giovedì 29 ottobre 2009

...in Egitto










Attenzione: Dopo aver fatto ascoltare questo brano ad un amico tunisino abbiamo scoperto che si tratta di un fake. Non si parla di nessun presidente italiano, solo degli italiani in generale!






Altri video su come ci vedono all'estero sono disponibili qui

(segnalato da Alessio Zelati)

lunedì 26 ottobre 2009

La stampa estera su Berlusconi: the best of







[Riportiamo questo post di Piero Ricca, aggiungendo il collocamento politico orientativo delle testate da cui provengono questi estratti. Ci sembra che siano rappresentate tutte le posizioni politiche.]

Il governo Berlusconi disonora l’Italia in tutto il mondo.
La stampa estera, di destra e di sinistra, ne denuncia ogni giorno impunità, menzogne, abusi di potere. E continua a domandarci: come fate a tenervi un “premier” così?

  • I metodi di Berlusconi ricordano quelli di Putin… Mostra un disprezzo assoluto delle regole democratiche, è infastidito da ogni manifestazione di opposizione. (Libération, 31 Agosto, sinistra)
  • Il governo Berlusconi è una tragedia per gli italiani, ma la verità sconveniente è che molti di loro hanno votato per lui. Ciò deve servire da monito per gli altri paesi dell’Europa occidentale. (The Observer, 19 Giugno, centro-sinistra)
  • È grave, sorprendente che Berlusconi non sia stato giudicato il peggior amministratore dal 1945. L’Italia sarà l’unico paese europeo con tre anni consecutivi di recessione. (Financial Times, destra)
  • L’aspetto più sgradevole del comportamento di Silvio Berlusconi non è che è un pagliaccio sciovinista. Ciò che è più scioccante è il completo disprezzo con cui egli tratta l’opinione pubblica italiana. (The Times, 31 Maggio, centro-destra)
  • Silvio Berlusconi è stato accusato di corruzione, evasione fiscale e repressione della stampa. Sua moglie lo ha lasciato per le sue frequentazioni con prostitute e le orge nella villa in Sardegna. Fa battute imbarazzanti, è in guerra con il sistema giudiziario italiano, con quasi tutti i giornalisti che non lavorano per lui e con la Chiesa Cattolica. Ma la cosa più interessante è la seguente: gli italiani continuano a votarlo. (The Washington Post, 13 Ottobre, centro-sinistra)
  • Il primo ministro italiano mette a lavoro la sua squadra di avvocati per far passare nuove riforme legislative che impediscano che sia processato. (El Mundo, 13 Ottobre, centro-destra)
  • Quante possibilità di essere ammessa avrebbe oggi l’Italia se presentasse domanda di ammissione all’Unione Europea? L’Europa non può mantenere il silenzio su Berlusconi. (De Volkskrant, 9 Ottobre, centro-sinistra)
  • Dai tempi di Mussolini un governo italiano non interferiva sui media in maniera così eclatante e preoccupante. (The Economist, 1 Ottobre, non schierato)
  • Per l’Italia è arrivato il momento di voltare pagina. Dire “Silvio è ora che te ne vada” è una questione di buon senso. (News Week, 15 Ottobre, centro)

venerdì 23 ottobre 2009

La Battaglia della Rai











Le Monde, 20.10.09


[articolo originale di Daniel Psenny qui]

"Mamma Rai", come la soprannominano gli italiani, sta passando un brutto periodo. Criticata per la sua parzialità, messa sotto pressione dalla politica e strozzata finanziariamente da Silvio Berlusconi da quando è tornato al potere nel 2008, la televisione pubblica cerca, bene o male, di resistere dall'interno. "Attraversiamo il periodo peggiore della nostra storia", spiega Alessandra Mancuso, giornalista del TG1 e membro del comitato di redazione eletto dai giornalisti. "Dal ritorno di Berlusconi, abbiamo sempre meno autonomia e indipendenza", afferma elencando la lunga lista di tutte le omissioni giornalistiche e delle prese di posizione della sua rete in favore del presidente del consiglio.

"Sulla Rai ci sono trasmissioni anti-Berlusconi sette giorni su sette", si difendono i fedeli del Cavaliere che, da sempre, vede la televisione pubblica come un "nido di comunisti". Esattamente come la carta stampata, "controllata all'85% dalla sinistra", secondo Berlusconi, il quale ha fatto causa reclamando 1 milione di euro dai quotidiani La Repubblica e L'Unità per la pubblicazione delle domande sulla sua vita politica e privata. "I media, e in particolare la televisione, sono la sua ossessione", osserva Alessandra Mancuso. "Il problema è che lui controlla direttamente la RAI, a capo della quale ha messo degli uomini di fiducia, oltre al fatto di essere proprietario, insieme alla sua famiglia, di tre reti private".

Televisione pubblica o televisione di Stato? Il problema, in Italia, è noto da anni. Che il potere sia stato in mano alla destra oppure alla sinistra, le relazioni tra i politici e la RAI sono sempre state molto intense. Fino agli anni 90, la Democrazia Cristiana (al potere ininterrottamente dal 1945) si era appropriata di Rai Uno, mentre il Partito Socialista aveva Rai Due; Rai Tre, creata nel 1979, era stata lasciata al Partito Comunista Italiano, e rapidamente soprannominata "Tele Kabul". Questo accordino tra i politici era stato votato in Parlamento sotto il principio della "lottizzazione" per garantire il pluralismo del servizio pubblico. La sparizione di questi partiti, coinvolti nella tormenta della corruzione all'inizio degli anni '90, non ha interrotto il principio della lottizzazione.

I partiti politici in Italia controllano ancora i tre canali pubblici. Ma l'irruzione sulla scena politica di Silvio Berlusconi ha cambiato le carte in tavola. Dopo la sua prima vittoria alle elezioni del 1994, alcune voci a sinistra hanno denunciato il conflitto di interessi ma, da allora, nessun governo è riuscito a regolamentarlo. "È stato un grave errore politico che ora stiamo pagando caro", riconosce Nino Rizzo Nervo, in quota centro-sinistra al consiglio d'amministrazione della RAI. "Tra il 1997 e il 1999, avevamo una maggioranza legislativa per mettere fine a questo conflitto di interessi, ma non ne abbiamo avuto il tempo", prosegue senza essere molto convincente.

Incoraggiato dalla sua grande popolarità, Silvio Berlusconi non ha difficoltà a scagliare violente offensive per il controllo della televisione pubblica. La RAI è diventata il suo giocattolo. Vi nomina dei suoi fedelissimi a capo, interviene nel palinsesto e la strangola finanziariamente decidendo, ad esempio, di non aumentarne il canone, uno dei più bassi d'Europa. Ultimamente, ha anche imposto un'alleanza tra la RAI e il suo gruppo Mediaset per contrastare l'espansione di Rupert Murdoch in Italia. Quando ci sono delle notizie delicate sulla sua vita pubblica o privata - e gli episodi in questi ultimi mesi non sono mancati - il presidente del consiglio si autoinvita in televisione "per spiegarsi". Non su una delle sue reti private (Canale 5, Italia 1 e Rete 4), che mischiano informazione e propaganda, ma sulla RAI, che rappresenta la metà del mercato televisivo. Secondo numerosi studi, il 70% degli italiani si informa tramite la televisione. Il TG1 riunisce ogni giorno 7 milioni di telespettatori e resta una delle principali fonti di informazione degli italiani.

"Buon compleanno! Qui siete a casa vostra" gli ha detto, senza ironia, il presentatore del giornale del mattino di RAI uno, il giorno in cui Berlusconi ha compiuto 73 anni. Mercoledì 7 ottobre, appena poche ore dopo la sentenza della Corte Costituzionale che gli ha tolto l'immunità giudiziaria, il premier ha telefonato alla trasmissione "Porta a Porta", su RAI Uno, dove il conduttore Bruno Vespa lo accoglie sempre a braccia aperte. Denunciando "le toghe rosse", "la giustizia di sinistra" e "la persecuzione" di cui si dice vittima, Berlusconi si è anche permesso di insultare Rosy Bindi, vicepresidente della Camera dei deputati, che lo stava contraddicendo. "Siete più bella che intelligente", ha ammonito senza che nessuno si opponesse in trasmissione. "Evidentemente, io sono una donna che non è a vostra disposizione", ha replicato la deputata del Partito Democratico, riferendosi allo scandalo delle call-girls nel quale è implicato il presidente del consiglio. Il giorno dopo, una petizione online lanciata dai movimenti femministi ha raccolto migliaia di firme in sostegno di Rosy Bindi.

Questa deriva non è che una tra le tante. Il comitato di redazione di RAI Uno ha deciso di stilarne un libro bianco. Il 3 ottobre, una manifestazione per la libertà di stampa ha riunito più di 100mila persone a Roma, al grido di "Siamo tutti farabutti", termine con il quale Berlusconi ha designato alcuni giornalisti RAI. Augusto Minzolini, direttore del TG1, imposto in quel ruolo dal Cavaliere, si è allora schierato in diretta affermando che quella manifestazione era "incomprensibilmente diretta contro Berlusconi". Qualche ora prima, il capo del governo aveva definito l'evento "una farsa assoluta". Tensioni all'interno della redazione, dove i giornalisti, di destra come di sinistra, hanno ottenuto che il CDR esponga un punto di vista opposto a quello di Minzolini.

Convocato dal comitato di vigillanza RAI, il direttore del TG1 se l'è cavata con una ramanzina. "Voi state al giornalismo come la sedia elettrica sta alla verità", ha ironizzato l'ex giudice Antonio di Pietro, fondatore dell'Italia dei Valori, a proposito di Bruno Vespa e Augusto Minzolini. Da allora, ordine è stato dato alle redazioni di RAI Uno di non diffondere più immagini di Di Pietro delle attività del suo partito...

"C'è una reale volontà di ridurre la visibilità degli argomenti di scontro sociale, come l'omofobia, l'immigrazione o il razzismo" deplora Alessandra Mancuso. "La RAI non si comporta più come un servizio pubblico, ma come una concessione privata al servizio di un uomo." Il presidente del consiglio si è difeso con un gioco di parole: "Se parlo in televisione, è uno scandalo, se vado su un altro canale sono un dittatore, se vado su un terzo siamo in un regime autoritario, e se vado su un quarto è un crimine", ripete quando gli si pone il problema.

"Non siamo ancora in una dittatura sudamericana", getta acqua sul fuoco il giornalista Enrico Mentana, ex mezzobusto di Canale 5, dal quale si è dimesso dopo 18 anni di servizio in seguito a un disaccordo sulla linea editoriale. Oggi disoccupato, ha lavorato per anni alla RAI e conosce bene le problematiche dell'azienda. "La RAI è sempre stata un terreno di conquista politico, ma la libertà si prende se si decide di farlo. Più che di censura, si tratta di autocensura. In Italia, i giornalisti possono dire tutto su Berlusconi, ma si tratta il più delle volte di una visione manichea. Sono lo specchio della nostra vita politica. Con la quasi sparizione della sinistra, sono ormai i giornalisti che hanno preso il controllo e giocano il ruolo dell'opposizione".

È il caso di Michele Santoro, giornalista politico e conduttore di numerosi programmi RAI, che è stato reintegrato su RAI Due nel 2005 dopo un processo. Nel 2002, il giornalista era stato licenziato dopo che Berlusconi, di ritorno al governo, l'ebbe accusato di fare "un uso criminoso della televisione pubblica". Dal suo reintegro, il direttore di RAI Due sottolinea che Santoro è solo "ospitato" dalla sua rete. Lontano dal soccombere, Santoro ha ripreso la sua crociata contro Berlusconi. La sua trasmissione settimanale "Anno Zero" registra record d'ascolto, nonostante il boicottaggio della direzione che ha sospeso i contratti dei giornalisti che vi collaborano.
Alla fine di settembre, più di 7 milioni di telespettatori hanno seguito il servizio sulle ragazze squillo che frequentavano le feste del premier italiano. E per la prima volta, Patrizia D'Addario, la call-girl che ha passato una notte con il Cavaliere prima di essere candidata su una lista berlusconiana al consiglio municipale di Bari, ha dichiarato che Silvio Berlusconi "sapeva che mestiere facessi", cosa che il Cavaliere ha sempre negato. Proteste il giorno dopo sulla stampa pro-Berlusconi, che ha invitato gli italiani a non pagare più il canone, ribattezzato "tassa Santoro".

"Viviamo in un'atmosfera nauseabonda", afferma Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, ricordando che l'Istituto internazionale della stampa ha esortato l'Italia a "ristabilire in fretta dei meccanismi che garantiscano l'indipendenza editoriale della radiotelevisione pubblica". Durante la manifestazione per la libertà di stampa, Roberto Saviano, autore di Gomorra, minacciato di morte dalla Mafia napoletana, ha ricordato che "la verità e il potere non coincidono mai".

(a cura di Dario Ingiusto)

giovedì 8 ottobre 2009

La legge è uguale per tutti












Editoriale da El País, 8.10.09


[articolo originale qui]


La Corte Costituzionale italiana si è dimostrata tenace. Il lodo Alfano grazie al quale il Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, si sarebbe assicurato l'immunità e avrebbe eluso la giustizia, è stato dichiarato incostituzionale. L'uguaglianza davanti alle leggi, che nessuno può prevaricare in uno Stato di diritto, è stata salvaguardata in una sentenza che fa onore alla giustizia italiana.

Il Presidente del Consiglio, per fortuna, non si trova al di sopra delle leggi, e non avrà altra scelta che presentarsi in tribunale se gli venisse richiesto, come qualunque altro cittadino italiano. Segnalando l'illeggittimità tanto nella sostanza (la chiara disuguaglianza davanti alla legge) come nel metodo scelto per approvare il lodo (una legge ordinaria e promulgata in 25 giorni), la Corte ha restituito serietà e credibilità a un paese che Berlusconi ha cercato di trasformare nel paradiso dell'illegalità e dell'impunità dei potenti.

Il lodo Alfano blindava le quattro più alte cariche dello Stato rispetto ad azioni giudiziarie e anche inchieste: il Presidente della Repubblica, i Presidenti delle due camere, e il Presidente del Consiglio, in modo che non si potesse intraprendere alcuna azione contro di loro finché restavano in carica. È stata promulgata ad personam per completare lo scudo legale di Berlusconi contro la valanga di inchieste scaturita dalle sue numerose attività irregolari.

Il pacchetto di leggi approvate dalla maggioranza berlusconiana per evitare che il capo venisse processato costituisce un corpus giuridico specifico, del quale il lodo sarebbe stato la coronazione più infamante per il principio dell'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alle leggi.

Berlusconi ha fatto approvare leggi per ostacolare le rogatorie all'estero destinate a investigare le sue attività transalpine. Ha fatto depenalizzare il falso in bilancio. Ha approvato un condono edilizio. Ha approvato la limitazione delle intercettazioni telefoniche per casi di corruzione. E ha ottenuto una legge, la Gasparri, per consacrare il suo monopolio televisivo e il suo quasi monopolio mediatico. Il suo esercito di avvocati è riuscito con grande abilità e infinite risorse economiche a combinare prescrizione e leggi ad hoc per evitare le condanne.

Oltre a rappresentare una vittoria giuridica dello Stato di diritto, la decisione dei magistrati supremi costituisce una sconfitta politica per il premier italiano, che si aggiunge al torrente di discredito accumulato nella sua costante confusione tra vita pubblica e condotta privata. Ma la cosa più preoccupante per il magnate mediatico è che la sentenza significa che come minimo due dei quattro processi congelati dal lodo Alfano ricominceranno, uno per corruzione e uno per irregolarità finanziarie nella compravendita di diritti televisivi.


mercoledì 7 ottobre 2009

Gli avvocati di Berlusconi ritengono che il presidente italiano sia al di sopra della legge












The Times, 7.10.09

[articolo originale di Richard Owen qui]

È stato un interessante esempio di bispensiero legale: "anche se la legge è uguale per tutti", ha dichiarato Niccolò Ghedini, lo scaltro e cadaverico avvocato personale di Silvio Berlusconi, "l'applicazione delle leggi è un altro discorso".

Quando Patrizia D'Addario, una prostituta di Bari, ha rivelato quest'anno che il premier avrebbe dormito con lei nella notte delle elezioni USA, Ghedini ha detto che il suo capo non avrebbe commesso reati perché era soltanto "l'utilizzatore finale". Un disegno di legge che prevedeva pene per i clienti delle prostitute è stato rimandato.

Ghedini è anche un deputato per il partito al governo di Berlusconi, il Popolo delle Libertà, e ha un ruolo nello sfruttare i cavilli legali e difendere il premier. Nessuno ha protestato per questo ovvio conflitto di interessi. È dato per scontato che tutti gli aspetti della vita in Italia siano politicamente schierati - Corte Costituzionale inclusa.

Cinque dei 15 giudici che devono pronunciarsi sul lodo Alfano sono nominati dal parlamento. Tre di essi sono del centro-destra, due del centro-sinistra. A maggio Berlusconi è stato accusato dall'opposizione di aver tentato di accaparrarsi il favore dei giudici quando cenò con due di loro. Solo una, Maria Rita Saulle, 73 anni, è donna - e non si sa se condivida o meno il disgusto di molte donne italiane per Berlusconi a causa dei suoi scandali a sfondo sessuale.

Per i sostenitori del premier l'attacco alla legge per l'immunità farebbe parte di un complotto. Deputati del PdL sostengono che ci sia "un piano sovversivo per rovesciare la volontà del popolo".

Ma nessun cospiratore ha forzato Berlusconi ad andare alla festa dei 18 anni a Napoli di Noemi Letizia, aspirante modella, causando la richiesta di divorzio da parte di sua moglie. Nessun cospiratore l'ha forzato ad andare a letto con la D'Addario, che la settimana scorsa ha detto a milioni di telespettatori italiani che Berlusconi sapesse "perfettamente" essere una escort.

Allo stesso modo, le accuse di corruzione che Berlusconi dovrebbe affrontare se il lodo Alfano dovesse venire meno provengono dalle sue stesse azioni. Se si troverà a fronteggiare le accuse di evasione fiscale, e tentativi di corruzione di senatori del centro-sinistra per fare cadere il fragile governo di Romano Prodi, sarà perché i pm ritengono che abbia infranto la legge.

giovedì 1 ottobre 2009

Comici inglesi su Berlusconi












Altri video su come ci vedono all'estero sono disponibili qui