Nell'immagine: Domenico Volpi, 82, un esperto di letteratura per bambini in pensione, dice che sarebbe perduto senza Brigida Parales, un'immigrata legalizzata arrivata a Roma dall'Ecuador.
The New York Times, 21.6.08
[articolo originale di Elisabetta Povoledo qui]
[prima parte dell'articolo qui]
Numerose le rassicurazioni che la polizia non scandaglierà i parchi pubblici cercando di ammanettare badanti che parlano delle loro vecchie mansioni durante una passeggiata. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha proposto le esenzioni per quei 405.000 badanti stranieri che hanno fatto richiesta di regolarizzazione nel dicembre scorso. Ma l’acceso dibattito politico degli ultimi giorni fa pensare che non sarà facile trovare un compromesso.
La cifra netta coinvolta – il numero di domestici illegali oscilla tra i 300 e i 700mila – ha anche aperto un dibattito sui recenti cambiamenti all’interno della famiglia italiana, tradizionalmente salda.
Paradossalmente, dicono i sociologi, affidare gli anziani alle cure di stranieri non fa che confermare la centralità della famiglia nella società italiana, che si adatta alla scomparsa graduale del modello di famiglia numerosa e all’inserimento delle donne, che per tradizione si occupavano degli anziani della famiglia, nel mondo del lavoro.Assumere un aiuto domestico consente alla famiglia di “mantenere il suo ruolo cardine di rifornitore sociale” ha detto Ambrosini.
“Una cosa è vivere in casa propria, un’altra è essere spediti in un posto impersonale”, sostiene Lucilla Catania, una scultrice la cui zia a Roma è accudita da una donna moldava. “Mia zia non si sarebbe abituata; sarebbe stato devastante”.La maggior parte degli italiani, continua Ambrosini, ancora “prova vergogna” al pensiero di mettere i propri anziani all’interno di una casa di riposo. Pur volendo, non ci riuscirebbero. Le politiche del governo sono portate a seguire un modello che favorisce un sostegno finanziario diretto alle famiglie piuttosto che la creazione di una rete di servizi sociali, inclusi i centri di assistenza, per anziani.
Gli aiuti in casa – che ora provengono dai paesi dell’Europa dell’Est, mentre prima erano filippini e sudamericani – sono anche più economici dei centri per anziani, per i quali le spese sono sostenute dalla famiglia e dallo stato, che sovvenziona le cure istituzionali. Prima che gli immigrati fornissero il loro aiuto le liste d’attesa per le case di riposo erano la norma. “Ora quelle liste si sono polverizzate”, dice Francesco Longo, direttore del Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale all’Università Bocconi di Milano.
L’Italia ha molti immigrati economici, illegali e, quindi, non tutelati, anche perché le cifre annuali di immigrazioni in regola sono esigue. Nel 2002, l’ultima volta in cui il governo ha emanato un’amnistia per i lavoratori extra U.E. che lavorano in Italia, circa 270.000 dei 600.000 permessi rilasciati erano destinati a badanti. “Questa è una professione in cui i contratti verbali e gli accordi informali sono la norma”, sostiene Gianfranco Zucca, ricercatore presso l’Associazione Cattolica dei Lavoratori Italiani, che lo scorso anno ha compito uno studio sugli aiuti stranieri nelle case italiane.Un aiuto illegale può costare molto meno di un salario contrattuale prefissato, che varia tra gli 850 e i 1.050 euro, o i 1.318 e i 1.628 dollari mensili, a seconda del numero di ore lavorative ed esclusi vitto e alloggio. Un 20% addizionale è messo da parte per pagare la previdenza sociale.
Volare sotto i radar burocratici italiani lascia gli immigrati esposti a uno sfruttamento spietato. Un mese fa i quotidiani hanno riportato la notizia dell’arresto di una settantacinquenne del milanese, accusata di trattare la sua badante rumena “come una schiava”.
“Gli attuali alti e bassi dei responsi della società italiana” han fatto sì che lo Stato si sottraesse ad alcune sue responsabilità , sostiene Ambrosiani, e ora ha poco denaro prezioso da investire su nuovi programmi. “Quello che ci serve è un sistema più razionale, più istituzioni e più permanenze”, ha detto, “L’assistenza domiciliare va bene, ma va organizzata attraverso una struttura”. Questa proteggerebbe gli immigrati e assicurerebbe a chi ne ha bisogno l’assistenza necessaria. Alcune amministrazioni locali hanno istituito una serie di corsi di preparazione e di agenzie di collocamento per badanti immigrati. Gli esperti, però, sostengono che il lavoro illegale resterà una costante e che offerta e domanda non vanno di pari passo.
“L’attuale sistema sociale dipende dagli immigrati clandestini” e meno famiglie ricche troveranno soluzioni a costi inferiori, sostiene Alessandro Castegnaro, docente di Politica Sociale presso l’Università di Padova e direttore dell’Osservatorio Socioreligioso del Triveneto.
“Dicono che alla lunga le condizioni dell’Europa dell’Est miglioreranno e le badanti smetteranno di arrivare“, aggiunge. “Ma io ritengo che finchè ci sarà gente povera e ce ne sarà bisogno, continueranno ad arrivare da qualche parte”.
La cifra netta coinvolta – il numero di domestici illegali oscilla tra i 300 e i 700mila – ha anche aperto un dibattito sui recenti cambiamenti all’interno della famiglia italiana, tradizionalmente salda.
Paradossalmente, dicono i sociologi, affidare gli anziani alle cure di stranieri non fa che confermare la centralità della famiglia nella società italiana, che si adatta alla scomparsa graduale del modello di famiglia numerosa e all’inserimento delle donne, che per tradizione si occupavano degli anziani della famiglia, nel mondo del lavoro.Assumere un aiuto domestico consente alla famiglia di “mantenere il suo ruolo cardine di rifornitore sociale” ha detto Ambrosini.
“Una cosa è vivere in casa propria, un’altra è essere spediti in un posto impersonale”, sostiene Lucilla Catania, una scultrice la cui zia a Roma è accudita da una donna moldava. “Mia zia non si sarebbe abituata; sarebbe stato devastante”.La maggior parte degli italiani, continua Ambrosini, ancora “prova vergogna” al pensiero di mettere i propri anziani all’interno di una casa di riposo. Pur volendo, non ci riuscirebbero. Le politiche del governo sono portate a seguire un modello che favorisce un sostegno finanziario diretto alle famiglie piuttosto che la creazione di una rete di servizi sociali, inclusi i centri di assistenza, per anziani.
Gli aiuti in casa – che ora provengono dai paesi dell’Europa dell’Est, mentre prima erano filippini e sudamericani – sono anche più economici dei centri per anziani, per i quali le spese sono sostenute dalla famiglia e dallo stato, che sovvenziona le cure istituzionali. Prima che gli immigrati fornissero il loro aiuto le liste d’attesa per le case di riposo erano la norma. “Ora quelle liste si sono polverizzate”, dice Francesco Longo, direttore del Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale all’Università Bocconi di Milano.
L’Italia ha molti immigrati economici, illegali e, quindi, non tutelati, anche perché le cifre annuali di immigrazioni in regola sono esigue. Nel 2002, l’ultima volta in cui il governo ha emanato un’amnistia per i lavoratori extra U.E. che lavorano in Italia, circa 270.000 dei 600.000 permessi rilasciati erano destinati a badanti. “Questa è una professione in cui i contratti verbali e gli accordi informali sono la norma”, sostiene Gianfranco Zucca, ricercatore presso l’Associazione Cattolica dei Lavoratori Italiani, che lo scorso anno ha compito uno studio sugli aiuti stranieri nelle case italiane.Un aiuto illegale può costare molto meno di un salario contrattuale prefissato, che varia tra gli 850 e i 1.050 euro, o i 1.318 e i 1.628 dollari mensili, a seconda del numero di ore lavorative ed esclusi vitto e alloggio. Un 20% addizionale è messo da parte per pagare la previdenza sociale.
Volare sotto i radar burocratici italiani lascia gli immigrati esposti a uno sfruttamento spietato. Un mese fa i quotidiani hanno riportato la notizia dell’arresto di una settantacinquenne del milanese, accusata di trattare la sua badante rumena “come una schiava”.
“Gli attuali alti e bassi dei responsi della società italiana” han fatto sì che lo Stato si sottraesse ad alcune sue responsabilità , sostiene Ambrosiani, e ora ha poco denaro prezioso da investire su nuovi programmi. “Quello che ci serve è un sistema più razionale, più istituzioni e più permanenze”, ha detto, “L’assistenza domiciliare va bene, ma va organizzata attraverso una struttura”. Questa proteggerebbe gli immigrati e assicurerebbe a chi ne ha bisogno l’assistenza necessaria. Alcune amministrazioni locali hanno istituito una serie di corsi di preparazione e di agenzie di collocamento per badanti immigrati. Gli esperti, però, sostengono che il lavoro illegale resterà una costante e che offerta e domanda non vanno di pari passo.
“L’attuale sistema sociale dipende dagli immigrati clandestini” e meno famiglie ricche troveranno soluzioni a costi inferiori, sostiene Alessandro Castegnaro, docente di Politica Sociale presso l’Università di Padova e direttore dell’Osservatorio Socioreligioso del Triveneto.
“Dicono che alla lunga le condizioni dell’Europa dell’Est miglioreranno e le badanti smetteranno di arrivare“, aggiunge. “Ma io ritengo che finchè ci sarà gente povera e ce ne sarà bisogno, continueranno ad arrivare da qualche parte”.
(traduzione di Giuliana Manfredi)
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