lunedì 21 settembre 2009

Ezio Mauro: domande d'onore












Le Monde, 15.9.09


[articolo originale di Philippe Ridet qui]


Ne sei sicura?” Giornalista preoccupato della verità dei fatti, Ezio Mauro, direttore del quotidiano di sinistra La Repubblica, ha posto quest’unica domanda il giorno in cui la corrispondente del giornale a Napoli, Conchita Sannino, gli ha raccontato questa strana storia: Silvio Berlusconi ha partecipato al compleanno di 18 anni di una ragazza di nome Noemi Letizia, nella periferia della città portuale. A fine aprile 2008, per gli uffici del quotidiano, in via Cristoforo Colombo a Roma, questa visita del presidente del consiglio è un altro fatto curioso. “Non avevamo assolutamente idea del potenziale di questa storia”, racconta Ezio Mauro, più di quattro mesi dopo. Per fortuna, l’articolo pubblicato menzionava solo le iniziali della ragazza.

Oggi, tutto è cambiato. Le spiegazioni ingarbugliate del capo del governo italiano hanno trasformato la strana visita in un affare di stato, cronaca del terzo mandato in saga del Basso Impero. Ezio Mauro, 61 anni, ex adolescente di Dronero (un comune di 7.000 abitanti del Piemonte) che dirigeva il giornale del suo liceo chiedendosi come fare carriera, è diventato l’eroe della libertà di stampa. E forse della democrazia, da quando Silvio Berlusconi ha deciso di portare il giornale in tribunale e chiedergli un milione di euro per diffamazione. Eccolo oggi a confronto con l’uomo che gli somiglia di meno, che non esita a prendere gli italiani a testimoni della sua ossessione per le donne in modo da farne le sue complici e a usare i mezzi più violenti per far tacere i suoi detrattori.

Il suo ufficio gli somiglia. Niente giornali ammucchiati ovunque, niente appunti appesi ai muri. Il “direttore” è pronto alla zuffa ma mantiene le distanze da buon piemontese. “Falso e cortese” dicono i suoi concittadini nordisti. Nei dibattiti televisivi in cui tutti si lanciano invettive e si insultano, egli sa mantenere le distanze da buon osservatore. In redazione, alcuni speravano che sarebbe stato “meno prudente, più impegnato”. “Falso, è il tipo più leale che io conosca, spiega Francesco Merlo, giornalista assunto da Ezio Mauro. Tutte le culture in Italia sono vicine a La Repubblica. È un organismo vivente con i suoi eccessi. La distanza di Ezio, è questa la sua vera eleganza. Non è facile mantenere il sangue freddo in un paese simile”.

È vero che ce n’è da farsi venire le vertigini. A Noemi è succeduta Patrizia che confessa di essere stata pagata per dormire con il presidente. Dopodiché, si sa che una trentina di ragazze hanno animato le notti tariffate del presidente del consiglio. La Repubblica racconta le contraddizioni di Silvio Berlusconi, la sua doppia vita pubblica e privata, le interferenze della seconda sulla prima e si interroga. Ogni giorno vengono pubblicate dieci domande di rito. Non fanno altro che portare a fatti veri, a informazioni verificate, a dichiarazioni pubbliche. “All’inizio, le nostre domande erano destinate ad un colloquio, racconta Ezio Mauro. Abbiamo concesso quattro giorni a Berlusconi affinché potesse giustificarsi, non lo ha fatto e abbiamo deciso di pubblicarle ugualmente”.
È la mia privacy”, si difende il “Cavaliere”. “Come se si potesse costruire un muro per impedire all’informazione di circolare, si rammarica Ezio Mauro. Le contraddizioni del potere sono il vero terreno del giornalismo e un problema per la democrazia. I pettegolezzi non mi interessano”. Mentre il governo vorrebbe portarlo sul terreno della lotta politica, facendo del giornale il portavoce del partito democratico per meglio denunciare una “strumentalizzazione” condotta dai “comunisti e dai cattolici comunisti”, il direttore intende restare sul terreno professionale. “Come andrà a finire per il presidente del consiglio e la democrazia italiana?, si chiede. Occupiamoci piuttosto del giornale di domani”.

Il giornalismo, è l’unica passione che Ezio Mauro conosca. “Ho sempre voluto fare questo”, si ricorda. Una breve lettera di raccomandazione gli permette di entrare alla Gazzetta del Popolo, un quotidiano di Torino. Gli viene assegnata la cronaca. Mentre l’Italia sprofonda negli anni di piombo, al ritmo di attentati e delitti, l’uomo di sinistra che è in lui scopre la “violenza disumana e priva di obiettivo politico” del terrorismo.

Sette anni dopo, cambio di giornale e di direzione. La Stampa, il giornale della famiglia Agnelli, lo invia a Roma come giornalista politico. “Mi sono ripromesso di rifiutare un pranzo o una cena con un politico che non potesse servirmi per i miei articoli. Ci frequentiamo, ma siamo di una razza diversa. Il nostro compito è quello di portare alla luce quello che loro non vogliono dire”.

Voglia di impegno? Quando nel 1996 prende le redini de La Repubblica, succedendo al carismatico Eugenio Scalfari, fondatore della testata nel 1976, Ezio Mauro si sente subito a casa. “La Repubblica è il giornale che mi assomiglia di più, afferma. È come una seconda pelle. Qui la passione giornalistica può essere violenta, vi si possono condurre grandi battaglie nazionali e scommettere sull’intelligenza degli italiani”. Armato della sua discrezione e dei suoi principi, è riuscito a dirigere una redazione frequentata da alcune delle migliori penne d’Italia, da Umberto Eco a Pietro Citati.

La guerra è totale. Un giornale di destra, Libero, ha tentato di screditare Ezio Mauro con la scusa che avrebbe pagato una parte del suo appartamento romano in nero. L’attacco ha resistito a lungo. Ma le dimissioni, in seguito ad una campagna giornalistica calunniosa, di Dino Boffo, direttore del quotidiano cattolico Avvenire, suona come un “avvertimento, sostiene Ezio Mauro, a tutti i proprietari di giornali”. Pertanto, le lamentele di Silvio Berlusconi contro La Repubblica non ha suscitato alcuna reazione di supporto di questi ultimi: “Non mi aspettavo nessun tipo di solidarietà. Ciascuno si serva della propria libertà come meglio crede”, afferma con amarezza Ezio Mauro.

La Repubblica ha i mezzi per durare. Le vendite (580.000 copie) del quotidiano sono in rialzo di circa il 10%. Un nucleo da cinque a dieci giornalisti lavora esclusivamente sul “tema Berlusconi”. L’appello per la libertà di stampa lanciato sul sito del giornale ha raccolto più di 350.000 firme. È prevista una manifestazione per sabato 19 settembre a Roma. “Il semplice fatto di organizzare questo raduno nel cuore dell’Europa è già di per sé significativo”, si lascia sfuggire Ezio Mauro. Ogni giorno i lettori incoraggiano il giornale a non “lasciar stare” e a continuare a denunciare “l’anomalia occidentale” che è diventata l’Italia.

Il direttore de La Repubblica si dice pronto a pubblicare “Le dieci domande” rivolte al presidente del consiglio, non importa il tempo che ci vorrà. Dall’altro lato della stanza lo attende la riunione editoriale. Il titolo dell’edizione di domani? “Bisogna aver fiducia in Berlusconi, lui ci aiuterà sicuramente a trovarlo”, afferma spingendo la porta. Giornalismo, nient’altro che giornalismo.


(traduzione di Anna Cascone)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

"è diventato l’eroe della libertà di stampa. E forse della democrazia"

mi sembra un cichinino esagerato, ma appena appena :D

se Mauro fosse un giornalista normale a Berlusconi le domande gliele farebbe su all iberian, Mills, la Mondadori, il falso in bilancio, Mangano e Dell'utri.
o se proprio vuole mantenersi sul sesso gli chiede come e quanto gliel'ha succhiato una ministra (questa sulla ministra l'ha scritta Guzzanti Paolo sul suo blog)

Sciancarildo

Anonimo ha detto...

mi sembra che Repubblica si sia buttata sulla barricata delle libertà civiche dopo una quindicina di anni in cui ha fatto distinguo di merito a dir poco speciosi...

vogliamo ricordare gli attacchi velenosi di D'Avanzo, al limite inferiore della deontologia professionale, contro Travaglio dopo i suoi interventi sui rapporti tra Schifani e la mafia?

a proposito, ma su questa cosa dei rapporti mafiosi di Dell'Utri e Berlusconi, una decina di domande il paladino della liberta di stampa non è riuscito a farsele venire in mente?

"presidente Berlusconi, ha mai ricevuto la lettera che Ciancimino Jr sostiene Provenzano le abbia inviato tramite Dell'Utri? se sì, come ha risposto?"

potrebbe essere una, no?

Paolo Borrello ha detto...

O.T.: ho scritto un post dal titolo "Servono a qualcosa i blog?".Ti invito a leggerlo ed eventualmente a commentarlo.
Ciao a presto.