venerdì 18 settembre 2009

"Non sarà la chiesa a finire Berlusconi" El País intervista Andrea Camilleri







El País, 18.09.09

[articolo originale di Miguel Mora qui]

Con le sue inseparabili sigarette, e la sua giovane assistente Annalisa che gli porta caffé molto zuccherato, lo scrittore siciliano Andrea Camilleri mantiene a 84 anni una lucidità mentale e una memoria invidiabili. Ecco la rabbia, la sua vecchia rabbia comunista, a cui si appiglia rivendicandola come anditoto morale per il suo paese, questa Italia che nonostante tutto vota e ammira Silvio Berlusconi, e che, afferma, "ama il buffone delirante perché riflette il peggio che è in ognuno di noi, e suscita questa invidia che ogni italiano sente per le moto che non seguono neanche una regola del codice della strada". In questa intervista, realizzata ieri a casa sua, il maestro del giallo ci fa vedere l'oscuritá del panorama politico italiano.

Domanda. Tutta l'Europa parla di Berlusconi, e gli italiani stanno zitti.

Risposta. Questo silenzio è inquietante. Ci troviamo da molto tempo nella fase di supplenza. La politica è stata sostituita dalla magistratura, e con l'opposizione succede lo stesso: siccome non esiste, l'hanno sostituita con i giornali (La Repubblica e L'Unità) e un canale televisivo (RAI 3). Tutti gli altri restano in silenzio. E quindi parla la stampa estera, che ha sostituito la nostra in questa fase di emergenza della nostra democrazia.

D. Si tratta davvero di un'emergenza?

R. Certo. Prima l'Italia era solo un'anomalia, ora non ci sono pesi e contrappesi, corpi e anticorpi, la malattia Berlusconi si è estesa e non incontra resistenza. Siamo malati nella mente, nella politica, nell'economia, e sopratutto nei costumi: l'immoralità regna sovrana.

D. Alcuni dicono che abbia realizzato il piano della loggia P2...

R. Non c'è riuscito del tutto, ma in gran parte sì. Le idee dei suoi fondatori sopravvivono nell'uomo che ha conquistato il potere. È una clonazione, ma il DNA è comune. L'organizzazione è stata smantellata, le idee restano vigenti.

D. Crede che il Partito Democratico costituisca una vera alternativa?

R. Non ho mai voluto aderirvi, è un mostro bicefalo. È una buona cosa che ci sia pluralismo in un partito, ma solo quando i fini sono comuni. Qui abbiamo ex-comunisti del PC con l'Opus Dei. Una convivenza difficile. La riunione in questi giorni tra Rutelli (PD) e Fini (PDL) conferma, secondo me, la fine del PD. Gli ex-democristiani vogliono darsela a gambe. E dall'altra parte, Fini vuole abbandonare Berlusconi. Il dado è tratto.

D. Quindi la speranza è... andare in esilio con Obama?

R. Il problema è che magari quando arrivi l'hanno già fatto fuori. Ha il grande svantaggio di essere nero: possono assassinarlo facilmente. E non scherzo.

D. Perché si dice che non ci sia libertà di informazione in Italia? Secondo Berlusconi, la RAI è l'unica televisione pubblica che critica il governo.

R. Berlusconi dice di non essere un dittatore perché i dittatori censurano e fanno chiudere i giornali. Lui non li fa chiudere perché non può. Ma censura. Anni fa cacciò vari giornalisti della RAI, da poco ha detto che Paolo Mieli (Il Sole 24 Ore) e Giulio Anselmi (La Stampa) dovrebbero cambiare mestiere e dopo qualche settimana l'hanno fatto. E dopo c'è la peggior censura, l'autocensura, la paura dei giornalisti di farsi male da soli. C'è tanta paura che è quasi preferibile leggere Feltri, almeno è chiaro, sai chi ti trovi davanti. Gli altri non si riescono a capire.

D. Com'è iniziato il berlusconismo?

R. Quando nessuno se lo sarebbe aspettato, dal processo Mani Pulite venne fuori un politico che incarnava proprio la corruzione che si voleva combattere. Lì si vide la capacità geniale di Berlusconi di presentarsi come il contrario di ciò che è. Ora si mostra per quello che è veramente: insulta i giornalisti, gli avversari, li chiama farabutti, coglioni... dove si è visto un primo ministro che insulta?

D. Li chiama soprattutto comunisti.

R. Non otterrà mai che io riceva questa parola come un insulto. E soltanto rivela una cosa: è innamorato del fascismo, ma è peggio dei fascisti perché alcuni di loro si sono evoluti. Per questo disse che Mussolini mandava i giornalisti critici nei suoi confronti in villeggiatura. Non sa che Amendola fu picchiato a morte, che i fratelli Rosselli furono uccisi durante l'esilio, che Gramsci morì dopo anni di carcere? Non sa che i comunisti italiani firmarono i patti lateranensi con De Gasperi, che portarono la democrazia con la resistenza, che bloccarono le vendette contro i fascisti?

P. Se agita il fantasma del comunismo sarà perché gli torna utile.

R. Certo che sì. Gli italiani ci credono perché non hanno memoria. Gli italiani si ricordano del loro paese perché aveva una squadra di calcio che giocava partite contro il paese vicino. Se chiedi a un italiano che accadde nel 1928, ti dirà la formazione dell'Inter di quell'anno, ma non che arrivò il fascismo perché questo non lo sa.

D. Crede che non avendo avuto una guerra civile sussista un conflitto in nuce, non risolto?

R. Il Movimiento Sociale Italiano si creò sei mesi dopo la seconda guerra mondiale. 18 mesi più tardi, già avevano deputati in parlamento. Nel '45 arrivai a Roma e c'erano scritte sui muri che dicevano: "Restituiteci il testone". Volevano di nuovo Mussolini! Ricordo un articolo favoloso di Herbert Matthews, giornalista del New York Times. Diceva: "Non avete davvero ucciso il fascismo, ed è una malattia che patirete per decadi, e si riproporrà in forme che non riconoscerete". Eccoci qui, a domandarci se Berlusconi sia fascista o meno.

D. Anche Pasolini profetizzò una cosa del genere.

R. Pasolini era discutibile riguardo la concezione che aveva di se stesso; ma la concezione che aveva degli altri era molto acuta. Lui e Sciascia sono le due grandi coscienze civili che ci mancano. Sento una terribile necessità di loro.

D. Niente dura per sempre...

R. La bassa audience di Porta a Porta l'altra sera è stata un'allegria. Fa venire fuori una speranza. Un imbecille ha scritto su "il Giornale" che il mio sogno è vedere Berlusconi pendere come Mussolini. È il contrario, quello che temo di più è che muoia o che i giudici lo finiscano. Quello che voglio è che duri, che gli italiani bevano da questo calice fino a vomitare. Così sapranno che cosa è e sarà finito. Se no, sarà un martire. Spero soprattutto che resusciti la moralità, perché per ora vige la morale del vespino. Il vespino va contromano e nessuno dice niente; attraversa col rosso e nessuno dice niente, sale sul marciapiede e nessuno dice niente. Gli italiani guardano il vespino e pensano: "Madonna, che bello sarebbe essere questo vespino e non rispettare neanche una regola!". E non parlo delle escort, né delle veline, parlo solo della vita quotidiana.

D. Perché tanti italiani amano Berlusconi?

R. Perché si guardano allo specchio e sono uguali. Impera una scostumatezza insopportabile. L'altro giorno il conducente di una macchina ha gridato a mia moglie: "Asino!". E io le ho detto: "Segui questa macchina, seguila". "E perché?", mi ha chiesto lei, "mi ha solo insultata". "Sì, ma ti ha chiamato asino e non puttana, voglio conoscerlo, è old-style, seguilo!".

D. In questo senso, Veronica Lario è un esempio di civismo femminista, anche se è stata catalogata come "velina ingrata" da Feltri.

R. Non è mai stata una velina, era un'attrice teatrale e abbastanza dotata. È una donna offesa che non ne può più, che non può parlare con suo marito e decide di farlo attraverso i media. Mia moglie mi avrebbe buttato dalla finestra se io avessi fatto qualcosa di simile. La cosa offensiva è l'esibizionismo di Papi, così poco serio. Sei un nonnetto di 72 anni, se vuoi farlo fallo discretamente, sapendo quello che sei. Inoltre, che figuraccia. Se dici che frequenti minorenni è orribile, ma addirittura escort...

D. Dice di non avere mai pagato.

R. Fa pagare gli amici, è ancora peggio. Caligola, Nerone, avevano una dimensione... alla fine bruciavano Roma. Questo è così meschino che mette paura. Non accende nemmeno un fiammifero.

D. Crede che l'Italia possa resistere altri quattro anni cosí?

R. Non credo, siamo vicini a un'implosione. Fini, magari per puro gioco di parole, ha un fine, allontanarsi da lui. Dice cose giuste, laiche, moderne. Una destra finalmente rispettabile. Dall'altro lato della barricata, gli auguro sinceramente che ci riesca.

D. Non crede che la chiesa preferisca Berlusconi?

R. Certamente: "pecunia non olent", i soldi non puzzano. Puoi attaccare la verginità di Maria, negare il santo sepolcro, loro ti mettono nell'indice e tu vendi più libri. Ma se gli dici che gli diminuisci i fondi per le scuole si arrabbiano. Il dogma assoluto della chiesa sono i soldi, l'esenzione fiscale. Conosco a Roma un cinema porno intestato al Vaticano... Basta non toccare il denaro del Santo Padre. Il Vaticano detta legge in Italia, e mai come ora. Ma il Papa dissimula come Zapatero: assistono al delirio di Berlusconi in diretta e dicono: "Non posso parlare perché sono straniero". E se poi qualche vescovo dice qualcosa, fa come Berlusconi con Feltri: "Mi dissocio, mi dissocio". No, non sarà la chiesa a finire Berlusconi. Spero che saranno i cittadini.

7 commenti:

genna ha detto...

Applausi!!!

Anonimo ha detto...

analisi perfetta e lucida, ma da uno di questo spessore, è routine!!!

fewwhispers ha detto...

Persona meravigliosamente lucida.
C'è davvero da piangere -.-

Anonimo ha detto...

Quando saranno spariti anche gli ultimi grandi vecchi come Camilleri e Dario Fo, dopo Bobbio, Montanelli, Biagi, quali voci avranno ancora la forza di imporre se non il silenzio, almeno il rispetto?

ma più di tutti ci manca quell'uomo disperatamente libero che era Pierpaolo Pasolini... Anche se non oso immaginare la furia civile di un Pasolini ottantenne nell'Italia di oggi...

Pasolini era un uomo con un occhio in un paese di ciechi.

qui un suo articolo sulla televisione:

http://damianorama.wordpress.com/2008/09/22/ppp-pasolini-sulla-cultura-di-massa/

Vale ha detto...

Mi piace molto Camilleri.
Tutti dovrebbero pensarla come lui.

Bel blog.

Anonimo ha detto...

Amaramente vero!!! mi inchino davanti atanta realtà. Spero che il nostro caro Camilleri, con le sue parole, faccia aprire gli occhi agli Italiani.

eddie ha detto...

tutto vero, per carità.
Però: io non so bene la formazione dell'inter del 1928, ma mi sembra di ricordare che la marcia su roma fosse del '22. 28 ottobre 1922.