venerdì 4 luglio 2008

Italia: censimento dei rom con impronte digitali












Népszabadság, 2.7.08


[articolo originale di Júlia Sárközy qui]

Ndr: Come ieri, grazie a Réka per questo articolo che dimostra come non siano solo Inghilterra e Spagna a scrivere su di noi! Il Népszabadság é il maggior quotidiano ungherese.

“Non mi faccio fermare dalle lamentele dell’UE!” ha dichiarato il ministro leghista degli Interni, Roberto Maroni, che ha ordinato la raccolta delle impronte digitali dei minorenni rom, dopo che, insieme alla CEI, anche l‘UNICEF e l’UE hanno espresso la loro perplessità nei confronti di questa forma particolare del censimento delle minoranze etniche.

Il prefetto di Napoli, nominato dal governo Berlusconi come commissario straordinario dei rom, ha già cominciato il censimento dei rom che abitano nei sobborghi della città (cioè di quei rom le cui baracche non sono state incendiate come, per esempio, è successo a Ponticelli, dove i napoletani della zona si sono vendicati così perché, secondo loro, una rom voleva rubare una bambina). Adulti e bambini vengono identificati con l’aiuto delle impronte, anche se il ministro ha ordinato la registrazione solo dei minorenni.

“Solo per la tutela dei diritti dei bambini rom” ha sottolineato Maroni, secondo il quale è giunto il momento dell’identificazione dei minorenni rom, soprattutto per poter sottrarre i piccoli schiavi dalle mani della mafia dei mendicanti. (L’europarlamentare Mohácsi Viktória, che ha recentemente visitato i campi nomadi a Napoli e Roma, invece, ha richiamato l’attenzione sul fatto che proprio le autorità sottraggano i minorenni rom dalle loro famiglie) .

La CEI non condivide l’idea di Maroni: il settimanale cattolico la Famiglia Cristiana parla di un provvedimento disumano e razzista; secondo la comunità Sant’Egidio seguendo il concetto potrebbero anche stampare un codice a barre sui rom; l’ex presidente dell’Unione degli Ebrei, Amos Luzzatto, ha dichiarato che l’atto lo riporta alla tragedia della sua infanzia. Anche l’UNICEF esige chiarimenti e afferma che il fine non giustifica i mezzi. Il presidente leghista della Regione Veneta condanna il provvedimento, mentre il prefetto di Roma, costretto a fare il censimento, ha rifiutato di farlo. “Se non prendo le impronte digitali dei minorenni italiani, perché dovrei farlo ai rom?” ha chiesto Carlo Mosca che, dopo le sue dichiarazioni, è stato richiamato dal Ministero degli Interni ed è stato costretto a silenzio e all’esecuzione immediata del provvedimento.

Maroni non molla: “Neanche un passo indietro. Sono stufo del frignare di Bruxelles”, ha risposto sottolineando che è ipocrisia piangere per le impronte, invece di parlare del fatto che i minorenni rom in Italia vivono nei campi infestati da topi. Bruxelles, per il momento, è cauta: l’Unione, prima di pronunciare qualsiasi giudizio, vuole vedere il testo completo del pacchetto sicurezza elaborato dal portfolio leghista degli interni del governo Berlusconi. Anche la Croce Rossa Italiana tace: l’organizzazione procede con il censimento particolare che, come afferma, serve per registrare lo stato di salute e la situazione sociale dei rom.

Nel frattempo la stampa internazionale parla di provvedimenti in stile Mussolini e di isteria contro i rom, mentre i giornali italiani – come è successo nei confronti dei rumeni l’anno scorso – mettono in prima pagina le notizie sui criminali rom. L’unica cosa che nessuno chiede è perché l’Italia non abbia mai chiesto contributi dai fondi europei indirizzati all’integrazione dei rom, e dopo maghrebini, albanesi, cinesi, rumeni e rom dichiarati pericolosi, quale etnia di immigrati diventerà temuta dagli italiani.

Secondo i calcoli eseguiti dieci giorni fa in Italia vivono 140 mila rom (lo 0.2% della popolazione), la metà dei quali cittadini italiani, mentre gli altri arrivano da ex-Jugoslavia e Romania; il 60% sono nomadi e la metà della popolazione rom ha meno di 18 anni.

Sebbene nel teatro Shakespeare di Roma sia in corso un festival di musica rom, la Corte Suprema dell’Italia ha appena assolto il sindaco veronese condannato a due mesi di reclusione con l’accusa di razzismo. Flavio Tosi, un altro politico della stessa Lega, ha detto di no al campo nomadi progettato nella sua città, dichiarando: “I rom devono essere mandati via, perché dove ci sono loro, ci sono anche le rapine”. È una vera pazzia cosa sta succedendo in Italia – ha notato il filosofo Massimo Cacciari, sindaco di Venezia, che è stato fermato da una manifestazione feroce dei cittadini contro 160 sinti rom, che da generazioni vivono dalla vendita di metalli usati e che avrebbero potuto avere una dimora grazie al sindaco.

“Anch’io sono rom, e tutti nel circo sono di origine sinti” ha dichiarato, con grande sorpresa degli italiani, la dirigente del circo ambulante più famoso Moira Orfei, conosciuta anche dai film di Fellini.

(a cura di Réka R.)

6 commenti:

Paolo ha detto...

un po' di precisazioni, cominciando dalla fine.
"Anch’io sono rom, e tutti nel circo sono di origine sinti". Che la famiglia Orfei sia di etnia Sinti non sorprende nessuno. La frase ad effetto però non funziona: se è Sinti non può essere Rom.

Seconda cosa: io alle visite dei 3 giorni per il servizio militare ho depositato le impronte di tutte le mie dita delle mani. Non per questo mi sono sentito ghettizzato.
Nella mio quartiere (vivo a Roma) hanno fermato una giovane rom per furto che era stata già fermata più di 70 volte dando ogni volta generalità diverse (raccontatomi dal Maresciallo dei carabinieri che l'ha presa).
Qui il problema non sono i rom. Sono i criminali.
Secondo me sarebbe un provvedimento giusto se si applicasse a chiunque venisse fermato per reati, in assenza di un diverso metodo di identificazione (come ad esempio un documento) e indipendentemente dall'etnia/nazionalità.

Ciarciagallo ha detto...

Si, sono d'accordo con Paolo su questi punti!

Alcune cose imprecise in quest'articolo, ma anche spunti interessanti, come:

"i giornali italiani - come è successo nei confronti dei rumeni l’anno scorso – mettono in prima pagina le notizie sui criminali rom. L’unica cosa che nessuno chiede è perché l’Italia non abbia mai chiesto contributi dai fondi europei indirizzati all’integrazione dei rom"

Non c'é dubbio che il problema ci sia, ma é stato senza dubbio strumentalizzato e, secondo me, volgarizzato, riducendo il problema della criminalitá a quello delle minoranze etniche, mentre il parlamento approva leggi per mettere al sicuro i potenti.

Paolo ha detto...

Giusto Daniele, l'impunità è ormai garantita in Italia per tutelare le porcate dei potenti.

In questo paese è più conveniente fare il criminale che il lavoratore onesto...

Tanto la politica di chiudere entrambi gli occhi è prassi.

giagià ha detto...

Caro Paolo io non ricordo se alla visita medica dei tre giorni mi sono state prese le impronte delle dita (sono passati 20 anni) ma comunque credo che quelle rimangono negli archivi dei militari e non vengono messe a disposizioni della magistratura o della polizia in caso di indagini. Sono daccordo con te quando parli di problema delinquenziale e non di etnia ed è giusto che si utilizzi il metodo delle impronte a chi non vuole farsi identificare. Però il voler prendere le impronte ai bambini è un atto razzista. Io credo che forse sarebbe meglio fare quello che sta realizzando il questore di Napoli con la regolarizzazione e il riconoscimento dei rom dandogli un documento. E altro punto importante e imporre la frequentazione scolastica dei bimbi, solo così li si toglie dalla strada. Certo vedendo la situazione sociale in alcune città del sud il raggiungimento di questo obiettivo mi sembra molto difficile. Il paradosso è che i cittadini delle città del sud (parlo da cittadino pugliese) si lamentano dei furti dei rom dimenticando le malefatte dei loro stessi concittadini. Con questo non voglio giustificare i rom che rubano ma i nostri politici avallati dalle nostre tv e giornali hanno messo su un caso che secondo me è marginale rispetto ai veri problemi. Si è creata volutamente confusione tra i rom e i rumeni facendo capire che i primi sono quasi tutti rumeni omettendo invece, la loro reale provenienza. Si è voluto omettere che gran parte dei rom sono italiani e che solo il restante 30% è di etnia rumena o croata. La dimostrazione della confusione è il caso dei sinti a Venezia che sono una comunità italiana ma che si pensa siano invece stranieri. E comunque la delinquenza esisteva, esiste ed esisterà sempre, è impossibile debellarla ma al massimo la si può controllare, ma da quì a voler militarizzare le città ce ne vuole.
P.S. Daniele concordo interamente con la tua osservazione.
Un caro saluto

giagià ha detto...

Scusate mi è saltato un verbo: "E altro punto importante è imporre la frequentazione scolastica dei bimbi, solo così li si toglie dalla strada".

Anonimo ha detto...

1. Confermo che gli archivi militari NON sono disponibili alla polizia.
2. E' già previsto che si prendano le impronte digitali a chi commette reati. Le leggi attualmente escludono che si possa prendere le impronte digitali ai cittadini "incensurati" a scopo preventivo: è questa la discriminazione.
3. Non servono le impronte digitali né per la tessera sanitaria, né per il tesserino scolastico.
4. I dati raccolti non vengono custoditi né presso le ASL, né presso i Servizi Sociali, né presso la Protezione Civile, bensì presso le prefetture.
5. L'ordinanza si rivolge a tutti i "nomadi residenti" (bello il concetto di nomade residente), e concretamente viene applicata agli zingari (etnie Rom, Sinti, Kalé, etc.). Compresi quegli zingari che HANNO ACQUISTATO il terreno sul quale risiedono e che hanno la nazionalità italiana.
FIn qui per la discriminazione. Ora consideriamo l'utilità:
a. I bambini fino a 14 anni non sono imputabili: questo significa che qualunque reato commettano non gli può essere ascritto e non può esserne disposta la detenzione, nemmeno dopo che hanno compiuto 15 anni.
b. Le impronte non servono a stabilire parentele.
c. Quand'anche si privi i genitori della patria potestà (il che già avviene) non si può imprigionare i ragazzi, i quali spesso fuggono dalle comunità e si ricongiungono alla famiglia: ad essere fondamentale è dunque in ogni caso la volontà del minore.