giovedì 8 ottobre 2009

La legge è uguale per tutti












Editoriale da El País, 8.10.09


[articolo originale qui]


La Corte Costituzionale italiana si è dimostrata tenace. Il lodo Alfano grazie al quale il Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, si sarebbe assicurato l'immunità e avrebbe eluso la giustizia, è stato dichiarato incostituzionale. L'uguaglianza davanti alle leggi, che nessuno può prevaricare in uno Stato di diritto, è stata salvaguardata in una sentenza che fa onore alla giustizia italiana.

Il Presidente del Consiglio, per fortuna, non si trova al di sopra delle leggi, e non avrà altra scelta che presentarsi in tribunale se gli venisse richiesto, come qualunque altro cittadino italiano. Segnalando l'illeggittimità tanto nella sostanza (la chiara disuguaglianza davanti alla legge) come nel metodo scelto per approvare il lodo (una legge ordinaria e promulgata in 25 giorni), la Corte ha restituito serietà e credibilità a un paese che Berlusconi ha cercato di trasformare nel paradiso dell'illegalità e dell'impunità dei potenti.

Il lodo Alfano blindava le quattro più alte cariche dello Stato rispetto ad azioni giudiziarie e anche inchieste: il Presidente della Repubblica, i Presidenti delle due camere, e il Presidente del Consiglio, in modo che non si potesse intraprendere alcuna azione contro di loro finché restavano in carica. È stata promulgata ad personam per completare lo scudo legale di Berlusconi contro la valanga di inchieste scaturita dalle sue numerose attività irregolari.

Il pacchetto di leggi approvate dalla maggioranza berlusconiana per evitare che il capo venisse processato costituisce un corpus giuridico specifico, del quale il lodo sarebbe stato la coronazione più infamante per il principio dell'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alle leggi.

Berlusconi ha fatto approvare leggi per ostacolare le rogatorie all'estero destinate a investigare le sue attività transalpine. Ha fatto depenalizzare il falso in bilancio. Ha approvato un condono edilizio. Ha approvato la limitazione delle intercettazioni telefoniche per casi di corruzione. E ha ottenuto una legge, la Gasparri, per consacrare il suo monopolio televisivo e il suo quasi monopolio mediatico. Il suo esercito di avvocati è riuscito con grande abilità e infinite risorse economiche a combinare prescrizione e leggi ad hoc per evitare le condanne.

Oltre a rappresentare una vittoria giuridica dello Stato di diritto, la decisione dei magistrati supremi costituisce una sconfitta politica per il premier italiano, che si aggiunge al torrente di discredito accumulato nella sua costante confusione tra vita pubblica e condotta privata. Ma la cosa più preoccupante per il magnate mediatico è che la sentenza significa che come minimo due dei quattro processi congelati dal lodo Alfano ricominceranno, uno per corruzione e uno per irregolarità finanziarie nella compravendita di diritti televisivi.


1 commento:

Piras ha detto...

che vergogna di primo ministro...per fortuna c'è qualcosa che nonostante i soldi non è riuscito ad ottenere