espresso al meglio le sue idee sul fascismo. “Io non penso, e non ho mai pensato, che il fascismo sia stato il male assoluto; il fascismo è stato un fenomeno complesso”, ha spiegato il sindaco di Roma, che appartiene al partito di destra Alleanza Nazionale (AN). Molti avrebbero aderito al fascismo “in buona fede”. “Le leggi razziali volute dal fascismo sono state il male assoluto, e ne hanno suggellato la fine politica e culturale.”

Alemanno si distanzia quindi dall’affermazione del capo del suo partito, Gianfranco Fini, che cinque anni fa allo Yad Vashem definì il fascismo come “male assoluto”. Con ciò ha voluto riabilitare definitivamente il suo partito che deriva dal Movimento Sociale Italiano (MSI). Le affermazioni relativiste di Alemanno hanno suscitato indignazione: Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche, ha dichiarato che le leggi razziali non possono essere considerate separate dal fascismo. Il predecessore di Alemanno al Campidoglio, Walter Veltroni, ha definito queste relativizzazioni un’”offesa per Roma”.

Il ministro della difesa rincara la dose

La rabbia non si era ancora placata quando Ignazio La Russa, ministro della difesa di Berlusconi e anch’egli membro di AN, ha gettato benzina sul fuoco: “Farei un torto alla mia coscienza se non ricordassi che anche altri militari in divisa, come quelli della Repubblica di Salò, combatterono credendo nella difesa della Patria e si opposero allo sbarco degli anglo-americani”, ha dichiarato La Russa durante le commemorazioni per l’armistizio firmato l’8 settembre 1943.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che partecipava alla cerimonia e che durante la guerra combatté contro il Fascismo nella Resistenza, ha ricordato i 600.000 italiani che rifiutarono volontariamente di entrare nell’esercito della repubblica-fantoccio di Salò, voluta da Hitler, e che per questo furono deportati nei campi di concentramento tedeschi: “dimostrarono senso del dovere, fedeltà e dignità e perciò sono divenuti simboli della Resistenza”, ha affermato Napolitano.

I fatti parlano chiaro: nonostante la svolta democratica di AN decretata da Fini, all’interno di questo partito sono tuttora in molti a revisionare il fascismo e il Duce, Benito Mussolini. “Eccessi” come le leggi razziali vengono imputati alla “pressione” che il ben più cattivo Adolf Hitler esercitava sul Duce. Molti politici di AN, tra cui Alemanno e La Russa, si vantano del loro passato da picchiatori fra i rappresentanti della destra.

Naturalmente la storia non viene revisionata solo all’interno di AN. Molti italiani la pensano come il capo del governo Silvio Berlusconi, che nel 2003 ha detto che il Duce era un “dittatore buono”, che “spediva i suoi nemici all’estero per le vacanze”. Un’elaborazione autocritica della storia viene tuttavia ostacolata da una sinistra che venera i combattenti della Resistenza come dei santi, nonostante sia stato dimostrato da tempo che i partigiani si sono resi colpevoli di crimini altrettanto gravi durante la loro lotta antifascista.

(segnalato da Fabrizio G., traduzione di Mariavittoria Puccetti)

mercoledì 17 settembre 2008

Mani pulite, please







Nature, n. 7205, 7.8.08

Il governo italiano deve mantenersi a distanza dagli interessi delle industrie.

[articolo originale qui]

Quindici anni fa, all'apice della campagna anticorruzione "Mani Pulite", la polizia irruppe in casa di Duilio Poggiolini, direttore del servizio farmaceutico nazionale, e scoprí una barra d'oro sotto il suo pavimento. Per molti italiani, l'immagine di quella barra splendente echeggia ancora oggi - un simbolo persistente di un tempo in cui chi aveva il potere, persino il ministro della salute, prendeva regolarmente tangenti dall'industria farmaceutica per approvare medicinali e fissarne il prezzo.

Si presero delle misure per evitare che situazioni del genere potessero ripetersi. Quindi é preoccupante che Nello Martini, un farmacista senza affiliazioni politiche, sia stato rimosso dal nuovo governo di Silvio Berlusconi dalla posizione di direttore dell'AIFA, l'agenzia autonoma creata nel 2004 per registrare i farmaci e supervisionarne l'uso. Martini ha portato avanti il suo mandato con successo, limitando le spese per medicinali al 13% del totale budget dedicato alla salute. Ma nel processo é incappato nell'ira delle compagnie farmaceutiche. Fino a poche settimane fa, alcuni pm a Torino hanno accusato Martini di disastro colposo per ritardi burocratici nell'aggiornare sui pacchetti le informazioni sugli effetti collaterali di alcuni medicinali - anche se nessuno aveva bisogno della modifica di piú di qualche dettaglio rispetto al testo giá esistente.

Martini é stato rimpiazzato a metá luglio dal microbiologo Guido Rasi, membro del comitato esecutivo dell'AIFA, e descritto dalla stampa italiana come vicino al partito di destra Alleanza Nazionale, che fa parte della coalizione del governo Berlusconi. Ancora piú preoccupante é il fatto che il governo, instauratosi a maggio, ha dichiarato che ridurrá il potere dell'AIFA separando il prezzamento dei farmaci dalle considerazioni sulla loro efficacia, riportando il prezzamento ai ministeri della salute e del welfare. In un momento in cui tutti i paesi stanno lottando per ottenere nei limiti di un budget limitato farmaci di nuova generazione, che sono molto costosi, questo non ha nessun senso. L'agenzia autonoma deve potere integrare tutte le infomazioni tecniche ed economiche se l'Italia vuole gestire un sistema sanitario efficiente e senza sprechi. Inotre, le connessioni tra i ministeri di sanitá e welfare e le compagnie farmaceutiche sono strette in modo imbarazzante. Ad esempio, la moglie del ministro Maurizio Sacconi é il direttore generale di Farmindustria, l'associazione a difesa degli interessi delle industrie farmaceutiche.

Infatti, il governo Berlusconi ha mostrato tendenze preoccupanti nel permettere agli interessi delle industrie di guadagnarsi influenza sulle agenzie statali. Poche settimane dopo aver cacciato Martini, l'Agenzia Spaziale Italiana é stata messa nelle mani di un commissario che é a capo del dipartimento spaziale del gigante dell'aerospazio Finmeccanica. Il governo dovrebbe pensarci due volte prima di riaprire la porta che era stata deliberatamente chiusa dopo l'affare Poggiolini.

(segnalato da Pina)

martedì 16 settembre 2008

Mediacrazia











Algemeen Dagblad

[vignetta di Schot disponibile qui]

NdR. Visto che il poll si é concluso e la maggior parte di voi non disdegna altri contenuti rispetto ai soli articoli della stampa estera, oggi vi proponiamo questa bella vignetta!



















Giornalista: Presidente Berlusconi, per favore una breve dichiarazione sulle continuate accuse per corruzione nei suoi confronti.
Berlusconi: Sei licenziato...


lunedì 15 settembre 2008

Il paese che purtroppo amo








Die Zeit, 17.7.08

Mai è stato più difficile di adesso amare l’Italia. Comunque sia l’autrice non potrebbe vivere altrove. Storia di una confusione di sentimenti.

[articolo originale di Petra Reski qui]

In quell’estate in cui mi innamorai di quell’Italiano, si raccontava sulle spiagge italiane delle frodi di Bettino Craxi e io pensavo: strano paese, dove anche i bagnini sanno che il capo del partito socialista ruba! Era l’estate del 1989, e io stavo sdraiata sul lettino ad ascoltare il bagnino, che imperturbabile ragionava dei metodi illegali dei socialisti e democristiani di finanziamento al partito, di abuso di potere, di corruzione, di implicazioni con la mafia e complotti di morte, il tutto mentre organizzava il torneo di bocce.

Sempre lo stesso anno andai per la prima volta come giornalista in Sicilia. Là conobbi il poliziotto che aveva scoperto la Pizza-Connection, il commercio di eroina tra la Sicilia ed il nord America. Era scortato da due guardie del corpo e guidava una limousine blindata e mi ricordo ancora cosa pensai: che paese originale! dove i poliziotti devono essere scortati!

Il ministero degli interni gli aveva intimato di lasciare la Sicilia perchè la sua incolumità non poteva essere più garantita. Al suo rifiuto fu trasferito d’ufficio a Palermo. Lo trovai bizzarro, che in Italia si penalizzasse un poliziotto che aveva raggiunto dei successi e pensai che questo sarebbe appartenuto presto al passato. Dopotutto eravamo, in quell’estate dell’89, spaventosamente fiduciosi nel futuro: soffiava un vento positivo, un incitamento a mettersi in marcia, finalmente si sentiva che il mondo si muoveva. All’est si sbriciolava il cemento e i giornalisti erano convinti che anche in Italia stessero vacillando le fondamenta sui cui la mafia, i democristiani e i socialisti corrotti avevano basato il loro sistema di potere.

Forza Italia! Mi dissi io. L’italiano al mio fianco rimase però scettico.

Solo due anni più tardi mi sono arresa alla tedesca nostalgia dell’Italia e mi sono trasferita dall’italiano al mio fianco, nel paese del Viaggio in Italia “in cui tutti a modo loro non lavorano, non solo per vivere, ma per godere e che vogliono essere felici di vivere anche sul lavoro”, nel paese dell’anticiclone delle Azzorre e degli intrepidi pubblici ministero. A Milano era stato appena scoperto uno scandalo per corruzione per cui in televisione le trasmissioni più seguite erano diventati i collegamenti dal Palazzo di Giustizia di Milano. E a Palermo Giovanni Falcone e Paolo Borsellino erano riusciti per la prima volta nella storia della giustizia italiana di portate a conclusione, attraverso tutti e tre gli stadi del giudizio, un processo contro la Mafia, senza che la Mafia riuscisse ad intervenire per “rimettere tutto al suo posto”. E anche dopo la morte di tutti e due i PM non c’era comunque alcun dubbio che l’Italia non si trovasse sul punto di svolta morale e non volesse più stare al gioco della Mafia e di una classe politica corrotta: nel 1993 fu citato in giudizio Giulio Andreotti, 7 volte presidente del consiglio, per concorso in associazione mafiosa (appoggio alla mafia).

La storia gridava: avanti! Pensavo. Solo l’italiano al mio fianco restava scettico. Qui regna la chiesa cattolica da 2000 anni, diceva lui, abbiamo il Papa in casa nostra! Non dimenticare che il cattolicesimo non è più religione di stato solo dal 1984! La mafia e la chiesa non permetteranno mai che in Italia cambi qualcosa! Non siamo in Germania qui! non essere ingenua!

Io ritenevo ancora la chiesa un affare privato e la mafia un fenomeno artificiale creato dagli uomini. Come tale ha avuto un inizio così come avrà una fine, aveva detto Giovanni Falcone, e perché non sarebbe dovuto essere così anche per le altre cose in Italia? Ho cominciato a farmi prendere dai dubbi quando la critica sul cosiddetto “terrore morale” dei giudici crebbe sempre di più. Niente è più proibito in Italia come il giustizialismo: non siamo tutti in qualche modo peccatori davanti a Dio? Gli italiani smisero di lanciare monetine ai politici. E votarono Berlusconi. Colui che salì al potere portava scarpe con i tacchi alti, aveva fondato un partito casareccio e si faceva riprendere da telecamere coperte da collant per apparire con un aspetto più fresco e giovanile. I redattori tedeschi mi chiamarono preoccupati e chiesero cosa stava succedendo all’Italia. Citai in risposta, il giornalista italiano Indro Montanelli: “per immunizzarsi contro Berlusconi, gli italiani devono solo eleggerlo una volta”. Non avremmo potuto immaginare che gli italiani fino ad adesso si facessero vaccinare tre volte senza successo. Berlusconi dev’essere più o meno come il virus Ebola, disse lo scrittore Roberto Alajmo.

Dopo la seconda elezione di Berlusconi lo sconcerto si era già ridotto, alla terza nessuno dei miei colleghi tedeschi mi ha chiesto qualcosa. Berlusconi era diventato come un reumatismo cronico, qualcosa come la mafia, di cui in Germania non si riesce a capire come non se ne possa venire a capo. I colleghi tedeschi cominciarono a scrivere i necrologi per l’Italia, paese che già Pasolini aveva compianto: “io purtroppo ho amato gli italiani: non solo per le forme del potere (e quindi anche per l’opposizione titubante), ma soprattutto per costumi popolari e organizzazioni umanitarie. È stato un vero e proprio amore radicato nella mia esistenza. Ho sentito quindi con tutti i miei sensi come i comportamenti forzati del consumismo hanno trasformato, plasmato e irrimediabilmente ridotto le qualità del popolo italiano”.

Per i corrispondenti esteri la rielezione di Berlusconi è stato un colpo di fortuna, perché sotto il governo Prodi era ancora più difficile spiegare cosa non andasse in Italia. Prodi non era Berlusconi e questo portò in Germania alla conclusione “ la destra è cattiva e la sinistra è buona”. In questo schema però non si confà che persino il capo del partito comunista Massimo D’Alema collabori con Berlusconi e contribuisca praticamente ad abolire la legge sui teste principali della Mafia. Ancora più difficile è spiegare come il ministro della giustizia sotto il governo Prodi, Clemente Mastella, si sia adoperato personalmente perché venissero rimossi i pubblici ministero che dovessero indagare sui politici italiani. Al PM calabrese Luigi De Magistris fu tolto il caso perché si era permesso di indagare per appropriazione indebita di fondi comunitari, non solo amici diretti del ministro, ma anche addirittura lo stesso Prodi, che al momento ricopriva il ruolo di presidente della commissione europea. Poco dopo il ministro della giustizia Mastella dovette dimettersi perché accusato di abuso di potere e minacce e portò alla caduta del governo Prodi.

Ma perché è sempre così in Italia? Chiedono i miei amici tedeschi, sogghignando (cosa che mi fa imbestialire), riferendosi alla formazione del 62esimo governo dalla fine della seconda guerra mondiale. Perché, diversamente da quel che si pensa in Germania, i 62 governi non sono per niente espressione della voluttuosità mediterranea, bensì un rituale per la casta politica al potere da 60 anni. Nella politica italiana non c’è un volto nuovo da 30 anni. Chi ce l’ha fatta ad entrare in parlamento, resta attaccato alla poltrona fino alla morte e Andreotti non morirà mai. Qui si riesce a far passare un uomo come il democratico di sinistra Walter Veltroni, che dagli anni 70 pratica la vita politica, come un volto nuovo. Perché in effetti lo è, un Newcomer, in confronto con il quasi 90enne Andreotti.

Berlusconi ha ripreso il suo ruolo di pazzo sorridente, che governa un paese deriso, del quale alla fine all’estero interessa sapere solo dove sono le spiagge più belle, gli hotel più economici o il ristorante migliore. Perché dietro all’opera buffa si nasconde un paese impaurito ed indurito. Un paese da cui sono passati negli anni tutti i progressi culturali e scientifici, un paese che è governato da un cinico, accusato di frode fiscale, falso in bilancio, concorso in associazione mafiosa, corruzione di giudici, complicità in attentati- accuse che si sono concluse con assoluzioni, archiviazioni, a volte andate in prescrizione, assoluzioni per mancanza di prove o condanne salvate da successive amnistie. A questo cinico è riuscito da tempo anche imbrigliare l’opposizione di sinistra tanto che questa si mostra all’esterno battagliera come ai tempi della seconda rivoluzione industriale ma internamente è distrutta da crisi tanto da guadagnarsi il disprezzo degli elettori almeno quanto Berlusconi.

Anch’io scrivo volentieri delle gaffe di Berlusconi. È divertente scrivere che ha nominato ministro delle pari opportunità una modella di nudo, così come spiegare come la sua coalizione di governo abbia proposto come primo provvedimento la restrizione delle intercettazioni telefoniche. Non si deve essere ascoltati quando di è sospettati di aver reso falsa testimonianza davanti a un magistrato. O quando si è sospettati di far parte di un’associazione criminale. Giornalisti che dovessero citare testi tratti dalle intercettazioni rischierebbero fino a tre anni di carcere. L’opposizione dice: niente. O comunque niente d’importante. E perché. I crimini, di cui si parla, sono i crimini dell’establishment. Di cui anche i politici della sinistra democratica fanno parte. Anche la prima proposta di legge del caduto governo Prodi riguardava la restrizione delle intercettazioni telefoniche. Solo che la legge non era mai promulgata.

È più divertente scrivere del reimpianto di capelli di Berlusconi che di come la camorra gestisce la spazzatura di Napoli o di come fa l’andrangheta calabrese ad avere un giro d’affari di 44 miliardi di euro l’anno, pari al 3% del PIL italiano. O del fatto che a Napoli una pattuglia della polizia è intervenuta nel reparto ginecologico di un ospedale per impedire un’interruzione di gravidanza- perché la chiesa cattolica conduce in questi giorni una vera e propria crociata contro l’attuale legge sull’aborto. O di quanto spazio abbia dato il quotidiano liberale di sinistra La Repubblica ai cardinali e alle loro nebulose argomentazioni per la “protezione della vita”.

Pure i fratellini spagnoli ora danno consigli.

Nel frattempo l’italiano al mio fianco deve non deve solo subire l’onta di essere sconfitto nel calcio dai poveri, piccoli fratelli spagnoli ma anche che il presidente spagnolo Zapatero si metta a dar consigli, dalle pagine del quotidiano La Repubblica, su come l’Italia potrebbe recuperare la sua arretratezza. Gli italiani guardano alla Spagna pieni di invidia, non solo per l’alto livello del PIL ma anche perché chiaramente gli spagnoli fanno tutto meglio. Zapatero ha più volte ripreso la sua battaglia contro la chiesa, una battaglia che Italia è considerata persa da sempre. Mentre Zapatero è riuscito a far approvare le unioni tra omosessuali e propone di rimuovere i simboli religiosi come la croce da tutti gli edifici pubblici, i politici italiani fanno la coda per poter baciare la mano al Papa.

I miei colleghi tedeschi mi chiedono: come può essere che in Italia gli unici personaggi dell’opposizione da prendere sul serio siano un comico, un filosofo, un giornalista e un ex- magistrato? E io dico. L’italia è il paese nel cui parlamento siedono 70 pregiudicati. E anche un paese però dove milioni di italiani poi scendono per le strade per manifestare contro la presenza di questi pregiudicati nel palazzo del potere.

Dal momento che sento che in questo momento storico non ci siano parole che possano descrivere i fatti, preferisco bilanciare. Anche perché io, a differenza dei miei colleghi di Feuilleton, non mi sono limitata a raccontare il drammatico rapporto di odio-amore tra la Germania e l’Italia, ma io l’Italiano al mio fianco l’ho sposato. 19 anni di turbolenta vita matrimoniale.

(a cura di Cristiana)


venerdì 12 settembre 2008

Silvio Berlusconi mette in imbarazzo Gordon Brown sulla "windfall tax"






The Guardian, 10.9.08

[articolo originale di Andrew Sparrow qui]

Silvio Berlusconi - eroe della sinistra. Non é cosí che suole essere definito il plutocrate indossa-bandane, ma questa é stata l'impressione che ha dato il premier italiano in una conferenza stampa un pó surreale con Gordon Brown oggi pomeriggio.

Nonostante Brown non sia riuscito a definire una windfall tax (tassa sull'eccesso di profitti di compagnie private, messa in vigore dal governo laburista nel 1997, NdR) per le compagnie del settore dell'energia, é venuto fuori che la sua controparte italiana di destra non aveva avuto scrupoli nell'introdurne una tutta sua. E' conosciuta come Robin Hood tax e, secondo Berlusconi, ha suscitato una tempesta di proteste.

"Abbiamo avuto questa idea per fare qualcosa per i bilanci di quelle compagnie che hanno tratto profitto dagli aumenti di petrolio e gas," ha detto Berlusconi.

"L'abbiamo fatto per creare un fondo d'aiuti per i nostri cittadini piú esposti agli aumenti dei prezzi, in particolar modo degli alimentari. Abbiamo una carta sociale che usa fondi da questa tassa in particolare, che é una tassa temporanea. E' stata molto bene accolta anche dalle stesse compagnie coinvolte."

Mentre Berlusconi si auto-incensava, come una versione mediterranea di Derek Simpson, Brown aveva quel sorriso stampato in faccia che suggeriva che sotto sotto si stava contorcendo per l'imbarazzo. Su uno degli argomenti chiave di politica del giorno, Berlusconi ha un atteggiamento piú in linea con il partito laburista ed il Trades Union Congress che lo stesso premier del partito laburista.

Berlusconi l'ha fatto apposta, giusto per divertirsi un pó (perché avrebbe sempre potuto specificare la diversitá della situazione economica nei due paesi ecc.)? O si é semplicemente infischiato della delicatezza dell'argomento per i laburisti? Non lo so.

Ma Berlusconi era certamente di un umore gioviale. Quando James Landale della BBC gli ha chiesto come mai l'Italia fosse al 65mo posto nella lista stilata dalla Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo dei paesi migliori per fare investimenti, dietro Giamaica, Perú e Turchia, ha iniziato a vaneggiare sul fatto che l'Italia abbia piú impianti TV e cellulari rispetto a qualunque altro paese europeo, un alto numero di automobili, il 72% delle opere d'arte europee, 100.000 chiese, 3.500 musei, 2.500 siti archeologici ed una squadra di calcio di prestigio mondiale.

Beccati questo, Turchia!

giovedì 11 settembre 2008

Spot tv di stato svedese














(segnalato da Manuel B.)

mercoledì 10 settembre 2008

Silvio Berlusconi approfitta della sua popolarità e dell'apatia della sinistra per far approvare pesanti riforme











Le Monde, 3.9.08


[articolo originale di Philippe Ridet qui]

Silvio Berlusconi esulta: «Ho fatto tornare a casa Prodi e i comunisti ed ho ingaggiato Ronaldinho al Milan AC. In conclusione, ho mantenuto tutte le promesse che avevo fatto prima delle elezioni». Ad altre riprese, il presidente del consiglio si è anche vantato di aver risolto il problema dei rifiuti a Napoli – o almeno di averli fatti sparire – o di aver trovato una soluzione 100% transalpina per raddrizzare la compagnia aerea Alitalia.

Sei mesi dopo la sua elezione, Berlusconi gode di una popolarità invidiabile (più del 50%) e beneficia del trauma post-elettorale del centro sinistra. Pertanto l’Italia, come il resto dell’Europa, soffre : l’aumento dei prezzi è del 4%, il divario Nord-Sud non cessa di aumentare, il peso della funzione pubblica soffoca lo Stato, la prospettiva di crescita è vicina allo zero…

Per rimediare al «male italiano», tre dossiers, nei quali il presidente del consiglio punta più sulla sua immagine di riformatore che sul suo avvenire politico, sono sul tavolo al rientro delle vacanze.

Il federalismo fiscale

E’ «la madre delle riforme», dicono al governo. Voluta dall’alleato populista di Berlusconi, La Lega Nord, questo progetto, che deve essere presentato in consiglio dei ministri a metà settembre, si fissa come obiettivo quello di avvicinare la fiscalità ai cittadini e di incentivare le regioni ad una gestione più rigorosa delle finanze. In poche parole, le regioni non potranno spendere più di quello che entra nelle loro casse.

Per arrivarci, lo Stato prevede d’attribuire una parte delle entrate fiscali (imposta sul reddito e differenti tasse sulle abitazioni) direttamente agli enti locali. Un sistema di perequazione attualmente in fase di studio permetterebbe poi di livellare le disparità, le regioni più ricche (nord) verseranno i loro eccessi alle regioni più povere (sud).

Questo testo è accompagnato da un’importante lavoro di ricerca di un’accordo tra centro sinistra e centro destra. Per essere adottato, dovrá o ottenere la maggioranza dei due terzi in Parlamento, o essere sottoposto a referendum.

La pubblica amministrazione e la scuola

Questa riforma è partita a causa di alcuni articoli di giornale su cui si leggeva che alcuni funzionari pubblici erano stati sorpresi a timbrare i cartellini dei colleghi. Poi il tono è montato contro i «fannulloni» statali. Lo Stato italiano si vuole ispirare al modello francese: riduzione degli effettivi e revisione degli stipendi, riservando una parte delle economie realizzate a delle promozioni basate sul merito.

Questa politica vede una prima applicazione nell’insegnamento. Circa 80.000 posti saranno soppressi già a settembre. Questa economia si accompagna ad una nuova distribuzione delle ore d’insegnamento, considerata più efficace, e al ritorno del maestro unico alle elementari. Questa politica d’osterità per la scuola è stata anch’essa preceduta da un’impressionante campagna giornalistica nel corso della quale tutti i giornali italiani (o quasi) condividevano il fatto che il vecchio sistema scolastico fosse un fallimento, o almeno inefficace.

La riforma della giustizia

Dopo aver fatto votare una legge che garantisce l’immunità penale alle quattro più alte cariche dello Stato («non dovrò più passare i miei sabati con i giudici» si è felicitato con se stesso in privato), Berlusconi vuole riformare il sistema giudiziario: desidera separare le carriere dei giudici e dei procuratori, introdurre dei criteri di «merito» per valutare il lavoro dei magistrati, e riformare il Consiglio Superiore della Magistratura per aumentarne il numero di membri eletti dal Parlamento.

Questo progetto di riforma inspira ai suoi critici non poco timore, i quali vedono in questo un «ritorno al fascismo». Lunedì 1 settembre il guardasigilli, Angelino Alfano, ha incontrato il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per rassicurarlo. Quest’ultimo ha poi esortato centro-destra e centro-sinistra a “lavorare insieme” sull’organizzazione della giustizia.

Altro progetto di Berlusconi : autorizzare le intercettazioni telefoniche per i soli casi di terrorismo e crimini mafiosi.

(traduzione a cura di Enrico Favaro)

martedì 9 settembre 2008

Berlusconi/Putin: Le "misure" dei potenti









Fokus Online, 17.4.08

Durante la campagna elettorale Berlusconi si è vantato di essere più alto di Putin. Basta solo esserne convinti. Il neopresidente del consiglio italiano incontra il prossimo capo del governo russo.
[articolo originale qui]


Ndr: Un insolito articolo di qualche mese fa.


La vittoria elettorale di Silvio Berlusconi è stata annunciata non più di 24 ore fa e il 71-enne miliardario dei media già si vanta della sua stretta amicizia con Vladimir Putin. Dall’alto dei cieli Berlusconi promette che questa amicizia porterà vantaggi anche ai rispettivi paesi. “Presto saremo entrambi capi di governo e quindi colleghi” ha anche aggiunto. Putin lascerà il 7 Maggio l’ufficio del presidente. Berlusconi siederà molto probabilmente dall’inizio del mese prossimo nell’ufficio del presidente del consiglio dei ministri.

Durante l’incontro di lavoro di Giovedì e Venerdì in Sardegna, si parlerà, secondo il portavoce di Putin, dello stato dei rapporti tra Italia e Russia e sulle prospettive. “Proprio sul settore energetico dovrebbero essere stretti legami più forti tra Roma e Mosca. Ritengo che il nostro lavoro bilaterale per quanto riguarda il settore energetico non perderà vigore e dinamismo rispetto a quanto è stato fino adesso.” Ha detto il vicepresidente del parlamento russo. I gruppi italiani Eni ed Enel hanno lasciato correr voce di voler offrire quote per la realizzazione di un gasdotto in Libia e Egitto al loro partner russo Gazprom.

Al di là degli interessi economici politici i due piccoli grandi uomini avranno modo durante la cena di squadrarsi meglio. L’ultima volta, nell’estate del 2003, Berlusconi spalancò le porte della sua villa in Sardegna all’amico Wladimir. Già a quei tempi tra quei due correva della simpatia. Il russo invitò a sua volta l’italiano in Siberia. Perché lì il clima è migliore, scherzò Putin durante un suo viaggio di Stato a Roma.

L’antica amicizia non arrugginisce

Dopo l’uscita di scena di Gerhard Schröder dal ruolo di esperto politico “maschilista” di vertice Putin ha “riscoperto” quindi il suo vecchio rapporto con Berlusconi. Buoni amici nelle capitali Europee sono comunque diventati rari. Per cui ancora meglio si adatta l’amico italiano “ospitante” all’intreccio politico di potere dell’appena prescelto capo del partito Putin.

In Libia Putin si è incontrato con un altro Enfant terrible della scena politica internazionale: il capo della rivoluzione Muammar el Gaddafi.
Con lo scopo di “rinsaldare i rapporti di amicizia tra i due popoli” si è bevuto tè nelle tende beduine a Tripoli e si è parlato, come riportano i Media russi, anche di affari: armi, petrolio e gas.

La fedeltà e l’altezza

Contrariamente al presunto Don Giovanni Putin, Berlusconi è rimasto fedele, a se stesso ed al suo stile politico. Già durante la sua prima apparizione pubblica dopo la vittoria elettorale si è subito esibito rivelando particolari piccanti sulla sua eterna gioventù e soprattutto sulle donne che lavorano negli uffici politici.

Il biografo di Berlusconi Alexander Stille (cittadino Berlusconi) vede nell’ex canzonettaro proprio per il suo modo di essere, uno dei più bravi venditori del mondo. “Berlusconi sarebbe in grado di vendere il ghiaccio agli Eschimesi e il petrolio ai Sauditi. È convinto lui stesso di quello che dice.” Durante la campagna elettorale disse Berlusconi di se stesso: “sono alto 1,71 m”. secondo quanto afferma il giornale milanese “Corriere della Sera”, Putin è veramente 4 centimetri più basso.

(traduzione a cura di Cristiana)

lunedì 8 settembre 2008

The Economist vince contro la denuncia sporta da Berlusconi











The Economist, 5.9.08

[articolo originale qui]

NdR: L'articolo del the Economist in questione ("An Italian Story"), molto interessante anche se datato, é disponibile in italiano qui

Nel mese di luglio del 2001 Silvio Berlusconi, allora Presidente del Consiglio in Italia, avvió un processo in Italia sostenendo che The Economist l'avesse diffamato nel suo articolo "An Italian Story", pubblicato sul numero del 26 aprile 2001. La copertina (nell'immagine in alto, NdR) aveva come titolo: "Perché Silvio Berlusconi non é adatto a governare l'Italia". Siamo lieti di annunciare che la Corte di Milano ha respinto tutte le accuse di Berlusconi, condannandolo a pagare i costi del processo sostenuti dal The Economist. La sentenza completa, in italiano, é disponibile qui. The Economist non rilascerá nessuna ulteriore dichiarazione. Berlusconi é ancora una volta il Presidente del Consiglio italiano.

(segnalato da Alain)

venerdì 5 settembre 2008

Un partito italiano cerca di bloccare la costruzione di nuove moschee






The Financial Times, 25.8.08

[articolo originale di Paul Bompard qui]

La Lega Nord italiana, movimento populista, xenofobo, a tratti separatista che é una componente chiave nella coalizione di governo di Silvio Berlusconi, ha proposto un nuovo disegno di legge che bloccherebbe la costruzione di nuove moschee islamiche.

Il decreto, che il capogruppo della Lega alla camera Roberto Cota dovrebbe portare in parlamento la settimana prossima, richiederebbe l'approvazione della regione per costruire le moschee. Richiederebbe anche che si tenga prima un referendum locale, che non ci siano minareti o altoparlanti a convocare i fedeli alla preghiera, e che i sermoni siano tenuti in italiano, non in arabo.

Le possibilitá che questa legge venga approvata sono esigue, poiché questa cozza contro piú di un diritto costituzionale e non c'é stato immediato supporto né da Forza Italia né dal partito ex-fascista Alleanza Nazionale.

Ma c'é stato un cauto supporto dal piccolo, ultra-cattolico partito UDC, e la proposta legislazione anti-moschee riflette senza dubbio la sensazione dilagante tra gli italiani che ci sia bisogno di una qualche forma di difesa contro una presenza islamica in rapida crescita. Attualmente la popolazione musulmana presente in Italia é stimata intorno al milione, con 258 moschee registrate.

La Lega Nord, che in teoria é a favore della secessione del Nord Italia dal Centro e dal Sud, ha ottenuto piú dell'8% dei voti alle elezioni di aprile, ed ha sempre sbandierato la difesa dei valori nazionali della "razza" del Nord, in qualitá di prodotto naturale della sua terra.

Senza entrare nei dettagli, Roberto Maroni, Ministro degli Interni leghista, ha anche detto ad aprile che i "nomadi" - come gli Italiani chiamano gli zingari, anche se molti si spostano molto poco- che non fossero cittadini italiani e non avessero i requisiti per restare sarebbero stati riportati ai loro "paesi di origine".

La Lega ha cavalcato un'ondata di xenofobia, paura dei crimini commessi da stranieri, e preoccupazione per gli immigrati illegali, che ha aiutato di molto l'alleanza di Berlusconi a vincere le elezioni.

giovedì 4 settembre 2008

Tempo di OPA mentre in Europa é caccia al partner perfetto









The Guardian, 27.8.08

[articolo originale di David Gow qui]

NdR:Pina ci fa notare che l'articolo originale é stato corretto. Dunque si trattava solo di un errore o della creativitá di qualche buontempone del Guardian che si é poi dimenticato di correggere le sue malandrinate. Comunque, é stato divertente :)

L'aria in Europa in questi oscuri giorni di fine estate é densa di discorsi su reali ed immaginarie OPA nei settori dei motori, bancari ed energetici, tra gli altri. Con l'uscita dal credit crunch e, nonostante questo, l'ovvio rischio di una recessione su vasta scala, l'attivitá d'acquisizione é all'ordine del giorno.

Ci sono minimo tre bersagli solo nel settore dell'aviazione: Alitalia, Austrian e Iberia. Silvio Buffone (sic, NdR), il premier italiano, rieletto anche per la sua promessa di rilanciare la moribonda compagnia di bandiera, mantenerla in mani nazionali e proteggere i posti di lavoro, sta macchinando una soluzione che coinvolgerebbe un gruppo di importanti imprenditori che apporterebbero la somma di un miliardo di euro ad Alitalia - oltre i 300 milioni di euro di aiuti statali che in questo momento la Commissione Europea sta verificando se considerare legali o meno. Buffone ha aiutato ad assicurare il ritiro dell'offerta di Air France - KLM di entrare in possesso dell'Alitalia comprando il 49.9% delle azioni statali.

Alitalia, che ha perso altri 215 milioni di euro nei primi 3 mesi del 2008, ha un debito di 1,1 miliardi di euro, una flotta di aerei che invecchia, sindacati e creditori entrambi bellicosi. L'ultimo piano di rilancio, conosciuto come Piano Fenice, permetterebbe ad importanti imprenditori italiani di rilevarla ed unirla con AirOne dopo la sua divisione e le sue attivitá in perdita messe sotto amministrazione statale (bancarotta). Questo risibile campione nazionale inviterebbe poi un aiuto esterno da parte delle altre compagnie europee in cambio di una parte delle azioni. Inevitabilmente é la tedesca Lufthansa - che si é guardata bene dall'avvicinarsi al primo tentativo di salvataggio di AF-KLM - ad essere considerata il salvatore piú probabile.

Ma la compagnia aerea, che ha giá ingoiato Swiss, sta adesso provando a rilevare l'Austrian, anch'essa in perdita, comprando il 43% in possesso dello stato e vorrebbe comprare anche BMI. Alcune altre compagnie, inclusa AF-KLM, hanno segnalato il loro interesse a Merrill Lynch, consulente dell' Austrian. Ad ogni modo, si dice che la Lufthansa sia interessata in rilevare il 25% della nuova Alitalia.

Separatamente la British Airways, che questo mese ha lanciato una joint venture transatlantica con American Airlines ed Iberia, é in pole position per concludere una totale OPA/fusione con la compagnia di bandiera spagnola. La prospettiva, che é stata a lungo nei nostri pensieri, che le tre maggiori compagnie aeree europee - AF-KLM, LH e BA - emergano come trio di unici campioni europei dell'aviazione al di fuori del segmento low-cost si sta avvicinando.

martedì 2 settembre 2008

Il piano per rilanciare l'Alitalia riaccende l'interesse di Air France









Salve a tutti e bentornati! Dopo questa pausa estiva, il blog riparte insieme all'Alitalia...!
"Io amo l'Italia, io spinoffo Alitalia, ed allo Stato lascio i suoi parafernalia (che in questo caso sono debiti...?)"


The Wall Street Journal, 29.8.08


L'Italia cambia le leggi perché la compagnia venga divisa; l'UE minaccia un'opposizione

Il premier italiano Silvio Berlusconi ha riacceso l'interesse di Air France-KLM nell'Alitalia SpA con un nuovo piano per resuscitare la moribonda compagnia aerea controllata dallo stato.

Air France-KLM hanno dichiarato di stare considerando l'acquisto di una parte minore dell'Alitalia (in azioni, NdR) come parte di un piano in cui le operazioni dell'Alitalia, inclusi i suoi piú nuovi aerei e spazi a Roma e Milano, si unirebbero alla compagnia privata AirOne. Gran parte del debito dell'Alitalia sarebbe cancellato in uno spinoff, lasciando il governo responsabile per il suo pagamento, secondo persone familiari con questa vicenda.

Ma questo piano supportato dal governo deve affrontare molti ostacoli, inclusa la potenziale opposizione da parte dei sindacati ed autoritá per la competizione dell' Unione Europea. Recentemente, l'amministrazione Berlusconi ha modificato le leggi sulla protezione dalla bancarotta in Italia con lo scopo di proteggere un gruppo di imprenditori italiani intenzionati ad investire in Alitalia liberandola dai suoi creditori. Questo gruppo di imprenditori, guidato da Roberto Colaninno, capo della marca di motociclette Piaggio, e che include anche la banca italiana Intesa Sanpaolo, ha intenzione di investire un totale di 1 miliardo di euro nella compagnia aerea.

Queste modifiche alla legge sono entrate in vigore giovedí dopo che Berlusconi ha fatto uscire un decreto che permette all'Alitalia di ridirigere ("spin off", NdR) i suoi debiti ed operazioni senza profitto in una compagnia separata che sará dichiarata fallita, permettendo una fusione della sua parte migliore con Air One.

La nuova compagnia combinata avrebbe piú del 60% del mercato aereo italiano, suscitando potenziali dubbi sulla competizione. Ma il decreto di Berlusconi include anche una sospensione dell'autoritá dell'antitrust italiano sull'Alitalia.

Sará difficile che queste manovre legali sfuggano all'attenzione dell'Unione Europea. Alcuni ufficiali dell'UE hanno criticato i tentativi precedenti dei governi italiani di supportare l'Alitalia con fondi pubblici.

Alcuni avvocati notano che riscrivere le leggi di una nazione per beneficiare una singola compagnia o industria puó essere definito aiuto di stato illegale. "E' molto sospetto modificare le leggi sulla bancarotta per risolvere questa particolare insolvenza", dice Thomas Jestaedt, un avvocato esperto in aiuti di stato nello studio Jones Day di Bruxelles.

Un portavoce dell'UE ha rifiutato di rilasciare dichiarazioni sulla vicenda, ma ha confermato che la Commissione Europea ha ricevuto una bozza dei piani per ristrutturare l'Alitalia.

Il piano di salvataggio richiede anche l'approvazione dei cocciuti sindacati italiani, che hanno giá criticato i piani sul taglio di un numero di posti di lavoro compreso tra le 5.000 e 7.000 unitá.

Venerdí i dirigenti Alitalia si incontreranno per approvare il piano di salvataggio, ribattezzato "fenice" dai suoi architetti all'Intesa. La banca ha dichiarato giovedí che investirá circa 100 milioni di euro nella compagnia aerea dopo il suo rilancio.

La volontá di Berlusconi di eliminare gli ostacoli legali per rilanciare la compagnia indica quanto disperato sia il governo per permettere all'Italia di sbarazzarsi di una compagnia che per anni ha scavato un buco nelle finanze pubbliche del paese. Mentre molti tentativi di vendere o rilanciare la compagnia fallivano, l'Alitalia ha raggiunto un debito di 1,1 miliardi di euro. Perde circa 1 milione di euro per ogni giorno in cui rimane operativa.