Le Monde, 2.7.08
[articolo originale qui]
In un rapporto pubblicato mercoledì 2 luglio, la Commissione Europea dipinge un quadro particolarmente tetro della situazione dei rom in Europa. Bruxelles sottolinea che questa comunità, di cui si ignora la grandezza precisa, è vittima di discriminazioni economiche, sociali e politiche che rendono tuttora illusorio l’obiettivo di integrazione promosso dai Ventisette.
La diffusione di questo rapporto avviene nel pieno della polemica scaturita attorno ad un progetto di legge del governo italiano che autorizzerebbe a prelevare le impronte digitali di tutti i rom, bambini inclusi.
Le conclusioni della Commissione sono dirette: un forte tasso di disoccupazione, una speranza di vita inferiore dai dieci ai quindici anni rispetto alle altre popolazioni europee, una grande povertà o discriminazione al momento dell’impiego sono le difficoltà con le quali si fronteggia la comunità rom; esse fanno temere le autorità europee che “a meno di interventi politici (...) la prossima generazione si manterrà in uno stato di povertà profonda e sarà progressivamente ancor più emarginata e esclusa”.
“E’ importante che con l’aiuto dei fondi strutturali, la popolazione rom possa finalmente uscire dallo stato di esclusione nel quale è confinata da anni”, chiedono le autorità europee. Per realizzare questo obiettivo si affidano alla legislazione attuale, ritenuta “adeguata” e ai programmi di finanziamento che hanno permesso di dispensare 275 milioni di euro per progetti fra il 2000 e il 2006.
L’IMPOTENZA EUROPEA
Ma riguardo ai progetti italiani di repressione dei rom, la Commissione non si esprime. “Non ho abbastanza elementi per esprimere un giudizio [sul caso italiano]” ha riconosciuto Vladimir Spidla, commissario europeo agli affari sociali.
In Italia, il ministro dell’interno Roberto Maroni giustifica il suo progetto con la volontà di sottrarre i bambini di strada allo sfruttamento, ma tale progetto si colloca soprattutto nel contesto di una politica più vasta che mira a rendere l’immigrazione clandestina un crimine. Diversi eurodeputati si sono detti fortemente contrari a un’idea che “potrebbe portare alla riapparizione di registri della popolazione basati sulla razza di appartenenza”.
“E’ inconcepibile che, in uno stato membro della UE, un gruppo sociale specifico sia fatto oggetto di una misura di raccolta delle impronte digitali” ha dichiarato il deputato tedesco Alexander Navaro, criticando un dispositivo che “ricorda dei periodi oscuri della storia europea”. In Italia, diverse voci, fra cui quelle della Fondazione Migrantes, un organismo della Conferenza episcopale italiana, si sono levate allo stesso modo per chiedere il ritiro del progetto. Secondo il quotidiano Corriere della Sera il “censimento” sarebbe già iniziato in diversi campi nomadi alla periferia di Milano.
La diffusione di questo rapporto avviene nel pieno della polemica scaturita attorno ad un progetto di legge del governo italiano che autorizzerebbe a prelevare le impronte digitali di tutti i rom, bambini inclusi.
Le conclusioni della Commissione sono dirette: un forte tasso di disoccupazione, una speranza di vita inferiore dai dieci ai quindici anni rispetto alle altre popolazioni europee, una grande povertà o discriminazione al momento dell’impiego sono le difficoltà con le quali si fronteggia la comunità rom; esse fanno temere le autorità europee che “a meno di interventi politici (...) la prossima generazione si manterrà in uno stato di povertà profonda e sarà progressivamente ancor più emarginata e esclusa”.
“E’ importante che con l’aiuto dei fondi strutturali, la popolazione rom possa finalmente uscire dallo stato di esclusione nel quale è confinata da anni”, chiedono le autorità europee. Per realizzare questo obiettivo si affidano alla legislazione attuale, ritenuta “adeguata” e ai programmi di finanziamento che hanno permesso di dispensare 275 milioni di euro per progetti fra il 2000 e il 2006.
L’IMPOTENZA EUROPEA
Ma riguardo ai progetti italiani di repressione dei rom, la Commissione non si esprime. “Non ho abbastanza elementi per esprimere un giudizio [sul caso italiano]” ha riconosciuto Vladimir Spidla, commissario europeo agli affari sociali.
In Italia, il ministro dell’interno Roberto Maroni giustifica il suo progetto con la volontà di sottrarre i bambini di strada allo sfruttamento, ma tale progetto si colloca soprattutto nel contesto di una politica più vasta che mira a rendere l’immigrazione clandestina un crimine. Diversi eurodeputati si sono detti fortemente contrari a un’idea che “potrebbe portare alla riapparizione di registri della popolazione basati sulla razza di appartenenza”.
“E’ inconcepibile che, in uno stato membro della UE, un gruppo sociale specifico sia fatto oggetto di una misura di raccolta delle impronte digitali” ha dichiarato il deputato tedesco Alexander Navaro, criticando un dispositivo che “ricorda dei periodi oscuri della storia europea”. In Italia, diverse voci, fra cui quelle della Fondazione Migrantes, un organismo della Conferenza episcopale italiana, si sono levate allo stesso modo per chiedere il ritiro del progetto. Secondo il quotidiano Corriere della Sera il “censimento” sarebbe già iniziato in diversi campi nomadi alla periferia di Milano.
(a cura di Andrea G.)
2 commenti:
Stiamo dando la solita immagine all'estero di un Italietta che non sa regolamentare la società se non con la repressione e la xenofobia....
Visto la campagma promossa sul web
OFFRI UN DITO A MARON?...emblematica.
Ciao tutti e grazie per il vostro impegno.
Disoccupazione Rom?
Disoccupato è colui che cerca lavoro e non lo trova, non chi non lo cerca.
Non si vuol capire che i Rom non vogliono integrarsi a noi, e perchè dovremmo convincerli nel farlo?
Posta un commento