lunedì 2 marzo 2009

Un nuovo capo per la sinistra italiana










Le Figaro, 21.2.09


[articolo originale qui]

Dario Franceschini, vecchio braccio destro di Walter Veltroni, dimissionario, prende le redini del Partito Democratico per otto mesi. Obiettivo: rimettere in piedi un partito indebolito dalle numerose sconfitte elettorali.

La sinistra italiana, traumatizzata da una serie di debacle elettorali e dalle dimissioni del suo capo Walter Veltroni, si è concessa una tregua sabato con la nomina per otto mesi di Dario Franceschini alla testa del Partito Democratico. “1.258 delegati hanno partecipato al voto. Dario Franceschini ha riportato 1.047 voti contro 92 di Arturo Parisi”, l’altro candidato alla direzione del Partito, ha annunciato Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd che presiedeva le votazioni all’assemblea straordinaria.

Walter Veltroni, minato da una serie di disfatte elettorali che hanno causato fronti controversie in seno al partito e fatto scattare una guerra per il comando si è dimesso martedì, abbandonando il partito in piena disfatta a tre mesi soltanto dalle elezioni europee.

“Ricopro questo ruolo di segretario come un servizio che rendo al partito. Non sono qui per preparare il mio avvenire personale. Il mio lavoro terminerà in Ottobre con le primarie ed il congresso” ha assicurato più tardi durante la giornata presentando la sua candidatura ai delegati riuniti a Roma per discutere dell’avvenire del Pd “ Sarà difficile ma ci riusciremo” ha aggiunto Franceschini - un avvocato di 50 anni - a proposito del rilancio del partito.

Una soluzione per temporeggiare

“L’elezione di Franceschini è una soluzione che permette di temporeggiare e di rinviare la scelta definitiva di un leader. Non so se sia una buona scelta. Rischia di tradursi in otto mesi di incertezza” ha dichiarato Roberto D’Alimonte, professore di Scienze Politiche all’Università di Firenze. D’Alimonte pensa che Dario Franceschini sia libero di utilizzare il potere che gli conferisce lo statuto del partito e che gli permetterà di ottenere dei risultati positivi perché non parteciperà alla campagna elettorale delle prossime primarie in ottobre, in quanto ha escluso di presentarsi.

“Un interim di Dario Franceschini fino al prossimo autunno è la soluzione più ragionevole e meno traumatizzante (…) a condizione che il partito rompa con le abitudini del passato, per esempio conferendo tutti i seggi agli eletti locali e non ai capi nazionali“, sostiene il Corriere della Sera in un editoriale.

Franceschini ha già annunciato che eserciterà pienamente tutte le sue prerogative “Ricostruirò delle nuove forme di collegialità, aprendo il partito ai sindaci, ai responsabili locali”, ha promesso, ”ma quelli che mi applaudono oggi, non mi vengano a chiedere favori domani” ha avvertito.

“Franceschini è più un reggente che un leader” ha immediatamente criticato Fabrizio Cicchitto, capo dei deputati del PDL, il partito di Berlusconi.

Il nuovo capo del Pd deve affrontare una caduta di popolarità del partito che ha perso a metà di Febbraio 2 punti in un mese e non raccoglie ormai che il 25% dei suoi sostenitori.

Creato nel 2007, il Pd che ha ottenuto il 33% dei voti alle elezioni politiche dell’Aprile 2008 è nato dalla fusione degli ex-comunisti Democratici di Sinistra e dei cattolici di sinistra della Margherita, due correnti che hanno notoriamente mal convissuto sulle questioni etiche come il diritto a morire o il riconoscimento delle coppie omosessuali.

(traduzione di A. d. L.)